Eccomi! Sono proprio io. Sono Tafazzi. L’italiano medio. Mentre scendo da Bologna a Pescara su una cabina di Frecciarossa vuoto, penso come mi abbia rappresentato bene il mattatore della commedia all’italiana. Cento costumi, ma sono sempre io, sempre lo stesso. Campione di trasformismo.Intrallazzatore pezzente. Prepotente con i deboli e servile con i potenti. Mendicante di qualche privilegio. Sono il medico disposto a tutto. Sono l’avaro meschino, pronto a tutto per un euro in più. Il maestro approfittatore. Il censore moralista ma peccatore. Il vedovo pieno di debiti che spera nella morte della moglie. Sono il marchese del grillo, “Io so io e voi…”. Se fosse vivo Albertone oggi sarebbe il viaggiatore che il treno infetto che viene dal nord dove regna il bubbone non lo prende.Non viaggia. Non si muove. E’ in attesa di ordini per accendere il cervello. E’ così, lo ammetto, la psicosi collettiva da coronavirus mi ha fatto tana. Mi ha messo a nudo. Sono l’essere schifoso che accaparra la pasta se c’è l’influenza e che gli altri si arrangino. Sono l’animale, la bestia che fa “caching”. Sono l’essere imbruttito e terrorizzato chenon vuolesapere come vanno le cose, sono divorato dalla paura preventiva, non voglio vedere la realtà, non voglio conoscerla, non voglio agire su di essa. Aspetto che la Durso mi dica cosa fare. Sono il deficiente ambulante, e mi rifiuto di capire che il virus che tanto mi spaventa è, in questo momento, assai meno pericoloso di qualsiasi tipo di influenza in circolazione ad ogni inverno. Vogliocontinuare a riempire il carrello di inutili vivande, pensando di fare la cosa giusta, con la scusa dei figli. Che mi vedranno comportare da bestia, e in futuro si comporteranno da bestie. Sono Tafazzi, che, senza merito alcuno, aveva una ricchezza immensa e, senza merito, poteva contare su una risorsa eterna. La storia, l’arte, il mare, la montagna, il cibo, il vino. Beni che tutto il mondo mi invidiava. Beni che ci hanno sostenuto e arricchito in questi anni di zozzerie, ruberie, corruzione, ladrocini a manbassa, sprechi, decenni di corruzione mentre io, Tafazzi, restavo con gli occhi chiusi, la bocca tappata, e le orecchie ben siliconate. Sperando che qualche briciola scivolasse anche in tasca a me, che sono un vile, servo, un vero uomo di merda.Beni che ci hanno resi la nazione più bella del pianeta nonostante noi. Una volta anche la più visitata. Tesori della terra, resi migliori dalle nuove generazioni dopo decenni di lacrime e sangue dei loro genitori; fortune di chi ha saputo fare turismo e commercio, esportare e creare ricchezza e lavoro con tutto il genio italico. Oggi sto rischiando che tutti questi beni, il turismo, l’enogastronomia, l’arte, lo spettacolo vengano rovinati da una paura senza senso. Con danni all’economia che sono e saranno pesantissimi. Del resto sono Tafazzi, l’ignorante e presuntuoso italico ben noto ai più. Ignora Tucidide, la storia, Atene e la paura della peste che la bruciò. Ignoro Boccaccio e il Decamerone e la sua descrizione della peste “ad uccidere ancor di più era lo sbigottimento delle genti”. Ignoro Ariosto , l’Orlando furioso e il suo “hebbe la morte per la paura che’ hebbe de la morte”. Ignoro Manzoni, i Promessi sposi, la colonna infame, e già nel ‘600 il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità , l'avvelenamento sociale dei rapporti umani, l'imbarbarimento del vivere civile che è il pericolo più grande, e … “che la peste delle bande alemanne non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia.”. Sono Tafazzi, io vivo in poltrona alzandomi la mattina per aspettare la sera, ascolto solo la Durso e Maria, vorrei essere un tronista, menefrego di tutto, vivo come un’ameba, se mi dicono Siria non so neppure dove sia. Qualsiasi cosa per me non è importante. L’ignoranza è la mia forza, l’hanno detto pure a Sanremo.Sono Tafazzi, perché dovrei reagire se a distanza di secoli, per colpa di qualche idiota allarmista, c’è una psicosi a tappeto che non risparmia viaggi, spostamenti, attività, commercio, teatri. Perché dovrei se a me non mi interessa. Tanto io non ci vado. Ristoranti vuoti. Bar deserti. Voli cancellati, prenotazioni svanite anche per Pasqua. Tanto io sto a casa. Il nostro Paese di fatto oggi è considerato l’epicentro europeo dell’epidemia ?La nostra immagine è rovinata e lo sarà per un bel pò di tempo ?Nonmenefrega, non ho manco capito de che stiamo a parlà. Abbiamo superatola camorra di Napoli e l’immondiziadiRoma, poi l’acqua alta a Venezia. Oggi diamo l’immagine di un Paese lazzaretto d’Europa, quando invece non è così.C’è una perdita di almeno 25 miliardi di euro ?C’è lo stop all’ingresso dei nostri cittadini in moltissimi Paesi del mondo con un danno senza precedenti ?Nonmenefrega, non ho manco capito de che stiamo a parlà e comunque nonmenefrega. La Juve passa in Champions ? Questo è importante per me.Tutto questo perché due virus viaggiano paralleli oggi in Italia, uno biologico, il coronavirus. L’altro è il virus della paura. Fatto di chiacchiere, impressioni, reazioni emotive, paure. Quest’ultimo sta dilagando molto più velocemente del primo, contagiando un numero di persone enormemente più elevato di quello toccato dal virus biologico, di tutte le età e condizioni. Si tratta di un virus pericoloso. Capace di diffondere il panico, di paralizzare gli sforzi necessari a contenere la diffusione dell’«altro» virus biologico, di dilatare gli effetti sull’economia. Incubo dell’imprevisto e dell’ignoto,angosce, reazioni emotive oggi sono il virus più pericoloso. S’impone la necessità di addomesticare la paura nei confini della nostra cultura, operando secondo ragione. S’impone la necessità di rimanere umani. Questo i tanti Tafazzi non lo possono capire. Lo so.
Leo Nodari