• CANTORO
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Ho visto una piazza piena di gente commossa .

Ho visto una nonnina piangere e piangere e non riuscirsi a fermare

Ho visto i ragazzi impietriti togliere gli occhi in minuto dal telefonino e pensare 

Ho visto lo stupore, la rabbia e la consapevolezza disegnarsi nei volti che non potevano immaginare tanto orrore. 

Ho visto un signore anziano con la mano poggiata sul vetro quasi a voler toccare i cadaveri di quei tre ragazzi. 

Ho visto l’operaia disoccupata che ha portato dei fiori Ho visto il Sindaco commosso, Valdo cantare, la lacrima di Stefania di Padova e  Cristina che ballava con i bambini di quinta.   

Ho visto un mare, un mare di gente uscire dagli uffici e venire a onorare i caduti dello Stato  Ho visto un flutto disordinato che si è riversato nella piazza e tutto un gran vociare attorno a quell’ammasso di ferraglia che gela il sangue, come uno scricchiolo di ossa rotte, nel frastuono assordante del silenzio. 

Ho visto una madre dagli occhi trasparenti andare a salutare Tina Montinaro , non dire una sola parola nè fare gesto alcuno: osservare in silenzio e nella immobilità quell’auto e abbassare la testa davanti a chi  ha aperto una ferita mortale nella sua anima. In quell’istante ho capito che nessuno li vendicherà e che ogni nostra pena non ha testimoni. Ho visto i sindacalisti duri e puri, Marco, Franco, Timoteo, Mirko, vivere con un beffardo sorriso l'ansia dell'uomo che muore. 

Ho visto la ragazza in divisa con lo suo sguardo confuso donare un ingenuo abbandono al magistrato Guarnotta, il sopravvissuto, l’uomo che ha sfidato la mafia, e sentire sul petto il suo respiro affannoso: e tutto il peso di quella divisa davanti alla tomba viaggiante dell’ uomo che muore. Ho visto il fiore di campo che muore scegliendo di restare fedeli Ho visto nel fumo i tanti volti smarriti. Ho visto Il cielo gonfio di pioggia fermarsi per non disturbare e consentire agli occhi di vedere le stelle. Ho visto la consapevolezza di chi sa che non sarà il gelido vento a riportare la luce, nè il canto del gallo, nè il pianto di un bimbo. Perché troppo lunga è  stata la notte, senza tempo, infinita. 

E allora la mia penna si ferma. La mia bocca si placa, i miei occhi giacciono in fondo al mare nel cuore delle onde e e dei coralli mentre il mio ginocchio mi strilla “fermati”. Mi fermo, sorrido, seduto e  silenzioso tra il cielo e la terra e gli occhi fissi nell'abisso di quella teca. 

E abbasso gli occhi. Ho fatto solo il mio dovere. Ho solo contribuito a regalare una emozione. Ho solo dato a dei giovani una occasione per pensare. Tutto il resto non conta. E se qualcuno non ha voluto aiutare, e se qualcuno ha voluto creare dei problemi, e se dalla sua scrivania polverosa piena di carte inutili ha creduto di fermare il mondo, e se qualcuno ha impedito a più giovani di essere presenti, e se qualche poveretto ha pensato di fermare la storia, se qualcuno ha pensato di affermare una presenza con la sua assenza, poveretto, che pena. Tutto è cancellato. Resta solo l’abbisso. Davanti a quella teca posso solo abbassare gli occhi. Se 1000 persone in più hanno capito cos’è la mafia sono soddisfatto. Il resto non conta più. Mi fermo, sorrido, seduto e  silenzioso tra il cielo e la terra e gli occhi fissi nell'abisso di quella teca. E abbasso gli occhi. Dico grazie a tutti. Felice

Leo Nodari

leonodari