“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, e non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia”
Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbattè su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del paziente zero, i monatti, don Rodrigo, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria.Uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e forse ancor più Boccaccio, è l’avvelenamento dei rapporti umani. Ora la paura del contagio è palpabile. Le strade si sono andate progressivamente svuotando. Il coronavirus è qui! Proprio qui! Occorre chiudere la città. Occorre chiudere le scuole. La Regione dice che occorrono le mascherine. Poi un’ora dopo ci ripensa, non occorrono più. Anche perché sono finite e non si sa dove trovarle. E’ urgente chiudere i locali dove si incontra la gente. Occorre chiudere per virus, e vivere isolati dal resto del mondo. Vite in sospeso in attesa di conoscere che ne sarà del loro futuro. Solo lo spaccio della droga continua a piazza Garibaldi e alla stazione di Roseto. Fare una previsione è impossibile. Però il team multidisciplinare dei sistemi complessi dell’Università di Genova scrive che il picco si avrà tra il 23 e il 25 marzo. Pochi giorni. Forza, solo pochissimi giorni. Certo, manca la vivacità tipica di queste prime giornate di primavera. Certo, mancano i week-end con i momenti piacevoli, da godere. Certo, si è ha lasciato spazio ai dubbi e alle incertezze. Mi manca tanto, tantissimo, la pizza di Baffetto. Certo mi mancano tantissimo i supplì della “Formula uno”. E’ vero, vie e piazze deserte creano uno scenario a tratti irreale. E’ vero, i genitori tremano per i figli. Ma noi siamo più forti. Noi siamo italiani. Edobbiamo pensare positivo, scoprire che il bene più prezioso che possediamo è il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. L’istinto atavico,quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile, è quello di vederlo ovunque.Lo vediamo nell’anziano che tossisce al supermercato. Lo vediamo nel povero che non si riguarda. Non parliamo poi dell’immigrato che proprio non si deve avvicinà. Lo vediamo nel vicino di casa che esce troppo. Nella tabaccaia catarrosa che non ci vado più. Nel signore cafone che prende la frutta senza guanti. L’infetto è ovunque. Il pericolo è quello di guardare ad ogni nostro simile come ad una minaccia, come ad un potenziale aggressore. Tutti, tranne me, possono essere gli untori. E così tutto ci appare diverso. Triste. Negativo. Invece solo la fiducia, la speranza, certezza che, stando a casa, rispettando le regole, anche questa sta per finire, è la nostra forza. Bisogna sconfiggere il coronavirus – 19. Ma anche il virus della sfiducia. Si, è vero, Il coronavirus apre le porte dell’Italia alla recessione e le conseguenze economiche saranno pesanti. Si, avremo delle difficoltà. Si, qualcuno non ce la farà a rialzarsi. Si, c’è la concreta percezione di un vero e proprio blocco dell’economia. Si, i primi provvedimenti del Governo sono insufficienti. Si, in Europa si è aperta una guerra economica che durerà per molto. Si, è chiaro a tutti chein discussione è l’intero modello di sviluppo globale, le gerarchie di mercato della globalizzazione reale.Si, è vero, l’epidemia di Coronavirus ci manda a dire che siamo davanti ad una gravissima crisi sanitaria. La nonno, la zia, la mamma delle semplici famiglie italiane, il pubblico della nota virologa Durso, le fans di Maria, le fedelissime della condannata (per pubblicità occulta) zia Mara, ma anche tutti i papà, che a me datemi il calcio e una birretta e non voglio sapere altro, nel vedere i loro figli in pericolo, concreto pericolo, si accorgono quanto sia stato ingiusto finanziare la sanità privata e tralasciare il pubblico. Tutti scoprono ora quanto sia importante una sanità pubblica forte, con cura pubbliche ed eguali per tutti, soprattutto per i più deboli (a partire dai malati, dai disabili, dagli anziani, dai bambini).Molti capiscono oggi quanto sia stato colpevole il loro disinteresse, il loro silenzio colpevole, leggendo che sarà il cartello farmaceutico privato Big Pharmaa scoprire un farmaco adatto, che lo farebbe pagare a caro prezzo e ricatto. Quanto sia stato delittuoso fare della ricerca scientifica, la Cenerentola degli investimenti. Anche se la Durso non ne ha mai parlato. Ma, comunque, neanche gli altri di strillo tv. Abbiamo, tutti, imparato molte cose in questi giorni. Per questo io penso positivo. Mentre gli straordinari operatori sanitari, i fantastici uomini in divisa, le ragazze bellissime della protezione civile, del volontariato e della Croce Rossa, sono in prima fila per fare muro, per noi, il Paese si accorge che dei ciarlatani che strillano in Tv e dei monatti manzoniani dei vari partiti che magnano raccontando stronzate non sappiamo che farcene. E questo mi fa essere positivo. Mentre sotto il caldo e sotto il freddo meravigliosi imprenditori e operai italiani stanno costruendo un nuovo ospedale in 10 giorni alla vecchia Fiera di Milano ci accorgiamo che di chi sa solo criticare,per farsi notare, non sappiamo che farcene. E questo mi da fiducia.Ci siamo accorti che in Italia c’è il capitano Gennaro Arma e non solo Schettino. Ci sono persone che donano impianti di respirazione e non solo quelli che speculano sulle mascherine. C’è un popolo che sa stare ordinatamente in fila e non solo i tristi accaparratori seriali. C’è un popolo che sa rispettare le regole e sono pochissimi i tossici e i balordi che si sentono vivi solo nel disordine. Ci siamo accorti che c’è un tricolore che amiamo il bianco, rosso e verde, e sono pochissimi i disfattisti, negativi, che lo sarebbero comunque. E questo mi da speranza. C’è un’Italia bella, pulita, solidale. C’è un’Italia perbene che sa di poter contare sulla propria forza e volontà, un’Italia che sa cosa fare, chedegli appellisu richiesta, scontati, falsi e ambigui di presunti vip non sa che farsene. Ora, adesso, subito l’Italia ha bisogno solo della intelligenza e forza degli italiani. Abbiamo bisogno del cuore e coraggio degli italiani. Abbiamo tutti bisogno di pensare positivo. L’Italia ha bisogno di noi. E noi ce la faremo. Anche perché solo così potrò tornare presto a mangiare un buona pizza . Solo così potremo darci gli auguri di persona per la santa Pasqua, di speranza e risurrezione, dopo aver conosciuto il valore della croce. Solo così tutta Teramo e tutta l’Italia potrà ritrovarsi in piazza per un grande 1 maggioa base di musica e virtù. Tutti già ci accorgiamo di essere un po’ migliori. Tutti già sappiamo che la prova potremo superarla diventando un po’ migliori. Ripartiremo. Tutti. E ogni incubo sarà solo un ricordo.
Leo Nodari