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LANFRANCOGUEVARAEccolo. E’ tornato. E’ mancato. Ma ora è tornato. Rivolucion è la Rivolucion . Dalla collina di Santattos con dei trattori blindati punta diritto su Teramo, e non le manda a dire: “Condenarme también, la historia me absolverá”. Si vantò Fidel Castro nel 1953, quando, fallito il suo attacco al regime del dittatore Fulgencio Batista, venne arrestato e processato. Prende a modello del suo pensiero una frase da poco, di un personaggio non da poco, e davanti alla Moncada di via Carducci, petto in fuori, maglietta con l’immagine del Guerrillero Heroico di Alberto Korda, rigorosamente rossa, esclama a voce alta “Sarò sempre capace di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la mia qualità più bella essendo un rivoluzionario”. Dietro di lui , solo un passo, un altro noto rivoluzionario comunista, da sempre castrista di Forza Cuba, è Juan Luzios Cienfuegos con il pugno chiuso in alto, che lo guarda, lo ammira, tende la mano a sfiorarlo e si lascia andare ad una dichiarazione d’amore “Anch’io vorrei amare come te la mia compagnera Cristina Marrones, ma se mi danno un posticino, pure piccolo, io me lo piglio. Sono fatto così”. Poco più in la, in lacrime, disperata, la passionaria rubra Graziela Castro Cordòn che, avvolta con una bandiera cubana, grida “como puedes hacer esto comandante Lanfranco. A mi che soy la tuya rivoluciòn. Ya no me quieres mas, tu amas mas Sara. Come puede. Yo soy na freca più coccas. Yo soy la compagnera de le compagnere. Come puoi farlo, a me che ho rischiato anche di far eleggere Mastro Pinocchio con i miei voti, pur di essere la sinistra della sinistra di sinistra”. Dietro di lui sono esterrefatti i fedelissimi di Gianguido Batista: il caporale Valdo Martì de la Cicogna, pronto ad accorrere in difesa della sedia con i suoi cigni; e Albert Heminguay, il Presidente artista con i suoi barbudos spelacchiados, ex guerriglieri, ex comunisti, ex di sinistra, quelli del “se me lo dicevi prima”, quelli che “se stamo bene noi stamo bene tutti”. Ai lati di Lanfranco Guevara el pueblo de la rivolucion, el pueblo exultantes che grida “Viva viva la Rivolucion. Eviva Lansìones, el nuovo comandante”. Eccoli in armi i più pericolosi. Mirko Bertinotti che guida un folto gruppo di anziani, sono 2 capeggiati da Totò, uno che ha sempre parlato dei lavoratori: parlato. Al suo fianco, ma separato, Mateos Ginaldi, uno dei pochissimi che ci crede veramente, e infatti è l’ultimo della fila. Ecco che arriva l’assessore dei selfie che si avvicina felice : ”Ahora a La Heramo, tenemos el árbol de Navidad, las bolas de luces, los juegos para niños... la fiesta de año nuevo por dormir, esto es la revolución ¿ y il renacimiento, y la resurrección.”
Eccolo. E’ tornato. Con lo sguardo torno, ecco Lanfranco Castro è pronto a togliersi la scarpa per batterla sullo scranno “Se toccate Sara e salvate il nuovo amore del cutarolo qua metto a casino. A me non mi fate girare le bolas che sfascio tutto. La storia mi assolverà”. Davanti alla crisi inarrestabile dei partiti, travolti da un leaderismo sempre più accentuato, e da modelli stanchi e spenti che non reggono più davanti all’esigenze dei tempi veloci, è necessario trovare altre vie per la rappresentanza, a vari livelli. Gianguido D’Alberto ha percorso questa via. E sulla stessa traiettoria c’erano anche Giovanni Cavallari e Mauro Di Dalmazio. Poi è venuto Costantini a Giulianova. Altri seguiranno a breve.
Davanti al tentativo di ricomposizione e di rilancio che sta perseguendo il Sindaco - ultima chance per il centro sinistra teramano - occorrono idee, slanci, disponibilità e non ritorni di fiamma rivoluzionari, simpatici se durano il tempo di una battuta, sempre apprezzabili perché ci ricordano la gioventù, ma fuori posto dopo il quinto minuto. Al Sindaco occorre una mano, non le battute. Alla città occorre una nuova linea di partenza perché quello fatto fino ad ora, dopo i disastri di Homer il distruttore, è troppo poco. Il tempo non è molto. Occorre un nuovo contenitore  che dia spazio, aiuti, promuova le espressioni migliori del mondo del lavoro e delle professioni, della cultura, dell’associazionismo e del volontariato. Occorre una amministrazione, che valorizzi e renda protagoniste le tante persone con una storia e una rappresentatività, in grado di fare qualcosa per Teramo. Ed occorre una vera alleanza. Una alleanza forte ed autorevole, con Italia viva in squadra. Con Cavallari. Con Di Dalmazio. Coi i migliori. E a chi je toccà nun se ‘ngrugni. Teramo viene prima dei piccoli e insignificanti interessa di bottega o personali. In tempi di razzismo montante occorre, subito, una alleanza segnata alle radici dai principi e dai valori della democrazia rappresentativa sanciti dalla nostra Costituzione che si faccia rispettare e che pretenda rispetto. Lanfranco Lancione serve, è utile per questo. Sono certo che ancora una volta si metterà a disposizione della sua città. Teramo.
Leo Nodari

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