Al di là degli annunci, delle promesse, degli spergiuri e dei giochi con i numeri e le parole, nonostante gli emendamenti volti a migliorare i contenuti del provvedimento, che non sono stati accolti nemmeno in minima parte, alla fine, nei fatti, la disabilità è stata ignorata nel decreto sul reddito di cittadinanza. Nei fatti, cialtroni che non siete altro, l’annunciato aumento delle pensioni di invalidità non trova alcuna concretezza nella misura approvata dal Governo. Questa è la triste verità che colpisce milioni di persone.
Ma non è tutto: per come è articolato il testo, i nuclei in cui sono presenti persone con disabilità, titolari di pensione di invalidità civile, verranno inequivocabilmente trattati meno favorevolmente delle famiglie in cui non sia presente una persona non autosufficiente o con disabilità. E questo a identica situazione di povertà assoluta.
Il gioco è molto semplice, vengono considerate alla stregua di reddito le stesse pensioni di invalidità, criterio ingiusto e punitivo, che i disabili avevano chiesto fosse espunto dal decreto. Inoltre nessun coefficiente aggiuntivo considera la presenza di una persona disabile nel nucleo. E’ dunque evidente che l’apparente contrasto sul nodo disabili registrato nei giorni scorsi fra le due forze di maggioranza, in realtà non ha prodotto alcuna modificazione sostanziale alla bozza del decreto.
Sono due i motivi principali di recriminazione. Innanzitutto il mancato aumento della cosiddetta “pensione di invalidità”, l’assegno da 285 euro mensili che in Italia spetta a circa un milione e mezza di persone, tra invalidi totali (386mila), parziali (448mila) e minorenni (356mila). Le indiscrezioni sulle pensioni, le stesse dichiarazioni di alcuni esponenti del governo (a partire proprio dal vicepremier Luigi Di Maio) avevano creato l’illusione che l’aumento potesse riguardare anche quelle di invalidità, ma il decreto non lo prevede: semplicemente, i disabili in stato di povertà che soddisfano i parametri fissati potranno ricevere il reddito di cittadinanza, integrando così l’assegno già percepito fino al tetto massimo dei famosi 780 euro al mese. Come del resto qualsiasi normodotato. La seconda questione riguarda i requisiti di accesso e fruizione del reddito: le associazioni di categoria chiedevano una sensibilità particolare per i disabili. Il problema è che non è prevista una soglia differente invece per l’Isee (fissato per tutti a quota 9.360 euro) e neppure per il reddito. E qui per i disabili oltre al danno rischia di arrivare anche la beffa: dal conto, infatti, non è escluso l’assegno di invalidità da 285 euro. Significa che una famiglia con figlio disabile a reddito zero verrà considerata come se percepisse 3.420 euro (il totale annuo del sussidio), e dunque a parità di entrate avrà meno sostegno: 900 euro al mese per un nucleo di tre persone, circa 600 euro per quello con figlio disabile. Sommando l’assegno di invalidità si arriva più o meno alla stessa cifra, ma non c’è una misura specifica per la categoria. Il più colpevole tra i colpevoli è il Ministro Di Maio che in conferenza stampa ha dichiarato che il reddito di cittadinanza riguarda anche 250mila nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità. Bravo Gigi, bravo, sei forte, ci tratti come tratteranno all’Unesco Lino Banfi. Bravo giochi con i numeri: in Italia, (ce lo dice l’indagine ISTAT 2017), esistono 1.800.000 nuclei in condizione di povertà assoluta. Questi rappresentano, per dichiarazione dello stesso Governo, la platea dei beneficiari del reddito e della pensione di cittadinanza. All’interno di quei nuclei in povertà assoluta ve ne sono anche alcuni - circa 250mila appunto - che hanno al loro interno una persona con disabilità, d'altronde sappiamo che la disabilità è una delle prime cause di impoverimento. Ma non si tratta di nuclei che si aggiungono, in virtù di una maggiore attenzione alla disabilità. Semplicemente quando il Governo, in tutte le sue componenti, è stato messo alle strette per le serrate critiche dei disabili, il Ministero del Lavoro ha effettuato un sommario controllo sulla banca dati ISEE, scoprendo che vi è un numero consistente di famiglie sotto la soglia di 9.360 euro con una persona con disabilità al proprio interno. Appurato tardivamente ciò, invece di elaborare risposte congruenti, ha usato il dato a fini propagandistici, lasciando inalterati quei criteri che trattano meno favorevolmente proprio quei nuclei. I risultati sono quindi evidenti: nessun aumento delle pensioni di invalidità, tanto propagandato e paradossalmente un importo del reddito di cittadinanza che sarà, in tutti i casi, più basso quando in famiglia c’è un disabile, un titolare di pensione sociale, un giovane che percepisce una borsa lavoro. Di fronte a queste evidenze non ci resta che appellarci alla sensibilità di tutti gli uomini di buona volontà, agli organizzazioni dell’impegno civile e chiedere con forza al Parlamento di censurare e modificare quel testo, visto che il Governo ha pedissequamente ignorato ogni ragionevole richiesta di emendamento.
Leo Nodari