Gli amici che ci leggono ricorderanno che ci siamo già occupati più volte di sanità, ed in particolare nel luglio scorso, quandol'assessore abruzzese alla sanità, Nicoletta Verì, era stata sarà chiamata al tavolo nazionale di monitoraggio del Ministero,per presentare il piano di riordino della rete ospedaliere abruzzese. Tra i temi discussi quello dei Dea di II livello (Dipartimento Emergenza e Accettazione con varie Unità Operative per affrontare i problemi terapeutici per un bacino di utenza 600.000-1.200.000 abitanti), e degli ospedali minori. Nonostante l’istanza comune dei due consigli comunali di Teramo e L’Aquila riuniti all’Emiciclo regionale l’assessore Verì mette una pietra tombale sul nuovo ospedale che a Teramo dunque non si farà. Con buona pace di ingegneri, architetti, pensatori, strateghi del bene comune. E Teramo – che potrà ristrutturare l’esistente - non avrà neppure il super ospedale di secondo livello. Del resto, diciamoci la verità, con i pochi soldi della ex giunta regionale non si sarebbe mai potuto fare. Ma ora, a chiudere ogni discussione tra Villa Mosca, Piano d’accio, Colleminuccio, Sant’Atto, Bellante, o al posto di Goldrake (visto che neppure quello si farà) è l’assessora Verì – con il parere positivo dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl …e mio- che nellaVª commissione consiliare regionale, per la presentazione del Piano di riordino della rete ospedaliera, ha annunciato che nel documento programmatico per il tavolo di monitoraggio dei Ministeridella Salute e dell'Economia di domani, 27 novembre, proporrà di rivedere la programmazione sull'edilizia sanitaria abruzzese. Secondo la Verì la precedente Giunta regionale D’Alfonso, attraverso la costruzione di nuovi ospedali con la tecnica del projectfinancing, avrebbe creato forti dissesti economici nelle Asl pregiudicando la qualità delle cure.Secondo il progetto dell' attuale esecutivo di centrodestra, contenuto nel "Programma operativo 2019-2021",e inviato a Roma,si intende creare un'integrazione “funzionale” tra ospedali e territorio, grazie a reti efficienti, ottimizzazione delle risorse, del personale e delle strutture. Dunque Dea “funzionali” e non “strutturali”, cioè non su un unico plesso. Eliminando i doppioni, pur rispettando gli standard di sicurezza. Un'impostazione di questo tipo non può che portare vantaggi ai cittadini. E, alla luce dei tempi, io lo condivido. Forza Teramo adesso: liberati dal sogni irrealizzabile di un nuovo ospedale, cavalcato da chi non vuole il bene della città, prioritariamente ora è necessario che le migliori energie della città traccino un disegno strategico per la riorganizzazione della rete ospedaliera della Asl di Teramo e, su tale base, individuino le priorità per l'utilizzo delle risorse, già stanziate,per potenziare i servizi territoriali attraverso un potenziamento dei distretti e l'attivazione di nuove strutture. Non sono utili per questo i mugugni, le proteste, le minacce e gli scontri aperti sulla sanità tra maggioranza e opposizione e all’interno della maggioranza. Si parla di sanità. Le liti personali vengano riservate per le sagre: qui si parla della vita della gente. L'Abruzzo invecchia più del resto del Paese. Ogni anno la nostra popolazione diminuisce di 7000 abitanti. I trasferimenti di risorse diminuiscono, e i costi del sistema sanitario aumentano. Abbiamo bisogno di investire sulle reti e sul territorio, su una puntuale integrazione ospedale-territorio. Dobbiamo ascoltare gli anziani e le persone più deboli e fragili che rischiano, nella discussione politica, di pagare il prezzo di una inadeguata rete assistenziale. C'è l'urgenza del reclutamento del personale. La questione delle liste d'attesa, e del superticket. Inoltre la questione dell'edilizia sanitaria. A Teramo abbiamo infrastrutture non più all'altezza che generano molti costi e non sono pronte ad accogliere le nuove tecnologie. Strutture inadeguate per pazienti, cittadini e operatori. A questo incontro di domani a Roma andranno solo i tecnici a spiegare lo stop ai Dea di secondo livello, ai super ospedali de L’Aquila - Teramo e Chieti-Pescara, in nome di quattro presidi con funzioni riferibili al Dea; la creazione di un’unica Azienda territoriale a cui faranno riferimento quattro aziende locali provinciali , il potenziamento delle reti territoriali e il freno alla costruzione di nuovi ospedali.Dal verdetto del tavolo dipenderà molto del futuro della sanità abruzzese. Non è un mistero che i tecnici governativi vogliono due Dea di secondo livello, ma la Regione ha stoppato questa possibilità.Ora che l’Abruzzo non è più commissariato il piano sanitario deve passare in consiglio regionale. E’ necessario coinvolgere tutte le Istituzioni e i cittadini tramite i propri delegati. La trasparenza è fondamentale per ogni anno, ma ancor di più su come si intende gestire la salute pubblica. E su come si intendono utilizzare i soldi pubblici.Su quanti fondi saranno stanziati per il Piano. E per fare cosa.Parliamo di sanità. Parliamo di salute. Parliamo della vita, della morte, del dolore della gente. Smettete di curare i miseri interessi e fate i seri.
Leo Nodari