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bambinoafricaRicordo una riunione di 10 anni fa. Intorno al grande tavolo c’erano tutti i rappresentanti del meglio dell’umanitario, delle ONG e dell’attenzione verso l’Africa. Sostenni che l’umanitario, il volontariato, stavano rischiando di perdere il loro valore originale, cioè quello di testimoniare che un altro mondo è possibile. Già allora erano evidenti i segnali di una progressiva trasformazione di quella grande esperienza in industria dell’umanitario. Strutture pesanti, burocrazie, stipendi da pagare a fine mese, luoghi di potere e per scalare altri luoghi di potere. Un’industria che non aveva più l’obiettivo di sanare i mali del mondo, ma che ne aveva bisogno per mantenersi in vita. Che a ogni sofferenza accorreva con i suoi pannicelli caldi ma che aveva rinunciato a denunciare le cause di quelle sofferenze e a immaginare un futuro diverso. Si medicavano, alla meno peggio, le ferite di un mondo ingiusto che non si metteva però più in discussione. L’umanitario seguiva, in parallelo, il destino di un volontariato cattolico e una sinistra europea oramai assisa nel reale, con pretese di sua moderazione ma incapace di cambiarlo, e divenuta anch’essa parte del sistema. L’Africa era la dimostrazione più drammatica di questa involuzione. L’avevo già girata in lungo e in largo. Avevo visto esperienze straordinarie di aiuto, ma la generalità degli interventi era sorda e burocratica amministrazione. Campi sterminati di profughi di guerra cui, come alle galline in un pollaio, si distribuivano i resti della tavola del mondo e di chi quelle guerre aveva voluto. Miseria esibita per raccolte fondi cui non veniva offerta una reale sponda di trasformazione e di reale giustizia. Che senso aveva spiegare i propri diritti agli abitanti delle baraccopoli di Naitobi con Alex Zanotelli e poi non muovere un dito quando la speculazione li espelleva violentemente dalla città? Che senso avevano i miei interventi per le bellissime realtà nelle favelas sterminate di Rio de Janeiro se per liberarsi da quella realtà per i ragazzi non c’era che lo spaccio e per la ragazze la prostituzione Perché spiegare ai contadini di tanti paesi che erano titolari di diritti e lasciarli soli di fronte al land grabbing o alle espropriazioni selvagge delle multinazionali della palma o di altro?
Aiutavamo sempre più noi, il nostro sistema. Qualcuno in realtà era li non in cerca di Dio in terra ma per pagarsi uno stipendio. Il mio intervento non fu gradito. Ci sono abituato e me ne frego. Il mio richiamo allo spirito originario del volontariato venne quasi deriso. Le mie proposte di un approccio più maturo e politico ai mali del mondo furono ritenute velleitarie. Il mio affermare, che il mondo si cambia solo con politiche di profonda giustizia, irriso.
Purtroppo ho avuto ragione. Le vicende di questi giorni dimostrano che avevo tragicamente ragione. La questione “migranti” ha conclamato la deriva narcisista e autoreferenziale dell’umanitario. 38 miliardi (non milioni) di dollari di aiuti evaporati senza affrontare minimamente il dramma dei popoli. Serviti per pagare gli stipendi di un’orda di “ volontari, brava gente, amici dei politici, gente incapace e immotivata.
La vicenda dei flussi migratori ha seguito questa orrenda direzione.
La parola d’ordine è stata accoglienza. Mai un ragionamento vero sulle cause della grande fuga e sui suoi responsabili. Mai un’azione che chiaramente puntasse il dito contro i veri signori dell’immigrazione che sono le potenze che ancora oggi occupano e dominano un intero continente costretto alla miseria per le loro smanie di rapina. E che accoglienza… Quello che si è fatto in Italia è semplicemente vergognoso. Spesso, troppo spesso, la parola “accoglienza” si è tradotta in affari sulla pelle dei migranti e su quella degli italiani. Accoglienza è integrazione, formazione professionale, attività culturale, lavori di pubblica utilità. Niente. Quando provavi a spiegare, a dire trovavi solo muri. Abbiamo semplicemente replicato l’orrore dei campi profughi. Stie e pollai in cui attendere un paio di pasti al giorno, alle volte di pessima qualità pagati come in un ristorante di prima. E poi il ciondolare tutto il giorno nell’attesa di niente per scelte politiche demenziali. O finire nelle reti della criminalità. E’ su questo che ha potuto giocare la politica dei demagoghi, e su questo che ha potuto crescere la paura della povera gente, la diffidenza e lo strisciare del nuovo razzismo. E’ stato questo il piedistallo di lancio dei Salvini fino al ridicolo di questi giorni. Diventa eroe nazionale chi ha speculato e specula sulle vite dei poveracci in arrivo e dei poveracci nostrani. Chi ha volutamente impedito un’equa distribuzione sul territorio dei migranti e dei profughi proteggendo i suoi territori a suon di barricate e scaricandone così il peso sulle periferie del centro e del sud Italia. Chi nel suo nord vive e prospera sul lavoro nella sua agricoltura, costruzioni, fabbriche chimiche venete, degli immigrati ma si rifiuta di dar loro un tetto decente in cui passare la notte. Chi sono i signori del caporalato in terra leghista ? La magistratura ha svelato un mondo fatto di razzismo e nel contempo di collusione. Diventa capitano coraggioso chi sapeva tutto perché per lunghissimi anni al governo, chi mostra il pugno ad un’isoletta come Malta dove gli imprenditori padani (ma anche qualche teramano) vanno a portare i soldi in nero, ma ha come alleati in Europa proprio quelli che in Europa con il Europe of Nations and Freedom Group – soprattutto Front National, Freiheitliche Partei Österreichs, Kongres Nowej Prawicy unione civica ungherese, Občanská Demokratická ceca - hanno lasciato il nostro paese solo di fronte all’emergenza degli sbarchi, sbarrando le proprie frontiere.
E’ l’uomo del destino chi dice di aiutarli a casa loro, ma tace sui responsabili della miseria di un continente altrimenti ricchissimo e immagina solo un po’ delle solite briciole umilianti.
E’ tempo, con pazienza, di produrre nuova politica e nuova cultura. Niente e nessuno fermerà la grande fuga dei disperati africani. Accogliere e salvare vite in pericolo, bambini piccoli, donne incinte resta un dovere. Far solo questo, ma farlo bene, è però solo un pannicello caldo e ipocrita che lascia immutate le cause vere del problema. E’ accettarle come irremovibili. Se vogliamo battere il razzismo e i demagoghi, dobbiamo tornare a far politica. Cercare, promuovere e batterci per la giustizia. Metter fine alle guerre, liberare l’Africa dagli avvoltoi che sono gli stessi che aleggiano nei nostri cieli. E’ di questo che il mondo ha davvero bisogno. E’ utopico ? Può darsi. La verità è sempre utopica.

Leo Nodari

leonodari