Giancarlo Sciannella, figlio di Castelli e dell’Abruzzo, è stato il più autentico e attuale scultore di terra, partecipe di una grande tradizione che da Martini a Fontana, da Valentini a Spagnulo, a Mainolfi, dagli anni Venti del secolo scorso, ha vivificato il far scultura in Italia.Nato a Castelli , formatosi nel locale Istituto d’arte e nell’Accademia di Belle Arti di Roma , all’inizio dei Sessanta esordisce pittore, ma, a Roma dal 1972, si dedica alla scultura. In terracotta, da subito il suo mezzo espressivo (in saldi legami antropologico-culturali con le origini castellane), sviluppando una rigogliosa plasticità arricchita espressivamente in libere associazioni materiche, ha operato (anche in dimensione ambientale: istallazioni nell’Hotel Albornoz, a Spoleto) in una profonda immedesimazione espressiva e oggettualmentememoriale.Dall’inizio degli anni Ottanta rinnovando le prospettive più consistenti ma povere di una manipolazione arcaica della mera terra, ha attinto a suggestioni profonde archetipiche di un patrimonio antropologico e mitico centroitalico. La sua vita di artista ha rivela sempre un universo della conoscenza espresso con un linguaggio creativo e innovativo che ha elaborato spesso opere monumentali, ma anche più piccole e altrettanto preziose citazioni poetiche.Dal 16 novembre 2019 al 16 febbraio 2020 le tabernae della via Biberaticaospitano una suggestiva selezione di lavori in terracotta del grande scultore abruzzese Giancarlo Sciannella “Scultore di Archetipi” ospitata ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperialidal. Scultore in terracotta, e fra le massime espressioni della scultura contemporanea italiana, in particolare legata alla materia di terra. L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio del Comune della Città di Castelli e con i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Simone Battiato. La mostra, articolata lungo la via Biberatica, documenta la produzione dell’artista dal 1980 al 2013 attraverso 12 opere scelte per aver più significativamente espresso il rapporto tra la scultura e lo spazio. Il progetto espositivo e le modalità di allestimento sono stati pensati proprio in funzione degli ambienti in cui le opere sono collocate e con i quali esse si misurano, creando un percorso di forte suggestione. Come scrive il curatore Battiato: “È un dialogo interrogativo interiore, intimo e personale, quello intrapreso da Sciannella con la materia primaria e arcaica, che il fuoco concretizza, investendola e trasformandola in scrittura, attraverso un racconto che conserva sacralmente gli echi della tradizione ceramica paesana” di Castelli d’Abruzzo, luogo d’origine dell’artista, famoso per le sue ceramiche. Sciannella rinnova questa tradizione attraverso il costante confronto con le varie tendenze dell’arte contemporanea rivolte alla materia terra, rappresentate in Italia da Martini, Fontana, Melotti e Leoncillo, e, in tempi più recenti, da Valentini, Spagnulo e Mainolfi. Il percorso artistico di Sciannella ha cercato e trovato nella ceramica la “ragione povera” delle opere, lontane dal virtuosismo e invece allusive a un passato arcaico e mai perduto. Ne sono esempio le sculture Strumenti (1980) e Macina (2005), che rimandano a un mondo rurale, montano, legato al lavoro e al luogo d’origine. Zodiaco (2003), Osservatorio (2003) ed Enea (2011) testimoniano il viaggio metaforico intrapreso nel suo intimo dall’artista, novello Odisseo e, in dimensione storica per quest’ultima opera, il viaggio per mare compiuto dalle anfore romane che le fanno da suggestivo contorno. Nell’opera Foresta (1993), riconosciuta dalla critica come capolavoro della scultura ceramica italiana del Novecento, Sciannella riesce a “trasformare” la terracotta in legno, mentre in Selva (2011), minimale nella sua essenziale linearità geometrica, riflette gli echi della ricerca di Alberto Burri e delle poetiche dell’Informale. In relazione ai temi suggestivi e stimolanti per la valorizzazione della forma artistica e per lo stretto legame con il passato, la mostra è completata da attività didattiche e divulgative. Le proposte didattiche sono costituite dai progetti di Alternanza Scuola Lavoro da realizzare con il Liceo Artistico Statale Enzo Rossi “Suggerire suggestioni: un’esperienza condivisa”, in collaborazione con le associazioni . Scultore di archetipi è corredata da una monografia sull’artista pubblicata da Silvana Editoriale, contenente saggi del curatore Simone Battiato, di Giulia D’Ignazio e di Lorenzo Fiorucci.
Leo Nodari