Rumori molesti, risse e aggressioni. Il noto e frequentato stabilimento Rambla di Fiumicino, ieri è stato chiuso. Il provvedimento, è stato eseguito dalla Questura di Roma in base all’art. 100 del TULPS, in quanto il locale è stato ritenuto pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica. Quasi 70 ragazzi andranno a spasso. Oltre all’indotto tra ristorante, bar, hotel, posteggiatori. Può dispiacere - perché per colpa di 10 ubriaconi chiude uno spazio per 3000 persone - ma è giusto così. Cosa completamente diversa è la vicenda Manakara di Tortoreto. Sembrava una storia chiusa. Già lo scorso anno ne avevamo scritto ritenendo stabilito, da sentenze varie, che solo la legge 26 ottobre 1995, n. 447 detta le regole in materia. E invece no. E’ notizia è che stata addirittura ritirata la licenza al Manakara di Tortoreto, a seguito di una sentenza del TAR Abruzzo che costringe il locale a rimanere chiuso fino a data da destinarsi, perché i giudici hanno rigettato la richiesta di annullamento del provvedimento comunale di chiusura, attraverso una sospensiva, non ravvisando i giudici nella fattispecie “elementi tali da accogliere l’istanza cautelare”. Eppure la documentazione agli atti dimostra palesemente come il Manakara sia rimasto vittima di un provvedimento assolutamente ingiusto, illegittimo e per nulla giustificato. Particolare importante in tutta la spiacevole vicenda è che il Comune di Tortoreto, secondo l’unica prassi consolidata, non ha mai rilasciato alcun nulla osta in favore di alcun locale della cittadina, ritenendo sufficiente fin dall’entrata in vigore del regolamento, la mera comunicazione della serata in deroga da parte dei gestori. Aspetti documentali che non sono stati minimamente affrontati dal Tar. Tutto questo costringe il Manakara a ricorrere con urgenza al Consiglio di Stato per cercare di ottenere un provvedimento che possa salvare una stagione estiva, già così gravemente compromessa dalle condizioni climatiche. Nel rispetto della sentenza dei giudici, rimango esterrefatto sulle argomentazioni che hanno provocato questa revoca della licenza, frutto di un regolamento per le attività rumorose del comune di Tortoreto che, a detta di tutti gli operatori balneari e del settore, rimane difficile da interpretare e da attuare sia per gli operatori stessi che per gli uffici di competenza. Ricordo, innanzitutto a me, che la legge 217 del 15/12/11, comma 6 art. 11 recita “Al fine di promuovere il rilancio delle attività turistico-balneari e la tutela della concorrenza, non possono essere poste limitazioni di orario o di attività, diverse da quelle applicate agli altri esercizi ubicati nel territorio comunale, per le attività accessorie degli stabilimenti balneari, quali le attività ludico-ricreative, l'esercizio di bar e ristoranti e gli intrattenimenti musicali e danzanti, nel rispetto delle vigenti norme, prescrizioni e autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica, igienico-sanitaria e di inquinamento acustico. Ed ancora, le suddette attività non sono soggette a limitazioni nel numero di eventi ma tenute, ovviamente, al rispetto dei limiti di rumorosità di cui alla legge 447 del 1995". Più chiaro di così. Dunque, considerata la natura di fonte secondaria del regolamento comunale per le attività rumorose, ne deriva come il medesimo sia assolutamente nullo per contrarietà a norma di legge imperativa. Percorso condiviso a quanto pare anche dal giudice all’atto della sospensione dei provvedimenti impugnati. Il Manakara pertanto potrebbe “suonare” senza alcun limite imposto dal comune. È tenuto tuttavia al rispetto dei limiti di rumorosità come stabilisce la legge. Il fatto è che siamo diventati talmente intolleranti, invidiosi, cattivi, che oramai tutto ci dà fastidio. Il pianto di un bambino in spiaggia, il vociare dei vicini di ombrellone, quelli che giocano a carte nello chalet, le formiche, le zanzare, i negri, i poveri, i fuochi di artificio, la fila dappertutto, e anche la naturale musica alta di una discoteca. Neppure se ne parlerebbe se il turismo della notte, pur in crisi, non valesse in Italia 7,5 miliardi di euro. L’intrattenimento danzante da sempre è una forma del saper fare turismo in modo sano, sicuro e divertente. E non può esistere discoteca senza musica alta, senza giovani, senza schiamazzi. Comune, Arta, tecnici, specialisti si possono inventare quello che vogliono. La musica di uno chalet non si può miracolosamente bloccare sulla soglia d'ingresso . Se non spegnendo gli impianti. Questa è la realtà. Qualcosina possono fare i pannelli abbatti rumore, qualcosa fa il concentrare la musica al centro pista o “spingendola” verso il mare, ma il problema resta. A nostro avviso in un paese civile, le regole della tolleranza, della civile convivenza e del rispetto per gli altri dovrebbero essere regole acquisite senza bisogno della minaccia di sanzioni penali. E questo vale per tutti i tanti rumori notturni provocati, specie nelle zone della movida, dai tanti locali pubblici con musica, canti, urli degli avventori. Ci sembra evidente che d’estate, in queste zone, che vivono di turismo debba esserci una certa tolleranza e, proprio per questo, la legge assegna ai Comuni il compito di regolamentare gli orari di queste attività e, nel contempo, fissa alcuni limiti massimi di rumore, in decibel. Cosa molto difficile da controllare. Ma c’è un altro problema: nel prendere ogni decisione il Comune di Tortoreto valuta la volontà dei giovani -e meno giovani - turisti ? Si vuole trasformare Tortoreto in una città per vecchi e bambini tipo Giulianova, che infatti è turisticamente morta, o si vuol concedere uno spazio al divertimento come ad Alba. Ancora una volta purtroppo la scelta è politica e non tecnica. Ma c’è un’altra – ultima – domanda. Una stazione turistica come Tortoreto può permettersi di chiudere la migliore realta di divertimento per i giovani del proprio territorio ? Io credo di no.
Leo Nodari