Certo che questa volta “Lercio.it” ha veramente esagerato. A tutto c’è un limite. Vuoi fare un pò di satira, va bene. Vuoi fare una battuta per far passare meglio un concetto, ci sta. Ma offendere, denigrare sputtanare una persona no. Dargli dell’ignorante neppure. E che diamine!Scrivere, di una persona normalmente civile, impegnata nel sociale, che normalmente cerca di dare il suo contributo civile, anche in politica, che si è alzato mentre c’era il minuto di silenzio per i morti delle foibe perché… e giù una marea di puttanate inenarrabili su Mussolini, che non c’entrano niente, suscitando pernacchi e indignazione generale, questo non va bene. Affermare che, in pratica, il consigliere Lancione, normalmente simpatico, educato, carino, un pò irascibile, ma da ragazzo, come lo sono io, si è lasciato prendere da una crisi isterica questo non è giusto e non va bene. Ovviamente Lercio si sbaglia. Io ricordo di aver diviso gli scranni del consiglio comunale con una persona civile. Con le sue idee – giuste o sbagliate – ma mai fuori posto e mai fuori senno. Un conto è se Lercio.it scrive che il quasi giovane Matteo spara una marea di stronzate, in pratica passa le giornate a scriverle aggratis, da ignorante bello grezzo, da communista così che nn sbaglia mai, che PolPot, Mao, Stalin erano tutti galantuomini, forte delle verità tutte insite nellasua ideologie, per rivendicare la sua diversità, orgoglioso dello 0,2% del suo partito. La gente ride, scherza, ci ride su. Tutti gli vogliono bene uguale. Un conto è se, Lercio.it , offende il nostro consigliere comunale di opposizione. Di opposizione ai valori democratici, costituzionali e civili. Sono sicuro che tutto ciò che leggo a Praga è viziato dal fatto che sono fuori nazione. Sarà l’orario. Sarà il gulasch. Devo aver capito male. Anche se, in una notizia simile, è relativamente semplice individuare chi aderisce e chi no a un atteggiamento conforme all’essere civile. E non parlo di una cultura condivisa, che proprio non mi piace. Non parlo di uguaglianza di visione davanti alla storia. Parlo di umanità, rispetto, civiltà, valori. Sappiamo da tempo, abbiamo acquisito nella realtà dello storia, che il vero oppio dei popoli èstata l’ideologia, e non la religione. La vera droga, l’odio che ha ucciso, massacrato, distrutto, in nome del niente, sono state le ideologie . Ma queste non possono continuare a celare la verità: il non voler aderire a una commemorazione implica un’approvazione tacita per ciò che è accaduto, negando, nella sostanza, il rispetto per le vittime. Quando c’è un evento doloroso - una morte, un attentato, una strage o qualunque cosa implichi delle vittime - il mondo osserva un minuto di silenzio. Chi si rifiuta di farlo, è sostenitore della controparte: i carnefici. Nell’ultima fase del secondo conflitto mondiale, i massacri delle foibe causarono tante vittime nella regione carsico - istriana . Non possiamo più negare che quella delle foibe fu una tra le pagine più terribili del Novecento per il popolo italiano, ed è giustoonorare la solennità della “Giornata del ricordo” che tiene vivo quanto accadde a quelle persone in una zona oggi a cavallo tra Italia, Croazia e Slovenia. E’ importante ricordare, almeno una volta l’anno, che i morti non hanno colore, ogni persona uccisa ha la sua storia, ed è uguale, con pari dignità di vittima. Ebrea, palestinese, nera, bianca. Dobbiamo sempre ricordare che le divisioni non pagano mai e portano a nuove divisioni. Dobbiamo sempre ricordare il senso della sofferenza degli ebrei, dei polacchi, degli zingari, degli omosessuali. Ma anche degli ucraini massacrati da Stalin, della carneficina dei khmer rossi cambogiani, degli stermini della Cia in centroamerica, delle stragi degli argentini “desaparecidos”, degli scempi siriani contro i bambini e le donne kurde. Ma anche le stragi quotidiane figlie del capitalismo che azzanna gli stati in centro africa come anche il Venezuela dove 40mila persone sono morte per fame e senza medicinali nel silenzio complice dell’europa e degli americani. Come delle popolazioni giuliane, dalmate, fiumane e istriane, se vogliamo stimolare una vera, reale, onesta riflessione sulle forme di governo distanti dal rispetto dei quei Diritti Umani . I giorni della memoria dunque, dovrebbero essere prima di tutto la coscienza delle responsabilità. I giorni della memoria hanno senso, solo quando sono il risultato di una maturazione storica, di una coscienza collettiva, sia dei propri errori che delle proprie sofferenze. Altrimenti ridurremo queste commemorazioni ad una clava politica per populismi da due centesimi al chilo. E non meritano questo nessuno dei commemorati.
Anzi, per essere più chiari non dovremmo neppure stare qui a scrivere che le morti non hanno colore, che le vittime delle foibe meritano il rispetto ed il ricordo, al pari di tutti coloro i quali hanno perso la vita in seguito alle grandi tragedie del ‘900. Che è giusto conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani , e di tutte le vittime delle foibe, oltre che dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati . Che non dovrebbe più esiste il negazionismo. Che la memoria da sola non basta. Ci vuole la coerenza e la coscienza di chi vuole che la verità venga riconosciuta ad ogni costo. Che, è vero, la memoria delle vittime delle foibe continua ad essere taciuta nelle aule delle nostre scuole, e “negata” da chi, ironia della sorte, si è tanto battuto per fare approvare anche in Italia una legge contro il “negazionismo”. Che ricordarsi di tutta quella povera gente , 10, 100, 1000, 10000 persone, non importa, è un dovere nazionale. Minimizzare, negare, giustificare il tutto , è semplicemente aberrante . Non ci sono morti degne e morti indegne. I morti non hanno colore o appartenenza. Restiamo umani.
Leo Nodari