SignorSindaco, Signor Presidente del Consiglio, buongiorno a voi.
non vi vorrei essere camicia, e spero non vi appaia troppo irriverente e irrituale inviarvi una lettera pubblica. Sono un cittadino italiano. Come tutti colpito dalla situazione inattesa venutasi a creare. Come tutti rispetterò le regole stabilite dal Governo. E non me ne dolgo. Come tutti leggerò un libro in più, guarderò due film in più, ascolterò tanta musica, finalmente metterò in ordine il pc. Come tutti chiamerò gli amici, attendendo di riprendere la mia attività, che si è completamente fermata. Come tutti i veri italiani, in questo momento di grave emergenza nazionale, sarò adisposizione per aiutare le persone colpite, perripartire insieme e per intravedere la strada verso un futuro possibile e sostenibile.Però, al contrario di una parte del Paese iper garantito, qualsiasi cosa succeda e qualsiasi cosa gli succeda, io sono un “invisibile”. Sono uno dei tanti invisibili che vive del proprio lavoro e deve lavorare per vivere. Ma non sono uno dei personaggi di Italo Calvino. Sono un commerciante, ristoratore, barista, artigiano, uno del vasto popolo delle partite iva. Siamo tanti. Tantissimi. Milioni di italiani. Ma sembriamo, tutto d’un tratto, essere diventati invisibili. Anche se la lista si allunga, man mano che passano le ore, man mano che il Paese si ferma, man mano che siamo costretti a chiudere. E siamo tutti in difficoltà.Da qui l'appello all'amministrazione comunale affinché chieda sia a Roma che alla Regione alcune cose. Poche cose. Ma essenziali. Non ci serve Mister Wolf: chiediamodi avere veramente lo sgravio dei contributi previdenziali e assicurativi (INPS e INAIL), di avere veramente lo sgravio totale dell’IRAP nonché dell’IRPEF, e una moratoria sulla oramai prossima IVA.Gli sgravi fiscali, e le agevolazioni sui tributi, sono fondamentali per la sopravvivenza delle nostre attività. Non vogliamo promesse, vogliamo fatti. Oltre al - già promesso - credito d’imposta finalizzato alla ripartenza delle piccole imprese. E’ fondamentale inoltre, facilitare e quindi estendere l’applicazione della cassa integrazione alle piccole e medie imprese di commercio, ristorazione, artigianato, mondo della cultura e dello spettacolo. Questi settori, infatti, risentono più degli altri dello “stop” imposto al Paese e, a loro volta, del crollo del comparto turistico, specie dopo l’ultimo Decreto. All’amministrazione comunale chiediamouna moratoria di almeno 1 anno sulle tasse; la sospensione dei termini delle cartelle esattoriali; rendere gratuiti i parcheggi e riaprire la ztl (come a Roma) per elaborare un piano di gestione della crisi e di ripresa e rilancio economico della città. Fatti non promesse.
Noi invisibili abbiamo già conosciuto l’insufficienza degli strumenti di sostegno al reddito adottati per il terremoto, nonché l’eccessiva complessità nei meccanismi di erogazione dei contributi.
Gli strumenti messi in campo ieridalle istituzioni non sono sufficienti, a tamponare l’esigenza di liquidità quotidiana (acquisto beni di prima necessità).Considerano solo le obbligazioni di natura patrimoniale (i mutui) assunti dai commercianti,o operatori di altri settori interessati dal blocco, a seguito degli investimenti operati nelle rispettive attività.
Detti strumenti, peraltro, non solo vanno rimodulati - partendo dal presupposto che tutte le persone e le aziende, a prescindere dalla misura del danno materiale che hanno subito, hanno ed avranno bisogno di aiuto per resistere ora, e prevedendo quindi forme di sostegno al reddito per i titolari di attività industriali, artigiane, commerciali e professionali, almeno fino al raggiungimento di livello di reddito in linea con le medie di settore e consentendo alle famiglie di avere un vita dignitosa - ma, ancora una volta hanno il difetto di essere alternativi tra loro (ovvero non cumulabili). E secondo lo schema rigido di Gualtieri, di essere legati a requisiti troppo restrittivi. Alcuni provvedimenti di aiuto approntatiieri dal Governo – per il momento - di fatto immobilizzano lo slancio verso la ripresadi una vita normale,inducendo una sensazione di incertezza ed abbandono che indebolisce lo spirito di iniziativa necessario per non mollare. Invece abbiamo bisogno di certezze. 27 miliardi, forse 12 subito, poi vediamo, l’iva si, forse no, 15 miliardi dall’Europa, ma non subito. Nessuno perderà il lavoro, intanto fermi tutti. Bene ma chi paga ? E’ come se a tutti i lavoratori costretti a chiudere o impossibilitati a lavorare - e non retribuiti - comunque fosse lanciato un messaggio di immobilismo, invece che di sostegno ad una rapida rinascita. Abbiamo bisogno di certezze. Subito. Voglio restare a casa. Voglio chiudere. Voglio fermarmi, ma questa sera chi paga la cena, l’affitto, la luce, chi paga i miei dipendenti ? Non è chiaro.
In questo modo non è possibile canalizzare le energie verso il futuro.Mentre la sofferenza, la rabbia, la voglia di riaprire, il desiderio di ricominciare dellanostra popolazione potrebbe divenire il carburante per la ripresa. Certo siamo all’inizio. Certo si potrà rimediare. Certo si faranno modifiche. Certo deve ancora entrare in campo l’Europa. Ma è mio obbligo dirVi che gli strumenti di sostegno al reddito messi in campo fino ad ora (anche se fossero 25 miliardi) non bastano. Ne occorrono 70. Le criticità sopra evidenziate, disincentivano le individualità più dinamiche, ovvero i soggetti che vorrebbero ripartire subito dopo il 3 aprile e comunque quando si potrà, riprendendo una qualche forma di attività. Per tutti vi è un timore di fondo rispetto alla fase di ripresa che dovrebbe avvenire dopo Pasqua, o dopo il 1 maggio. Perché rispetto a questo fino ad ora non vi sono indicazioni in ordine ad eventuali strumenti di integrazione del reddito, che tengano conto del prevedibile calo di fatturato, considerato quanto sono importanti questi due periodi per l’economia cittadina.Infine non vanno trascurate tutte le difficoltà di natura logistica che andranno ad interessare le attività in fase di riavvio, sia con riguardo ad eventuali costi aggiuntivi delle forniture, sia relative alle obiettive difficoltà connesse all’esercizio delle attività lavorative per la paura che continuerà a serpeggiare. Penso al mondo della ristorazione, del turismo e del mio mondo dello spettacolo dove è tutto fermo e resterà fermo in attesa dell’estate.
Vi scrivo perché sono convinto che questa situazione di emergenza potrebbe trasformarsi in una grande opportunità. Non tutto il male viene per nuocere.Ma tutto questo ha bisogno di sostegno rapido e concreto da parte del Governo locale e nazionale. Gli invisibili ci contano.
Leo Nodari