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FFA1FC96 6184 4A6C 948E 0E868962CBAANessuno lo scrive. Molti non lo sanno. Molti lo sanno ma non lo dicono. Sottacciono. Ma oggi, molti, devono dire grazie a “Prima Secca” una manifestazione di grande successo e per questo accantonata da amministratori incapaci, che in anticipo sulle leggi, ha rappresentato per anni un esperimento mediatico/culturale di grande innovazione. “Prima secca” è stata il “prius” della legge 1/18, già diversi anni fa in linea con quelle che oggi sono le nuove direttive del turismo regionale, poiché poneva in vetrina i temi della qualità attraverso l’unione delle filiere produttive, della ristorazione di eccellenza, della capacità di narrazione territoriale e del mondo della ricerca universitaria. “Prima Secca” purtroppo sui nostri territori è ancora una volta messa in discussione proprio dalla lontananza delle agenzie del turismo locale, dall’invidia degli incapaci che non sapendo costruire devono distruggere, dalla mediocrità di chi è incapace ad ideare e quindi deve ostacolare, dall’indecisione cronica dei livelli amministrativi, dall’ostracismo di alcune lobby lontane da qualsiasi tipo di aggiornamento. “Prima secca” ha successo ? Deve morire. Del resto non dimentichiamoci che nella stessa Tortoreto dove vengono azzannati gli imprenditori del divertimento serale,  la stessa associazione dei ristoratori veniva messa alla porta durante la fiera dell’agricoltura, col benestare delle associazioni di tutela. Su tutela di chi e di cosa dovrebbe dare una occhiata la Procura e la Guardia di Finanza.

Ma, per fortuna, dopo anni di buio pesto, il turismo oggi torna per la Regione Abruzzo uno strumento di straordinaria importanza . Si chiude la prima fase di un lungo dibattito che stabilisce l’irrinunciabile capacità di attrarre i flussi del turismo internazionale attraverso la narrazione delle tradizioni produttive e le declinazioni del gusto territoriale. Dopo i disastri della Giunta D’Alfonso a cui troppi ristoratori hanno strizzato l’occhiolino pensando di ricevere benefici, e che invece hanno ricevuto solo calci nelle palle; dopo la propaganda del Masterplan , progetto  zeppo di recuperi di chiese, sacrestie, conventi e abbazie, solo e soltanto opere, a volte poco utili, a volte irrealizzabili, a volte che vedranno la luce tra trent’anni in un’ottica completamente sbagliata che è poi ciò che – spesso isalato – ho rimproverato a Luciano D’Alfonso, una logica tutto hardware e niente software, dopo tanto inutile e pomposo clamore è entrata in vigore la nuova legge regionale n. 1/2018 che detta ''norme per la valorizzazione promozione dei ristoranti tipici dell'Abruzzo''.  Ne ho già scritto più volte perché è una legge che mi piace. Anche se alcuni aspetti – come la parte riguardante i trabocchi che non sono ristoranti  ma testimonianze culturali di macchine da pesca che già D’Annunzio affermava essere 'un’effigie di corpo animato“ 
– vanno ancora aggiustati. Con la nuova normativa la Regione punta a promuove iniziative per lo sviluppo della ristorazione tradizionale di qualità e per la tutela della cultura enogastronomica del territorio abruzzese. La Regione, inoltre, supporta le imprese operanti nel settore della ristorazione mediante la concessione di un marchio collettivo denominato ''Ristorante tipico d'Abruzzo''.  Un marchio che servirà a certificare qualità e tradizione culinaria ed enogastronomica nelle attività di ristorazione abruzzesi, nascendo a seguito dell'approvazione del testo definitivo del Disciplinare che ne consente la registrazione e l'attribuzione alle attività di ristorazione che ne faranno richiesta tramite apposita domanda . 

Un lavoro corale impresa/politica che segna un salto di qualità notevole per l'offerta enogastronomica regionale, promuovendo e valorizzando le tipicità agroalimentari ed enogastronomiche d'Abruzzo e tutelando il consumatore. L'attribuzione e l'uso del marchio infatti sarà rilasciato a quelle imprese della ristorazione che dimostrino il possesso dei requisiti di merito nell'utilizzo di prodotti agroalimentari riconosciuti come Dop, Igp, Doc del territorio regionale; prodotti provenienti da agricoltura biologica; prodotti di ''filiera corta'' mediante l'individuazione della provenienza geografica dei fornitori o dei produttori. Particolare attenzione viene riservato dall'apposito Comitato tecnico anche alla valorizzazione dell'informazione al consumatore sulla qualità territoriale accertabile mediante:la previsione di menu e carta dei vini, separati tra di loro, che riportino una informazione esplicita sulla preparazione dei piatti e sull'effettiva composizione degli stessi;la previsione di informazioni relative ai luoghi produzione degli alimenti utilizzati nonché sugli aspetti storici legati alle produzioni tradizionali locali. Un passo è stato fatto. Ma c’è ancora molto da fare sui nostri territori dove va fortemente rigettata una sorta di inconsapevolezza passiva che continua a generare ritardi su ritardi. Però per un giorno esultiamo: il nuovo corso della ristorazione e del turismo inizia oggi.

LeNodari

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