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La mareggiata di qua. I danni di là. Oddio come si fa. E tutto un bla bla bla. A nessuno interessa la verità. La verità è che era tutto già scritto. Quanto è accaduto nei giorni scorsi sulla costa abruzzese non rappresenta una novità. Con i cambiamenti climatici in atto queste situazioni di repentino peggioramento con forti precipitazioni e mareggiate improvvise tenderanno a diventare sempre più frequenti. Sono anni che l’erosione interessa larghi tratti del nostro litorale. È naturale che il mare avanzi o indietreggi nel corso degli anni. Ma, come ci ricorda il WWF gli effetti di questo fenomeno sono però amplificati dal fatto che si è costruito lungo tutta la costa e che si sono realizzati interventi puntuali su determinati tratti che hanno finito per danneggiarne altri. Pochi lo sanno. Io non lo sapevo. Esiste un rapporto sul “Consumo del suolo” presentato ognanno dalla agenzia ISPRA che in questi ultimi anni avrebbe dovuto far suonare il campanello di allarme  per l’Abruzzo.I tecnici dell’Agenzia hanno valutano non solo la quantità di suolo consumato per ogni comune italiano ma danno anche conto dell’efficacia o meno delle politiche di riduzione del consumo di suolo e della reale sostenibilità ambientale delle attività consentite nel territorio. Quando almeno a chiacchiere tutti proclamano la necessità di conservare il suolo in una Regione dalle enormi valenze paesaggistiche, ambientali e culturali. Per diversi anni, e purtroppo anche nel 2018 l’Abruzzo è la maglia nera. Scrive infatti l’ISPRA “Per consumo del suolo, rispetto alla superficie, i valori più elevati sono in Abruzzo”. Ma ci piace non farci mancare nulla.  “38 comuni sono oltre il 10%, 23 aree non costiere compaiono con alte percentuali, la costa teramana e l’hinterland pescarese (con Cepagatti, Torre de’ Passeri, Spoltore e Scafa) .Lungi dal far riflettere attentamente tutta la comunità - a partire dagli amministrator – questi dati sono finiti nei cassetti.Problemi come l’uso del territorio, viste le conseguenze troppo spesso drammatiche di un’urbanizzazione capillare del territorio sotto ogni punto di vista, da quelle economiche e turistiche a quelle di protezione civile, non ci paiono riscuotere lo stesso grado di interesse. Non si possono continuare a fare chiacchiere o a firmare patti sulla sostenibilità privi di efficacia mentre si procede “business asusual”. In Abruzzo si continua a parlare di nuove grandi strade, e ci mancava l’autostrada sul Gran Sasso, invece di riparare quelle esistenti che versano in uno stato pietoso. Intanto al comitato VIA regionale arrivano in continuazione progetti di cave che vengono esaminati e approvati (basti pensare alla megacava di Popoli a monte delle sorgenti che consumerà ettari ed ettari in piena area di ricarica della falda) Insomma, tra l’indifferenza complici di chi poi è bravo solo a lamentarsi se subisce un danno di 3 euro, assistiamo solo a tanti proclami ma i fatti vanno nella direzione opposta.Invece ervirebbero provvedimenti chiari obbligando non solo al consumo di suolo zero nei Piani regolatori con il riuso delle decine di ettari coperti da capannoni abbandonati ma anche alla rinaturalizzazione di aree oggi devastate. Invece dei bla bla bla a cose fatte perché non riflettiamo sul fatto che il 67% della costa teramana è stato comunque modificato. E’ ovvio a tutti – e soprattutto a chi al mare ci vive e opera- che la cementificazionedella costa non fa altro che aumentare i problemi di erosione che già riguardano più del 60% del litorale e d’altra parte l’avanzamento del mare produce danni sempre maggiori sulle costruzioni che vengono autorizzate in luoghi che invece dovrebbe essere lasciati liberi.

Dico una cosa nuova e strana o oscura se dico che c’è stata una gestione scriteriata dei corsi d’acqua che sono stati deviati, captati e imbrigliati. E’ normale lo stupro quotidiano dell’ambiente che viene violentato con il prelievo di sabbia e pietre dai fiumi, e una gestione scellerata di fiumi, le opere costruite negli alvei che dovrebbero essere lasciati totalmente libericon conseguente aumento dell’azione erosiva. Chi vuole cercare la risoluzione dei problemi, e non limitarsi a chiedere i danni, sa che i problemi del mare iniziano molto più a monte della fascia costiera ed è lì che si dovrebbe intervenire in maniera oculata facendo meno chiacchiere e convegni e più azioni di rinaturalizzazione per ricreare le condizioni ottimali di apporto alla linea di costa.Gli interventi che invece si continuano a portare avanti - con la creazione di barriere frangiflutti - risolvono (in parte) i problemi del tratto in cui si interviene, ma aumentano quelli dei tratti vicini. Procedere in questo modo è sbagliato:Cologna docet. A meno che non si voglia creare una barriera lungo tutta il litorale con costi insostenibili per la collettività di centinaia e centinaia di milioni di euro e con effetti comunque totalmente negativi sulla balneabilità per il mancato ricambio di acqua verso il mare aperto.Con i cambiamenti climatici in atto queste situazioni di repentino peggioramento con forti precipitazioni e mareggiate improvvise tenderanno a diventare sempre più frequenti. In questi giorni – e questo è un dato sul quale si dovrebbe riflettere - i pochi tratti di costa abruzzese meno invasi dall’uomo hanno resistito meglio alla forza del mare. In tutti i tratti meno cementificati dove si è mantenuto un minimo di naturalità il sistema trova un suo punto di equilibrio e i danni diminuiscono.Una politica oculata da questo dovrebbe ripartire. Dovrebbe essere capace di mettere da parte le emozioni del momento e avviare in tempi rapidi un piano di tutela della costa, di adattamento ai cambiamenti climatici, di pianificazione territoriale e di rinaturalizzazione che si discosti totalmente dagli errori del passato e che possa aiutare a gestire un territorio ormai fragilissimo. Consiglio a questo proposito la lettura del sito http://lagramigna.blogspot.com  . Per non parlare poi del fenomeno di innalzamento del livello del mare che potrà diventare un problema reale nel giro di pochi anni e che secondo gli studi dell’ENEA colpirà pesantemente anche la fascia adriatica abruzzese. Gli ultimi bagni della mia vita li farò a Bellante ?

Leo Nodari

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