• CANTORO
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

MOROALDO16 marzo 1978, ore 9, via Fani: che ci faceva il colonnello dei servizi Guglielmi in Via Fani ? 16 marzo 1978, ore 9, Via Fani: che ci facevano due uomini del Sismi, su una moto Honda, con mitraglietta in mano ? 16 marzo 1978, ore 9, Via Fani: che ci facevano due uomini della Cia dentro una 128 ? 16 marzo 1978: è un giorno speciale, quello, si dovrà varare il nuovo governo Andreotti che godrà dell’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano, alchimia parlamentare tutta italiana che proprio in Aldo Moro ha il suo mentore principale, convinto com’è che solo l’unità nazionale possa far uscire il paese dalla crisi più socio-economica che politica. Non sono stati giorni facili per l’onorevole Aldo Moro. Lo scandalo Lockheed ha prodotto un’eco fortissima che ha coinvolto lo statista democristiano, accusato neanche troppo velatamente di essere il famoso “Antelope Cobbler”, nome in codice del collettore tra governo italiano e il colosso americano fornitore degli aerei. Ne era uscito soltanto tirando fuori gli artigli. “Non ci faremo processare nelle piazze!”  16 marzo 1978: tanti interrogativi senza risposta, tante domande che si ripetono a distanza di 24 anni : dieci processi, tante condanne, 5 agenti uccisi, segnalazioni di attentati ignorati, depistaggi su più fronti, coinvolgimento di soggetti esterni, complicità dei servizi deviati, massoneria e balordi, l'accelerazione del progetto di morte. Tutto uguale. Solo, se scrivo documenti delle BR trovate in via Gradoli (Roma) e via Montenevoso (Milano) sto parlando del caso Moro. Se parlo di una agenda rossa in mano ai carabinieri, poi sparita, sto parlando di Borsellino . Tanti interrogativi senza risposta. Che ci facevano  i capi delle BR in un condominio in via Gradoli di proprietà dei servizi segreti ? Che ci faceva un’auto dei servizi segreti fissa sotto un anonimo condominio di via Gradoli, dove fu trovato il covo delle BR romane ? Davvero un giovane Romano Prodi venne a sapere da una seduta spiritica di cercare Aldo Moro a Gradoli ? Solo per caso Cossiga affidò la “commissione speciale” a uomini iscritti alla P2 ? Perché nell’appartamento dell’agente della Cia Steve Pieczenik - membro del Comitato Speciale di Cossiga- furono ritrovati dei comunicati mai trasmessi delle BR ? Chi li scriveva ?  Si cerco di salvarlo o fu tutta una tragica farsa come sosienne la famiglia ?Quale fu il ruolo del facoltoso neo fascista Gennaro Mokbel - che affittò l’appartamento di via Gradoli – molto vicino della banda della Magliana ? Dove fu tenuto Moro se non in via Montalcini, visto che c’era della sabbia sui suoi vestiti ? Queste sono solo alcune delle tante domande che ci fanno dire che, a 42 anni dal rapimento e dall’assassinio di Aldo Moro, la vicenda è ancora oscura.  La verità sul sequestro e sul suo omicidio è stata largamente accertata. Il presidente della Democrazia Cristiana fu rapito dalle Brigate Rosse, un’organizzazione terroristica di estrema sinistra che voleva innescare una rivoluzione comunista. Inizia l’attacco al cuore dello Stato.  Fu tenuto prigioniero per 55 giorni in un appartamento in via Montalcini, a Roma. Il governo rifiutò qualsiasi ipotesi di trattativa con le BR e fu sostenuto nella sua scelta dalla maggioranza dei partiti, dei sindacati e dei grandi quotidiani. Quando le richieste dei sequestratori non furono esaudite, i brigatisti Mario Moretti e Germano Maccari uccisero Aldo Moro con undici colpi di arma da fuoco. Il corpo del presidente della DC venne ritrovato alle 13 del 9 maggio 1978 nel bagagliaio di una Renault 4 rossa parcheggiata in via Caetani, a pochi passi dalla sede del suo partito. Eppure, secondo una credenza largamente condivisa, non è questo quello che accadde nei 55 giorni del sequestro: la cosiddetta “verità ufficiale” sarebbe come minimo incompleta e al peggio profondamente lacunosa. Le BR non avrebbero agito da sole e i “reali mandanti” del delitto non sarebbero ancora stati scoperti. Come ha scritto il giornalista Andrea Colombo nel suo libro Un affare di stato, “il rapimento Moro nasconde trame imperscrutabili che coinvolgono praticamente tutti gli attori in campo sul teatro italiano e mondiale: la CIA, la Stasi, i servizi segreti cecoslovacchi, il Mossad, la P2, i servizi italiani deviati, Gladio, lo IOR vaticano, un misterioso servizio supersegreto detto “anello”, la mafia, la ‘ndrangheta, la banda della Magliana e i palestinesi”. E’ molto importante raccontare questa storia a quelle giovani generazioni che vogliono conoscere la storia del nostro Paese. Importante, ma difficile da Ma. la strage, e il rapimento di via Fani, è solo l’inizio di una storia enorme. L’allora presidente della Dc fu rapito e l’Italia da quel giorno non fu più la stessa. Per un Paese spesso considerato immobile, immutabile, e paralizzato da “poteri forti” e “super caste”, il 16 marzo del 1978 segnò definitivamente un punto di non ritorno. Quel giorno, quella mattina, l’Italia cambiò per sempre, non fu più la stessa Dal 17 marzo al 9 maggio del 1978 l’Italia fu come spaccata in due parti. Da un lato la classe politica assolutamente incapace, balbettante, impreparata e soprattutto disunita nel tentare di salvare Aldo Moro e dall’altra parte il popolo disorientato e scosso quasi ammutolito davanti alla drammatica “rappresentazione teatrale” del martirio di un uomo mite come l’allora presidente della Democrazia Cristiana. Inutile sperare di ottenere la verità. I processi sul sequestro Moro e le commissioni d’inchiesta non hanno mai chiarito i tanti interrogativi, le imbarazzanti mancanze e soprattutto il vergognoso silenzio dei nove brigatisti che parteciparono al blitz di via Mario Fani. Tutti i brigatisti furono sepolti sotto una raffiche di ergastoli, ma restano i misteri, buchi neri, che circondano quei drammatici 55 giorni che cambiarono la storia dell’Italia. Sono successi dei fatti che hanno lasciato e lasciano perplessi in questa storia dai grandi misteri che circondano quei 55 giorni di prigionia. È facile argomentare che nessun singolo episodio della storia italiana abbia mai attirato così tanta attenzione. È probabile che il minuzioso approfondimento svolto abbia pochi eguali in tutto il continente. Ancora nel dicembre del 2017 la Commissione Moro-2 scriveva in una delle sue relazioni “nonostante i tanti anni trascorsi dai tragici avvenimenti [permane] una mancanza di verità rispetto a aspetti importanti della vicenda” Nei 42 anni trascorsi dal sequestro, storici, giornalisti e teorici del complotto hanno percorso ogni sorta di pista o traccia, l’una in contraddizione con l’altra, uniti soltanto dalla certezza che la verità di quella vicenda sia ancora in larga parte celata.

Leo Nodari

leonodari