Si vabbè ma quante storie per un ragazzo affogato. Oggi tutti buoni. E’ la sagra delle buone azioni, delle parole d’amore, dei buoni consigli e della lacrimuccia pre vacanza. E’ insopportabile. Meno male che dura per poco. Tanta bontà a piene mani stona con l’indifferenza per un altro bambino affogato. Distante ma sempre qui: pianeta terra. Quasi a salvarci dall’affogato di zucchero e buonismo, per fortuna corrono a salvarmi, e mettono a pari,Giovanna che scrive “festeggio e bevo vino mentre lui, mentre lui beve acqua”; e Nicola che scrive “era solo un marocchino non era mica un ragazzo di Teramo”. Certo, i nomi sono inventati, ma rendono il concetto. E comunque la Polizia postale volendo potrebbe sapere chi sono in venti minuti. Ma a pensarci bene perché condannarli. In fondo, queste merde umane, sono solo due indifferenti alla morte. Ma in fondo, a pensarci bene, questa indifferenza non è lo stesso atteggiamento che i più, quasi tutti, nello stesso giorno, stesse ore, stessi social, hanno avuto per Valeria.
Ci commuoviamo, piangiamo, preghiamo solo perché questo era un ragazzo di Teramo, e molti lo conoscevano. Era “Momo” per quelli dell’Arci. Stefania è una mamma che si dice disperata. Nicola scrive che è andato a pregare per lui nella messa a piazza Garibaldi. Anna scrive che lo immaginava da subito, ma che piange da quando ha avuto la certezza della verità. Qualcuno alza i toni verso la guardia costiera, si parla di ritardi. E poi questa mamma che si era distratta, e poi lui non aveva risposto a chi lo richiamava. E così è morto, ritrovato a faccia in giù, riverso nell'acqua, trasportato dalla corrente sulla sponda sud della bocca del porto di Giulianova, cercando un attimo di felicità.
Invece non piangiamo, non preghiamo per Angie Valeria, 3 anni, figlia di Oscar, avvinghiata al papà, infilata dentro la sua t-shirt, con il suo braccio attorno al suo collo, a faccia in giù, riversa nell'acqua di un canneto, sporca di fango, trasportata a riva dalla corrente sulla sponda sud del fiume Rio Grande, morta affogata cercando di sfuggire alla miseria, e trovare un po’ di felicità.
Perché piangere. Non è di Teramo. Era solo una salvadoregna. Mica è una bambina di Teramo. Era solo una migrante, mica girava in piazza con il cappello del basket americano. Era solo una delle migliaia di persone che fuggono da malattie e miseria e fame e un destino che per nessuna ragione può essere diverso in quegli Stati centro americani oppressi da dittature filo americane, sfruttamento e morte. Perché piangere. In fondo la colpa è della madre E poi solo ieri sul confine messicano sono morti in sette, 3 bambini, 1 neonato, e tre adulti, cercando di evitare il muro del nostro amico Trump .
Mica ho pianto per il bambino senza volto, 14 anni, del Mali, morto con la pagella cucita in tasca per far vedere che lui era un bravo studente, ritrovato a faccia in giù, riverso nell'acqua, trasportato dalla corrente sulla sponda sud di Pantelleria, cercando un attimo di felicità.
Perché mai dovrei piangere oggi. Mica ho pianto, e nessuno di voi ha pianto per una morte di un altro bambino: Alan. Perché dovrei piangere, era solo un siriano, 4 anni, con la maglietta buona, quella rossa e riverso sulla spiaggia trasportato dalla corrente sulla sponda di Bodrum, cercando un attimo di felicità.Perché dovrei piangere, era solo uno dei 2300 bambini morti nei viaggi verso la speranza, verso una vita nuova, per sé stessi e per le proprie famiglie.
Perché dovrei piangere ora per un ragazzo morto. Non ho pianto per i 7mila giovani minorenni chiusi nei lager di Tripoli, senza speranze, senza cibo, senza assistenza, senza cibo, spesso incatenati. In condizioniinumane che dovrebbero essere una macchia nella nostra coscienza morale. Se ne avessimo una. Basta che me li tolgono da davanti gli occhi, sono ben disposto a non sapere, non guardare e non parlare. Basta che in cambio di motovedette e armi, e un mio sconto sul petrolio (loro) , basta che se li tengono li questi disperati, io sarò ben lieto di ignorarli. Loro, in carcere, e tutti quei giovani, che arrivano in Italia già morti affogati, se non diventato cibo per i pesci, riversi nell'acqua di una spiaggia, sporchi di sabbia e sangue, trasportati a riva dalla corrente del mediterraneo, sulla sponda della sicilia, tutti morti affogati cercando un pò di libertà, un futuro, una vita, cercando di sfuggire alla mala sorte, al destino che ha messo loro su quella sponda e noi di qua, sfuggendo alla miseria, per trovare un pò di felicità.
Perché mai dovrei piangere. Perché mai piangere ? Perché piangere. Mi chiedo allora perché piango. Per Momo, povero ragazzo sfortunato che ha incrociato il destino bastardo mentre faceva una delle cose che tutti hanno fatto, perché è proprio quando ci sono le onde che è più bello giocare, proprio correndo che si respira più forte, è proprio nella notte che si cerca la vita. Piango per Momo che ha trovato la morte mentre cercava la vita. Ma piango anche per Angie Valeria, 2 anni che ha incrociato la morte sulle spalle del proprio papà che voleva per lei quello che lui non aveva avuto, un futuro, un lavoro, libertà. Povera bambina che ha trovato la morte mentre cercava la vita.
Piango per questo Paese. Malato di individualismo e indifferenza. Oramai incapace di vivere una fraternità vissuta per davvero con i poveri, gli immigrati, i nomadi, i diversi, gli "scartati" della società? Perché avvertire il loro rimprovero, muto, di fratelli lasciati indietro, quando sprechiamo il superfluo a loro tanto necessario? Prego per Momo. Per Alan. Per Valeria. Per tutti i bambini del mondo in cerca di felicità. E per tutti coloro che non si rassegnano all’indifferenza, e non gli basta di chiudere la porta in faccia, girare la testa, cacciare, escludere, rimuovere.
Leo Nodari