Avrei potuto intitolare questo articolo anche così: “Mo ha da passà ‘a nuttata”. Il grande Eduardo De Filippo, nel terzo atto della commedia Napoli milionaria!, fa dire al medico che ha somministrato il farmaco alla figlia di Amalia e Gennaro, la frase poi divenuta proverbiale: “Mo ha da passà ‘a nuttata. Deve superare la crisi“. Gennaro, poco dopo, ripeterà queste parole per tranquillizzare Amelia. Ogni genitore che abbia avuto figli piccoli,ammalati e con la febbre alta, ricorderà l’ansia delle ore notturne nell’attesa dell’alba che spesso porta la guarigione. Ovviamente Eduardo pensava ad altro: era da poco finita la seconda guerra mondiale e la nottata sembrava senza fine e l’alba lontana. Non posso sapere se il grande Eduardo avesse in mente i versetti del libro di Isaia: “Ho avuto una visione tremenda: la distruzione completa. Verrà da una terra orribile, come un turbine di vento che si scatena nel deserto. Attacca battaglia. Assedia le città. Quel che ho sentito mi ha sconvolto, quel che ho visto mi ha atterrito. Metti sentinelle di guardia.” Nel libro di Isaia, due sentinelle si scambiano la parola d’ordine nella notte, creando un clima di attesa, di sospensione, di paura e di incubo: “Quanto manca ancora all’alba?”. È questa la domanda fondamentale dell’apocalittica. Mentre tutte le città del mondo diventano nemiche e straniere, ognuna con un proprio destino, mentre il ricordo di com’erano fino a qualche giorno fa svanisce, in tutti nasce, cresce, batte la stessa domanda “Quanto manca all’alba?”. Mentre ogni tramonto si fa meno luminoso, mentre un’angoscia si impossessa di ogni casa, mentre la tristezza si spande, aspettiamo immobili che si spanda l’onda di tuono che seguirà al lampo secco di una domanda : “Quanto manca all’alba?”. Questa eterna domanda dell’uomo davanti ad ogni momento buio della storia è destinato a non avere risposte. Lo sappiamo. Eppure l’ansia, pur nella sua normalità, ancora una voltaprende il possesso dalla realtà, perché non sappiamo dare una risposta alla domanda che tutti ci facciamo: “Quanto manca all’alba?”.
Il passo è nel contesto della grande profezia sulla caduta di Babilonia . Un antico poema. Come tutti i libri profetici la sua potenza evocatrice assume una portata universale che va al di la di una semplice lettura storica. Anche Guccini nel 1983 propone una rilettura in musica di quel brano, in un disco bellissimo, non tra i suoi più noti. Qualche volta le sole parole che abbiamo a disposizione per parlare, o le sole che possiamo capire, sono quelle delle nostre mani e della nostra carne. Le parole della lingua non sono buone, né belle, perché le parole disincarnate non sanno dire parole di vita. A volte il senso delle nostre domande si svela subito. A volte molti anni dopo. Altre volte soltanto alla fine della vita, qualche volta mai.Ma la domanda, ad ogni momento di difficoltà o sofferenza è sempre quella di Isaia: “Quanto manca all’alba?” Lo so, è difficile accettare il fatto che non siamo padroni del senso ultimo delle nostre azioni, della nostra vita, della sua direzione e del suo significato. Siamo mistero a noi stessi. Con i nostri super telefonini, con i nostri super pc, le labbra rifatte, le tette finte, dhiusi dentro la nostra apparenza, forti della nostra falsità, protetti dalla nostra ignoranza, ci credevamo invincibili. E invece un piccolo virus cinese, un cazzo di virus che neanche si vede, ci manda nel panico e ci schiude una realtà che non volevamo vedere: le nostre vite sono sempre incompiute. Fragili. Foglie al vento. Siamo costretti a rallentare allora e finalmente a chiedere: “Shomèr ma-millàilah?”.“Sentinella: quanto manca al giorno?”Eccoci allora tramutati in un batter di ciglia in sentinelle di guardia "per tutto il giorno" e per "tutta la notte". Vagando anche chiusi in una stanza. Avvistando pericoli ovunque, diventando voce dentro ognimisterioso, pronti a scoprire quanto resta della notte. Rispondendo, a noi stessi, la sentinella che il mattino viene, ma è ancora notte! Molti iniziano a pregare nella notte, molti riscoprono parole come speranza di Dio, amico, giustizia, amore. Forte è il pianto nelle notti che non finiscono mai. Ma forte è anche larivelazione per uominie donne che avevano perso il cammino, vagavano senza meta, senza scopo, senza senso , sensa gioia, nella loro vita vuota ed ora, invece una certezza ce l’hanno: la notte non è per sempre, l’alba arriverà, anche se è ancora notte. Per molti questi della quaresima sono diventati i giorni della Pasqua: rivelazione, resurrezione e speranza sono i nomi nuovi di questo tempo grigio. Certo, la notte, ha i suoi tempi e non concede nulla al tempo dell’aurora. Neppure un secondo. La notte non chiama il giorno, non accende fuochi per spegnere il buio. La notte non dà risposte che non può dare. Sta a noi sperare, attendere, credere, come tutti, con tutti. I nostri telefonini non possono dare la risposta che cerchiamo ? Non possono darci quella risposta i nostri soldi, i nostri vestiti, i nostri gioielli, per i quali ci siamo venduti e prostituito. Non possono darci forza e speranza tutte quelle cose per le quale abbiamo perso la nostra libertà. Non ha risposte da dare il potente che abbiamo venerato, non ha risposte il corrotto che abbiamo riverito, non ha risposte il vescovo che ha seppellito la croce per poter innalzareil suo io, non ha risposte il traditore che abbiamo servito, non ha risposte l’uomo falso che abbiamo imitato. A loro non resta che continuare a domandare, a tornare, a ritornare. All’improvviso, anche senza volerlo, anche negandolo, ci accorgiamo che solo Dio è il fedele compagno del nostro dialogo notturno. Solo Dio è il compagno e la compagna del tempo delle domande senza risposte. Solo Dio può rispondere donandoci due certezze: che è ancora notte e che l’alba arriverà. La speranza profetica non nega la notte e non nega l’alba. Perchè, mentre abita questa notte, iniziano i primi bagliori del giorno. Questo è il viaggio nei difficili tempi che ci tocca vivere e patire. Questa èla bussola che ci aiuta a ritrovare il senso della giusta marcia che sta per iniziare nuovamente. “Quanto manca all’alba?”non si sa, però intanto potremmo cominciare a chiederci se noi saremo nello squarcio operato nel buio, e contribuiremo ad allargare lo squarcio, o resteremo sempre nel buio.
Leo Nodari