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MALENUOCEREOra che sappiamo qual è la paura di vedere i nostri figli,  e noi stessi abbandonati al pericolo di una sorte potenzialmente fatale, forse potremo riflettere sulle molte sciocchezze che abbiamo detto in questi anni a proposito delle masse enormi in fuga dalle guerre o dalla fame. Ora che anche noi abbiamo svuotato i supermercati, litigato in farmacia per amuchina e mascherina, comprato l’ultima bottiglia d’acquaimprecato contro il lombardo, maledetto il foggiano, magari possiamo capire meglio perché non c’è regola, blocco, minaccia dissuasiva, che possa fermare qualcuno che teme per la sua vita e quella della sua famiglia.Quanti di noi sorridevano beffardi, e non credevano che il mostro sarebbe arrivato, mentre, con arrogante superbia, godevano nel vedere l’antipatica Cina in ginocchio? Quanti di noihanno sorriso mentre, forti solo di una gretta ignoranza, si diceva che la colpa era di chi mangiava topi morti e serpenti?Quanti di noi continuavano a sorridere, tra spritz e cocaina, mentre eravamo già dentro il vortice, ma non volevamo rinunciare a niente. E non avevamo capito niente. State calmi dice la Durso, ma chiudo le scuole. State tranquilli dice Maria, ma blocco metà del paese. Fate i bravi dice uno dei 7 virologi di stasera. Fate i buoni dice il virologo Malgioglio. Quasi a non voler disturbare. Mentre non c’erano più posti letto per tutti. Poverini e poveretti i giovanettidicono all’isola, come faranno senza ubriacarsi. Mentre occorreva l’esercito.Chiudo le scuole 3 giorni perché non è grave dice zia Mara. Poi le chiudo 7 giorni perché è tutto a posto dice la tettona. Poi 15 giorni perché è tutto sotto controllo, dice Sgarbi. Ora 1 mese, ma non è niente la nuova starletteBurioni. Quando lo farà il medico se sta sempre in tv ? Sarete tutti promossi dice il politico ruffiano. Come se il problema fosse quello. Oggi quel sorriso si è spento mentreBruno Vespa ci spiega come ha fatto il virus del serpente, che ha mangiato il topo, ad arrivare fino a noi. E ci attende un periodo di silenzio, a luci basse, chiusi in casa. Nei giorni della quaresima. Quaresima, tempo diriscatto, di purificazioneChe parola sconosciuta. Penitenza. Rammaricarsi. Pentirsi. Ma che parole sono. Noi non le conosciamo più. Fermarsi a riflettere. Chinare il capo. Ma chi noi. I super potenti con il cellulare super veloce? Noi che ce freghiamo di tutto e di tutti, che ce ne fregiamo delle regole. Noi che corriamo verso il treno come le scimmie impaurite davanti al fuoco. Noi che prima gli italiani, poi prima i lombardi, poi prima i milanesi. Perché, in fondo, quello in cui crediamo veramente è stato sempre e solo “prima io e fanculo tutti” .Ora, davanti ad un nemico invisibile,non ci resta che, chinare il capo. Perché, quando, tra un mese,tutto sarà finito, nulla vada perduto di questa esperienza di solitudine, di silenzio, di sofferenzaStiamo attraversando un momento difficile, strano, inaspettato. Siamo stati colti in contropiede. Nessuno di noi avrebbe potuto prevedere il momento attuale. Ci sembra un brutto sogno. È proprio vero? Che cosa sta accadendo? Chi è il nemico da imprigionare, uccidere, sopraffare?Dobbiamo mantenere la calma, essere pazienti, intelligenti, misericordiosi per poterci difendere con le poche armi che abbiamo a disposizione. Dobbiamo obbedire con fiducia assoluta a ciò che ci viene ordinato. Anche quando non ne siamo convinti, anche quando, per pigrizia, abitudine, negligenza o altro, ci verrebbe da fare diversamente. Come ci ricorda don Maurizio Patriciello, tutto deve essere fatto per amore. “Solo per amore”. Per amore non ti abbraccio, per amore resto chiuso in casa. Per amore non scappo via dalla mia regione. Per amore limito i miei impegni. Se serve a limitare il propagarsi di questo fastidioso, inopportuno e pericoloso nemico.

Questi giorni di quaresima ci insegnino, almeno, che siamo tutti sulla stessa barca. Siamo tutti uguali. Tutti fratelli. Anche se questo ci crea smarrimento. Il male non distingue ricchi e poveri, bianchi e gialli. Si spande silenzioso e basta. Solo la nostra superbia, il nostro ignorante pregiudizio, solo il nostro arrogante senso di superiorità ci aveva fatto credere che a noi, mai a noi, sarebbe potuto accadere ciò che accadeva ai cinesi che mangiano topi vivi e serpenti. Per questo abbiamo capito in ritardo che non dovevamo farci trovare a ballare nella movida, a cena nella festa aziendale, mentre il mostro arrivava. Così oggi, in ritardo, dopo aver smontato la sanità pubblica, incapaci di costruire ospedali in 10 giorni, ci accorgiamo di avere bisogno di tempo. Quel tempo che pure avevamo avuto dal giorno del primo focolaio. Mentre eravamo già dentro ma ci rifiutavamo di crederlo, perché un conto erano i cinesi mangia topi, e un conto noi, sprizzino e panino. Eppure come fare era già stato detto e scritto in Cina. Le misure imposte devono essere seguite, da tutti, alla lettera perché le misure di contenimento reattive di un contagio sono molto meno efficaci di quelle preventive per contenere una crisi. Che riguarda tutti. Che necessita di una catena di solidarietà nuova nella quale ognuno ha la sua parte. Contro ogni fatalismo. Per un tempo che non sarà breveScoprendo l'inutilità di moltissime cose e la grandezza di poche.

Leo Nodari