Mentre vado “di là dal fiume e tra gli alberi”, come intitolò un suo romanzo il sanguinario cacciatore, cultore di abominiimatatori e,occasionalmente, discreto scrittore, Ernest Hemingway, ancora una volta do il mio saluto alla Coppa Interamnia, l’unica manifestazione grazie alla quale Teramo diventa un palcoscenico internazionale con migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo. L’unica manifestazione cittadina utile per il rilancio del marketing territoriale in chiave turistica, con il suo forte segnale positivo per l’Abruzzo e in particolare per il Teramano.
Anche se non posso nascondere che questo mio saluto, che è anche ringraziamento, ha il sapore di un saluto ad una grande incompiuta, il tono di un saluto ad un grande artista che non emoziona più, il rispetto ma non l’entusiasmo ad un grande vecchio, stanco, debilitato, che non incide più, si perpetua stancamente, sempre uguale, noioso, ripetitivo, che non ha più nulla da dire.
E da teramano che ha giocato nella Coppa, ha arbitrato nella coppa, si è divertito, ha sfilato, conosciuto, ha vissuto nella coppa, ha condiviso e ha fatto il volontario per la coppa, lo dico con le lacrime agli occhi. Purtroppo la Coppa Interamnia di quest’anno è un altro segno di una città che muore. Ma soprattutto di una città di zombie, morti che camminano, incapaci di amare, svegliarsi, vivere, reagire, dare nuova linfa e nuova vita alla città. Un triste segno della fine è in quel sito della coppa ( www.interamniaworldcup.com) che non è neppure aggiornato, e la brochure che scarica un turista o sportivo è della 42 edizione, 6/11 luglio 2014.
Comune, Università, Provincia, Camera di commercio, lBim, Azienda per il Diritto agli studi universitari Adsu, la Baltour , il “Comitato”, ha partorito un topolino per questa 47 Coppa. Anche la grande e sempre affascinante parata inaugurale Memorial Tiberio Cianciotta avrà un percorso 'corto' e solo 100 squadre. Il “Comitato” dice che saranno 1000 (mille) nel 2022. Speriamo, ma io non ci credo. Quelli che dicono “domani” mi puzzano di falsità. La coppa andava aiutata, cioè sostenuta economicamente e logisticamente oggi. No domani.
Quando, nei primi anni ’70 Gigi Montauti e pochi altri amici diedero vita a questa manifestazione io c’ero. Ricordo quando Tiberio Cianciotta, con il suo travolgente entusiasmo, venne alla Zippilli e con il Prof. Di Paola provava a spiegarci le regole. Ricordo le prime partite, ma io volevo giocare a pallone. Ero sempre il più piccolo ma chi voleva fermarmi doveva sudare perché io non mollavo. Sudavo, cadevo, mi ferivo ma non mollavo. Iniziai a giocare a pallamano. Ricordo la mia prima partita in quella piazza che sembrava immensa e io piccolo, basso, magro vicino a quei ragazzoni venuti da fuori, e il mio compagno di classe Gigi Da Rui che mi faceva da scudo. Ricordo un negozio dietro le Poste centrali dove un signore bassino ci regalò la prima divisa per non vestire come dei cencioni. Ricordo sempre con gioia quegli anni in cui la città era in visibilio, tutto era bello, tutto era nuovo, tutto era festoso. Ricordo benissimo quando noi ragazzi aspettavano tutto l’anno i primi giorni di luglio: prima la Madonna e le ragazze teramane timidine e bruttarelle (tranne una venezuelana indimenticabile) e le due sorelle che se gli pagavi un gettone ti facevano toccare un pò le tette, ma poco. Io, ragazzino timido ed educato tutto scuola e palestra, in quei giorni mi dissanguavo tutto il salvadanaio a comprare gettoni. Ma poi, dopo pochi giorni la vendetta, arrivavano le straniere con i pantaloncini corti e per qualche sera ci sembrava di vivere in paradiso. Chi raccontava di incontri fantastici, chi narrava amori improbabili, chi ogni sera una diversa. E non importa se erano tutte fandonie da ragazzo, io in quegli anni ho cominciato a desiderare di viaggiare e da allora ancora non mi fermo. Ricordo le sfilate immense, i colori e i primi popoli strani che arrivavano. E chi li aveva mai visti i cinesi, i negri, quelli del nord. Ricordo le feste, la gioia, qualcuno fumava per sembrare più grande, addirittura qualcuno comprava la birra, ma era vietato. Ho tanti tantitanti ricordi di quei giorni. Era tutto diverso. Non c’erano le follie dei braccialetti inutili. (Infatti quest’anno ci sarà il segna persone… ma per favore facciamo i seri). C’era la voglia di divertirsi. E tutta la città era coinvolta. Punto. Oggi apprezzo ancora di più quanto viene fatto, perché so quanta fatica occorre per organizzare, conosco bene lo strenuo impegno che necessita per arrivare agli obiettivi prefissati, dando per questo motivo nient’altro che il meglio di sé. Specialmente per un evento che è sportivo, ma anche turistico, culturale, educativo. Un evento che stimola la convivenza, il rispetto e così diviene strumento di pace. Un evento che non è fatto solo di competizione. Una manifestazione come la Coppa Interamnia è ricca di senso etico, specialmente per la gioventù, diventa palestra di un sano agonismo, scuola di formazione ai valori umani e spirituali, mezzo privilegiato di crescita personale e di contatto con la società, possiede un notevole potenziale educativo soprattutto in ambito giovanile e, per questo, occupa un grande rilievo nella formazione dei nostri giovani e della persona. Oggi sulla mia pelle so che alla sua creazione concorrono più elementi: passione, capacità gestionale, alta professionalità, riconosciuta serietà, poi esigenze economiche e necessità burocratiche diverse, spesso difficili da conciliare, che partono dall’allestimento delle strutture al tipo di evento che si vuole organizzare. Ma soprattutto il mio benvenuto nasce dal ricordo delle emozioni che la Coppa mi ha regalato. Ecco un’altra parola chiave della Coppa: “regalato” Perché in questi 47 e più anni la Coppa ha regalato, ha donato alla città momenti belli ed importanti. E forse anche per questo c’è stata un pò di stanchezza e forse non tutti apprezzano come una volta questa straordinaria manifestazione . Che è di tutti noi e per noi tutti. Allora, mentre si cominciano ad accendere ufficialmente i riflettori sulla Coppa Interamnia , pronta ad affrontare e vincere nuove e prestigiose sfide, da questo mio piccolo palcoscenico voglio gridare forte e da teramano “Benvenuta Coppa Interamnia”. Voglio dire a voce alta “Grazie Montauti” e con il cuore grazie a tutti i suoi tanti collaboratori, volontari, che lavoreranno per Teramo. Che lavoreranno per me anche se io anche quest’anno non ci sarò. Sono felice di aver potuto leggere che, dopo tanto travaglio, questa sarà una edizione che “si è adoperata per rimanere sempre viva e più viva” come ha detto Montauti. Ma dipende anche da noi farla ancora più bella e più viva. Questa Coppa è la nostra coppa. Amiamola. Difendiamola. Frequentiamola. Valorizziamola. E’ la nostra coppa e il suo successo dipende anche da noi. Viva la Coppa Interamnia.
Leo Nodari