“Come sarà un giorno perdere la strada e andare via incontro alla realtà farsi travolgere da un vento di follia, come sarà”… come Sarà canta Baglioni. Come sarà andare incontro alla realtà in una città di scimmie che non vedono, non sentono e non parlano, mi chiedo io. Gente indifferente anche quando a chiedere aiuto sono i nostri ragazzi. Gente tutta chiacchiere e distintivo anche quando ad essere colpiti sono i nostri giovani. Pochi o tanti, ragazzi e ragazze, giovi e meno giovani che importanza ha? Sono i nostri ragazzi.
“Però non devi scrivere i nostri nomi”. Picchiati, ricattati, derisi, insultati, discriminati a scuola come poi nel mondo del lavoro. 17 e 18 anni. E’ la coppia che si è ritrovata una croce uncinata sugli zaini. Uno scherzo? Può darsi. Ma noi no. 17 e 18 anni, liceo Scientifico. Una giovane coppia. Ma noi no. C’è chi è stato schernito, bullizzato in classe, anche dai genitori per aver detto chi amava. 17 e 18 anni a Teramo cresce l'onda anti gay, si moltiplicano i gesti di abuso, di violenza e discriminazione contro chi viene considerato diverso, vissuto come un nemico da punire, qualcuno da ridicolizzare nella migliore delle ipotesi. Ma noi no. 17 e 18 anni, liceo scientifico Teramo, passa come l’acqua liscia la giornata mondiale contro l'omofobia. Ma noi no. Perché parlarne se a Teramo il problema non esiste.
Tranne poi accorgersi che il bilancio è drammatico: in Italia un abuso, una violenza ogni giorno. A Teramo mi raccontano che non passa settimana che non ci siano casi di violenza e bullismo. Una bottiglia scagliata a Piazza Sant’Anna; una schiaffo a piazza san Francesco; un pugno a Piazza Dante; le ragazze spinte contro l’autobus; gli sputi contro i “diversi” mentre monta un’onda nera di razzismo e odio. “Però non devi scrivere i nostri nomi”. Noi no. Da noi non accade nulla. Basta alzarsi, mettere la testa nella sabbia fino alle 13, poi il sonnellino, poi maria de filippo o in alternativa un po’ di cultura con la casa. Oggi è anche sabato devo mettermi la cravatta nuova Marocco style. Noi? Noi no, i nostri ragazzi non si stramazzano di birra e vino, non si accannano negli angoli bui. Figuriamoci se ci sono i froci. Figuriamoci poi le lesbiche. Ma dai, ma de che stamo a parlà. Fantasie. Pura fantasia. I diversi, i malati, gli uomini sessuali meno fortunati da noi non ci sono, compriamo le piantine e aiutiamo la ricerca contro chi non gli piace la patacca. Da noi non ci sono testimonianze che arrivano sui giornali. Quindi. Ma quello che preoccupa al di là del numeri che tratteggiano un'Italia a due velocità è soprattutto come l'omofobia prende forma nei tessuti sociali. Sono numerosi gli episodi di violenze fatte in branco dai giovani, o da baby gang, alcune veramente spietate. Senza contare le parole di odio che vengono dette o gesti compiuti dentro le mura scolastiche. E le vittime hanno tutte le età, tutti i ruoli: sono studenti, presidi o insegnanti". “Però non devi scrivere i nostri nomi”. Mi raccontano episodi di discriminazione nei luoghi del tempo libero dove le persone malate di frocismo vengono talvolta cacciate o stigmatizzate. Mi raccontano episodi in cui il coming out, aver svelato in famiglia i propri desideri, ha innescato botte e punizioni, meccanismi violenti e oppressivi. Chi è stato chiuso in casa per settimane, chi picchiato perchè non vedesse chi amava. Ma noi no.
Aumentano in maniera evidente i casi di omosessuali non visibili ricattati. I numeri e le storie che ho raccolto rafforzano e concretizzano un allarme di cui ho da tempo forte consapevolezza e che ha un legame forte con il clima politico in cui il nostro Paese è sprofondato. Ma noi no.
Per non tacere, per non chiudere gli occhi o far finta di sentire quello che accade attorno a noi. A chiunque può capitare di essere testimone di comportamenti o discorsi pieni di odio verso le persone gay. Dai luoghi di lavoro alla scuola, dal supermercato alla famiglia, discorsi carichi di offese e disprezzo, talvolta mascherati da battute o scherzo, ma non per questo meno dolorosi per coloro che li subiscono. L’indifferenza delle persone perbene è la più grande alleata dell’odio. Per questo il claim della campagna è "Non restare indifferente".
Leo Nodari