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No, vi prego, no. Non costringetemi a dire che non farò più l’amore con una bella fetta di pane fresco di Giuggiù, con sopra tanta, buona, abbondante, Nutella. No, vi prego. Eppure qualcosa si deve pur fare. L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole, dietro la TurchiaOggi già 90.000 ettari di superficie agricola sono dedicati a questa coltivazioneMa c’è un progetto della Ferrero Halzelnut Company  – il maggior utilizzatore di nocciole al mondocon sede in Lussemburgoche interessa anche l’Abruzzo,che porterebbe a un aumento di 15milioni di pianteper soddisfare una domanda globale sempre in crescita: il progetto Nocciola Italia prevede, infatti, di incrementare le coltivazioni del 30% entro il 2025, aggiungendo 30.000 ettari di noccioleti.Oggi però l’impatto dei pesticidi che vengono usati è già molto alto: bisogna abbassarlo.Su un noccioleto convenzionale si fanno lo stesso numero di trattamenti fitosanitari che si fanno su un vigneto: in media da 7 a 8 all’anno per sconfiggere i parassiti del nocciolo, tra cui la cimice, il balanino e la cocciniglia. Perché per arrivare a  livelli di produzione così spinti, le coltivazioni sono sostenute da elevate quantità di fitofarmaci e fertilizzantiCosa che non può che aggravare le  problematiche ambientali del territorio e ridurre ancor più la biodiversità. Contro il piano di espansione dei noccioleti in Abruzzo si stanno muovendo numerose categorie di agricoltori, preoccupati delle aree interno dell’Abruzzo in una monocultura e porterà conseguenze economiche, ambientali e sociali preoccupanti. È vero che la nocciola rappresenta un’opportunità, ma ad alcune condizioni: occorre fermare la monocultura e favorire la biodiversità e l’agricoltura biologica e consapevole.Anche in questo caso, come spesso accade, i conti sono fatti a metà: nel valutare quella che può apparire come un’opportunità economica, non si tiene adeguatamente conto dei costi nascosti – le cosiddette esternalità negative – che finiscono per essere  pagate dall’intera società: inquinamento, perdita di biodiversità, costi sanitari, desertificazione dei suoli.C’è una correlazione tra l’esposizione a erbicidi, insetticidi e fertilizzanti e l’aumento di alcune malattie come i tumori del sangue, anche in età infantile. E’ necessario elaborare una strategia comune per non diventare schiavi delle nostre produzioni.  Nei giorni scorsi anche a Teramo dei giovani sono scesi in campo per difendere l’ambiente e il futuro. E’ una sfida che bisogna vincere. La stessa sfida che gli abitanti dei distretti territoriali interessati da questi vasti appezzamenti sono pronti a percorrere mettendosi contro ai grandi dell’industria delle nocciole, forte di avere dalla loro i fondi dei piani di sviluppo rurale , gli accordi con la Regione e i protocolli d’intesa, ma soprattutto speranzosi di trovare nella popolazione locale un’ulteriore forza per sconfiggere il gigante Golia. 
Leo Nodari

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