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URBIORBI

“Coraggio, non abbiate paura”. Nei Vangeli troviamo spesso Gesù dice che questa frase. Ogni volta che i discepoli tentennano, non capiscono, hanno paura,  ogni volta che sono posti davanti all’indicibile, all’umanamente impossibile, a un evento che appare incredibile, che sia un sepolcro vuoto, o una tempesta, o a folle senza cibo, lui ripete “Coraggio, non abbiate paura”. E la storia oggi si ripete: nell’avvicinarsi della santa notte di Pasqua, della resurrezione, mentre l’umanità sente il cuore oscillare tra paura e dubbio, tra fede e incredulità ecco un grande Papa prenderci per mano e ripetere: “Coraggio, non abbiate paura”.Nei tempi difficili riscoprire l’umanità perduta, riscoprire il valore dell’amore, della verità, delle cose vere, è un grande dono. Una grazia insostituibile. Francesco lo ha capito, e da grande, unico leader dell’umanità, dei credenti e non credenti, in ogni latitudine, prende la guida del popolo nonostante le sue non buone condizioni di salute. Quello vissuto è stato un evento senza precedenti, destinato ad entrare nella storia. Vedere un Papa pregare e benedire il mondo in una Piazza San Pietro completamente vuota non era mai accaduto. Tutto si ferma, ogni cosa assume un significato secondario, il mondo dell’avanguardia e della tecnologia si riunisce attraverso uno schermo per ascoltare il discorso del papa e tutto questo non può non fare effetto. Una benedizione che vale più di ogni cosa, una preghiera che non esclude nessuno, dal più buono al più cattivo, dalla gente vuota a quella ricca di valori. Non esiste classe sociale alla pandemia, non esiste umorismo, non esiste l’immagine personale che ognuno di noi ha sempre voluto mostrare al mondo, ma esiste solamente la luce della speranza, in contrasto con le tenebre scese sul mondo.Non si tratta più di descrivere la nostra fede in un dio o nell’altro, non si tratta di essere atei o credenti.Un giorno triste e il pensiero non può che andare a tutte le famiglie colpite dal lutto di questi giorni, che ascoltando le parole del pontefice hanno avuto le lacrime agli occhi.E per la prima volta nella storia del mondo, davanti ad una piazza vuota, davanti a molti milioni di spettatori in diretta Rai, trasforma un uggiosovenerdì di quaresima in un momento straordinario di preghiera nel tempo della pandemia.Francesco, in una piazza completamente deserta, prega per il coronavirus prima della benedizione Urbi et Orbi: "Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità". Il mondo si ferma a guardarlo. Piove, piove forte sul sagrato, silente, vuoto, su una Piazza San Pietro deserta. Spettrale. Illuminata solo dai candelabri. Francesco, con tutta la potenza della Croce, che sembra proteggerlo, è in piedi, in silenzio. Titubante nel suo cammino, ma forte come una roccia. Dietro di sé l’immagine della SalusPopuli Romani l'icona bizantina di Maria conservata in Santa Maria Maggiore che lui va spesso a venerare, e il Crocifisso di San Marcello, il crocifisso oggetto della venerazione dei romani che – secondo tradizione - nel 1500 salvò la città dalla peste. Piazza San Pietro, simbolo del Vaticano, simbolo di Roma, centro del mondo, mai come oggi, mai come in questi tempi. Esiste solo il silenzio e il suono delle campane e della speranza in questo momento di oscurità. Il papa benedice i quattro punti cardinali e l’unico suono percepibile insieme a quello delle campane è quello delle sirene delle ambulanze che fanno avanti e indietro, mai impegnate come oggi.Niente di più reale, niente di più triste, niente di più vero. Chi ha un anima non può non rimanere colpito da quello che è successo , mentre chi non ne ha, non può non ritrovarla proprio adesso. Il mondo si rialzerà, ma come dopo ogni evento storicamente rilevante non sarà mai più lo stesso. Non esiste futuro per coloro che oggi non hanno recepito questo messaggio.Il Papa ascolta il passo del Vangelo di Marco che racconta dello smarrimento e della paura dei discepoli quando in barca sono sorpresi da una improvvisa tempesta. Ancora una volta Gesù li rassicura “Coraggio, non abbiate paura”. In un giorno storico, un grandissimo Papa Francesco,fa sue le parole del Cristo che è dietro di lui, e tra carezze e schiaffoni ci rassicura “Coraggio, non abbiate paura”. E lo fa a suo modoDa settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai  richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito ad inquinare il mondo imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, imploriamo. Questo è un tempo di prova, un tempo di scelta. Il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita.Così è il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. Questo, dice ancora Francesco, è il tempo percapireche le nostre vite sono sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste, né nelle grandi passerelle, dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo.Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti.Grazie Francesco. Grazie per le tue parole. Ora ho meno paura. In queste gravissime ore, aggrappandosi anche noi alla croce del Redentore ci accorgiamo, quanto mai, che la nostra fede è debole. E siamo timorosi. Non siamo sicuri. Abbiamo paura. Francesco ci ha indicato la via. Possiamo chinare il capo, e pregare il Signore di non lasciarci in balia della tempesta. Perché come fece sulla barca in pericolo, si giri, ci guardi e, nonostante tutto, nonostante noi, sorridendo torni a dirci “Voi non abbiate paura

Leo Nodari