Un’ombra, nell’angolo, con un mantello nero elegante, da gran signore, e un cappellone a falde larghe, molto larghe, quasi a non voler vedere, quasi a volersi riparare da ciò che sente. Un’ombra è li nell’angolo. Solitaria. Ma colpisce l’attenzione solo di pochi presenti. Di qualcuno si, ma pochi. La maggior parte è li perché deve, ma non è li per lui. Poveretto. Ti perdoneranno mai il tuo genio ? L’ombra piange a dirotto nell’atrio del rettorato. Ha scritto questo, ha insegnato li, una tristezza mortale. Ma la sua vita era un’altra. Pensare, creare, fare, studiare per migliorare. Lui era per la gioia non per la noia. Era per i giovani non per i sapientoni incravattati. L’ombra è sempre li, distante, tra giovani allegri, un gran vociare, qualcuno a fumare, mentre si parla di tutto.Ma lui è li e piange da solo. E si chiede: “Mi perdoneranno mai per il bene che ho fatto ?” Fa come per allontanarsi.E’ ovvio che i convenuti non sono li per lui. Nessuno lo ha riconosciuto. Eppure e li, in mezzo ai giovani, e ride e scherza. Sarà perché qualcuno dei presenti non l’ha mai conosciuto. Perché nei momenti che contano, quando un’ora conta e pesa, lontano dalle cattedre e dai formalismi,non c’era. Quando c’era da ridere, non c’era. Quando rompeva i coglioni alle 7 del mattino, non c’era. Quando si mangia stasera, non c’era. Quando andiamo e stapposto si parte, non c’era. Quando domani è troppo tardi, non c’era. Quando bisogna fare di più, non c’era. Quando se dico si può fare si può fare, non c’era. Quando andiamo a Roma ma siamo appena tornati, andiamo, non c’era. Quando sembrava tutto finito, non c’era. E soprattutto quando sul lungomare di Pescara…mi hanno detto che sto male… non c’era. Forse qualcuno lo ha conosciuto, ma non è in grado di capirne la grandezza. Forse i più,in questi dieci lunghi anni,hanno preferito dimenticarlo. Perché meravigliarsi. E’ il destino di chi era troppo. Di chi ha dato troppo. E’ il destino già scritto di un altro grande Rettore già pugnalato e messo da parte. E’ il estino di chi pensa troppo, e va oltre, di chi pensa e sta avanti. Di chi sta avanti, e cerca di non lasciare nessuno indietro. E questo è imperdonabile. Dove stava lui 10 anni fa, molti dei presenti non ci sono arrivati ancora oggi. Perché non ci arriveranno mai. E per chi lo ha conosciuto veramente, e non dietro la scrivania, per chi lo ha accompagnato a Roma, a Bologna, a Napoli, per chi Teramo val di Sangro senza fermate,per chi di notte ha pensato insieme a Lui mentre si accompagnava Maurizio Costanzo e teneva botta su come si fa comunicazione, chi è stato insieme a Lui e Santoro e non cadeva una virgola, chi è stato con Lui a parlare di calcio con Ligabue nella piazza di Atri, mentre si illuminavano gli occhi pensando al Castel di Sangro… dico il Castel di Sangro…ma sapete almeno dov’èCastel di Sangro, chi ha avuto il privilegio di condividere con lui 10 anni di cose fatte e un’amicizia vera fatta di momenti belli, può chiedervi di chi state parlando?Posso chiedervi se sapete almeno cosa fu l’associazione Lilliput ? Vi siete chiesti almeno chi erano i suoi amici fuori dall’Università, quelli che lui cercava quando si faceva buio e faceva freddo, non quelli che strisciavano vicino a lui all’Università. Almeno sapete cosa pensava veramente di molti dell’Università? Sapete perché una sera passeggiando per viale Mazzini disse “Quella creatura è come Medea” e giù li una disquisizione sul suo futuro. Cosa sarebbe accaduto?Avrebbe davvero fatto altre cose ?Non si sa perché in destino volle dare un stop a quella forza della natura. Sarà per questo che vedo quell’ombra nera piangere nell’angolo. Qualcuno di voi, che non sia forse la Fondazione (almeno spero) conserva una copia diquella “Repubblica”,che mostrava a tutti,solo perchè scriveva“Per la prima volta un ateneo italiano organizza un concerto per i suoi laureati e per i suoi studenti. L’università di Teramo ha deciso di festeggiare la consegna dei diplomi di laurea, che si svolgerà domani, con un concerto di Francesco De Gregori e Mimmo Locasciulli. Il concerto si svolgerà in Piazza Martiri alle 18.30. La festa è aperta a tutta la città”. 13 ottobre 1999, la festa fu aperta a tutta la città e sul palco – perché salì sul palco - c’era un’uomo felice. Mi piace ricordarlo così, felice, senza tante chiacchiere.Del resto chi ama la vita, chi è stato capace di pensare, progettare e poi lottare per costruire una nuova istituzione a Teramo, portandola al cospetto di università secolari; chi fu capace di pensare e fare in modo che una piccola Università di provincia diventasse un polo universitario di eccellenza, autonoma, di successo; chi fu in gradoed ebbe il coraggio di coltivare progetti ambiziosi, ed una volta raggiunti gli obiettivi, ancora ebbel’audacia di continuare a lottare per raggiungerne di nuovi, resterà per sempreun indiscusso maestro. Ed è giusto ricordarlo felice, un esempio di tenacia, intelligenza, di rara e preziosa intuizione, spesa sempre a vantaggio della crescita della nostra Università e Provincia e Regione. E per il suo piacere. Mi giro e l’ombra non c’è più. Anche lei ha deciso di disertare. Davanti ad alcune figure immense, che hanno seminato il bene, dato lavoro, sviluppo, prospettive di crescita, un ricordo onesto è necessario e doveroso. Vedo l’ombra andar via con il mantello svolazzante ? Starà di certo escogitando qualcosa. E niente, la vedo andar via mentre scende una piccola lacrima. Avrei voluto avvicinarmi solo dirti che ti ho voluto bene, che mi manchi, che non ho bisogno di parole per ricordarti perché ti ricordo spesso . E che, ora che riesco a guardare un pò più distante, vedo che hai fatto cose bellissime, e sono felice di averti potuto dare una piccola mano. E volevo dirti chela tua vita è stata un esempio di straordinaria bellezza. Purtroppo, per questo,non ti perdoneranno. Ma tu già lo sapevi.
Leo Nodari