Più di 5 milioni di Indiani stanno percorrendo le strade polverose del loro Paese, incrociando la morte per fuggire dalla fame. Il gigante americano è in ginocchio. L’Europa conterà 500mila malati e 50mila morti. Benvenuti nell’apocalisse . Benvenuto nei giorni dell’Armageddon. Le città italiane sono deserte. La paura si fa sentire. E’ pandemia. Tutto sembra uguale a pochi giorni fa, poco lo è. Si vive dentro un’aria rarefatta. Dentro una sorta di attesa.Tutti i Paesi saranno colpiti. Eppure per quanto buia possa esser la notte segue un Alba . Dopo Pasqua una lenta riapertura. L’istituto superiore di sanità scrive (in privato) che in Abruzzo non ci saranno più contagi dal giorno 11 Aprile. Una attività per volta riaprirà. I più bravi cercano di sdrammatizzare, dicono di essere “ai domiciliari”, le labbra si increspano in un abbozzo di sorriso, poi si fermano, meglio non esagerare. Ormai è una preghiera. Per molti è anche un modo per riscoprire la famiglia,dare un senso alla casa. Un nemico che non si vede , ma può essere ovunque ci obbliga a vivere una situazione strana che, ha spazzato via la socialità apparente di tante individualità. Ma l’assedio del virus va ben oltre gli aspetti clinici. Questo forzato, e temporaneo, cambiamento ci rende tutti più simili ma anche più lontani. Simili nella paura, nella riduzione drastica di desideri e sogni. Lontani per la paura del contagio e dunque mai come oral’altro è veramente un alterità. Con un ritardo che potrebbe essere non più recuperabile ci accorgiamo che fino a pochi giorni fa ce ne siamo fregati di tutto e di tutti. Ora ci lamentiamo, e strisciamo,alla ricerca della salvezza, senza nemmeno l’umiltà di chiedere il perdono. Abbiamo ignorato ogni grido di allarme prima di oggi. Avevamo inserito nenelle nostre Tv un sistema per fargli cambiare canale ogni volta che venivano usate le parole Africa, India, Cina, fame, malattie, violenze, guerra. Le nostre Tv andavano direttamente sui programmi della Durso che bestemmia in diretta, l’isola del fratello con la virologa Valeria Marini, la nostra consigliori Maria con i suoi tronisti vomitevoli. Serviva la morte per farci ascoltare. Per farci vedere il male che abbiamo seminato. Ora ci lamentiamo. Abbiamo rubato in ogni dove, dalla politica alla amministrazione; abbiamo rubato posti che non meritavamo; abbiamo utilizzato il prossimo bisognoso; abbiamo scelto di prostituirci in modo selvaggio per avere il favore dai potenti di turno, che tradivano il loro mandato in ogni gesto; abbiamo servito in ginocchio vescovi pagati, sciamani devoti solo al loro super io, gentaglia che ha buttato la croce in una fossa , invece che chinare il capo davanti al vero Cristo, in croce, povero, sofferente, bisognoso, malato. Abbiamo dato il culo per un telefonino nuovo. Abbiamo tradito per un vestito nuovo. Abbiamo mentito , sapendo di mentire, per 10 denari. Abbiamo mentito sul lavoro, a scuola, in famiglia. Una, due, cento volte. Siamo stati servi con i potenti e inflessibili con chi meritava misericordia . E non siamo pentiti. Eppure, che prima o poi sarebbe arrivata una pandemia qualcuno lo diceva da anni; Bill Gates, 5 anni fa, lanciò un appello ai governanti perché tagliassero le spese militari e investissero nelle strutture sanitarie e nella ricerca. Invece oggi abbiamo ottimi bombardieri, sommergibili, carri armati, caccia, cannoni, ma scarseggiano le mascherine, i disinfettanti, i medici e gli infermieri lavorano con camici di carta da parrucchieri, non sempre hanno visiere trasparenti, non ci sono abbastanza persone per analizzare i tamponi e quindi se ne fanno pochi. Da anni qualcuno grida che la Pianura Padana è una camera a gas, che le polveri sottili uccidono decine di migliaia di persone ogni anno,e indeboliscono drasticamente la salute e il benessere di milioni di persone. Non si è fatto nulla di risolutivo. Abbiamo ignorato la Parola del Vangelo. Abbiamo riso della Chiesa. Abbiamo lasciato che loschi individui con i paramenti sacri bestemmiassero Dio con le loro volgari azioni, solo perché ci poteva essere comodo, solo per fingerci buoni e cattolici con il marchio di una foto insieme a chi ignora “il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no” (Giacomo 5:12). Ma la cosa che oggi tragicamente mi fa sorridere, e che abbiamo pensato, così facendo, di essere furbi. Ogni giorno, per anni e anni, “mors tua vita mea” è stato il nostro motto. E non siamo pentiti. Lo rifaremmo. Anzi lo rifaremo appena si potrà. Noi, non altri, proprio noi, non altri, noi ci siamo girati dall’altra parte, per non sentire chi ci chiedeva aiuto. Abbiamo taciuto davanti all’ingiustizia. Abbiamo chiuso gli occhi davanti alle mille croci che si alzavano, ovunque, ogni giorno, in silenzio. Nella folle rincorsaal denaro diabolico. Alla ricerca solo della ricchezza. E siamo colpevoli. Siamo stati complici del disastro. E siamo colpevoli. Senza appello. Colpevoli. Davanti a Dio, ora, qui, c’è un uomo impazzito. Drogato nell’anima e nel corpo. Un uomo vile, ginocchioni, che non ha neppure il coraggio di riconoscere che è la vittima stupida dei cambiamenti climatici,che noi stessi abbiamo creato.Eppure questo virus fa emergere anche un aspetto positivo: leggendovi, ascoltandovi, mi accorgo che emerge, sempre più forte, un bisogno, una esigenza, una necessità : cambiare paradigma. Rinunciare a questo devastante modello di crescita infinita. Avere uno sguardo positivo sul futuro. Avere uno sguardo positivo sul negativo non significa banalizzare ottimisticamente il negativo, ma operare affinché esso non si trasformi nella sola luce con la quale illuminare tutta la realtà. Il male non vincerà sul bene. La notte non annienterà la luce. L’alba presto sorgerà. Presto torneremo ad abbracciarci e baciarci, a correre, suonare, ballare, viaggiare. Non voglio fare l’ottimista a tutti i costi.Mi fermo qui.Non vorrei esagerare, ma non penso di sbagliarmi.
Leo Nodari