Mentre la presidente della Commissione von derLeyenannuncia lo stanziamento di un contributo di 100 miliardi per i disoccupati; mentre la Ue mobilita un piano Marshall da 2.770 miliardi, la risposta più forte in una crisi mai data finora, scaricato dalla Meloni , nel momento e nei modi più sbagliati possibili l’on Fabio Rampelli - capo della estrema destra romana e unico riferimento di Marsilio – ordina si dare l’addio alle stelle dell'Unione su sfondo blu.Sospiri – che avrebbe ubbidito anche se gli avessero ordinato il contrario - per riconfermare e sottolineare che è tornato a casa ammaina la bandiera dell’Europa. Vabbè. Tutto qui. Una sceneggiata “pro domo suo”, niente di più. Una azione poco seria, per rimarcare il proprio sovranismo fatto in casa, per far contento il capo. Che diventa grave in un momento in cui tutti dovrebbero essere orientati a superare resistenze ed egoismi degli Stati membri, con serietà e responsabilità. Il sovranismo di facciata, e la smania di rendere carta straccia i nostri fondamenti costituzionali, in nome della propaganda, oggi, in un momento così delicato fatto di ansia, preoccupazione, dolore, dovrebbero restare fuori dalla porta della Pubblica Amministrazione. La Presidenza di un Consiglio Regionale abruzzese – casa di tutti gli abruzzesi - non dovrebbe “servire” per scopi personali, ma essere un organo politico, super partes. E come tale si dovrebbecomportare, a prescindere dalla fede partitica di chi ne è il vertice. La goliardata eterodiretta, arbitraria, che calpesta i diritti degli abruzzesi –cittadini d’Europa- è stato veramente un gesto fuoriposto e fuori luogo. Le bandiere rappresentano i popoli, la bandiera europea rappresenta il “patto di pace che hanno sottoscritto 550 milioni di cittadini europei, dopo secoli di guerre. Sospiri con questa sceneggiata , strappa forse un sorriso ai suoi capi, strappa una foto sui giornali, e da eletto e iscritto in Forza Italia non si pone il problema - e nessuno glielo pone - di far parte lui stesso della famiglia politica dei Popolari (con Tajanivicepresidente europeo) che guida l’Unione Europea, e che ha imposto politiche sbagliate di austerità. Siamo costretti a pensare che dietro questa sceneggiata c’è solo il tentativo di coprire il crescente malumore degli operatori sanitari abruzzesi per l’impreparazione con cui la Regione si è fatta trovare di fronte all’emergenza virale. Una sceneggiata per coprire i contributi agli amici per la comunicazione.Una sceneggiata a cui non si sarebbe mai prestato un vero uomo di destra come Nino Sospiri. Altri Sindaci , sollecitati, seguono per uno spazietto sui giornali. Tutto qui. Chi chiude la bandiera in un cassetto. Chi vuole bruciarla. Chi vuole sostituire anche il tricolore con la bandiera della repubblica di Venezia, con il leone di San Marco. C’è chi l’ha legata, chi spostata "finché l'Ue non rimetterà l'Italia e gli italiani al centro dell'Europa". Metodi diversi, motivazioni quasi identiche. Ovviamente sempre a favore di telecamera. Con due minuti di niente si riempie una settimana di niente. Un’azione strumentale, e illegale, di una destrache continua con un atteggiamento ambiguo, professandosi europeiste mentre strizza l’occhio al dittatore fascista Orban. Che, però – non si può nascondere - ha dietro delle ragioni che trovano consenso ed hanno convinto decine di sindaci e amministratori locali a protestare contro l'immobilismo di Bruxelles nella gestione del coronavirus, ammainandone il vessillo. Se si vuole capire, non si possono tralasciare le colpe dell’Unione europea. Chefino ad ora non ha saputo dimostrarsi all’altezza della situazione. Non si può ignorare che l’emergenza è dovuta “uscire” dal nostro Paese per spingere i burocrati di Bruxelles a prendere in considerazione la situazione. Abbiamo assistito a un epico strafalcione di Christine Lagarde, che ci è costato centinaia di miliardi di euro, i soliti egoismi dei Paesi membri (mascherine sequestrate in aeroporto, divieto di esportazione di macchinari per la respirazione assistita, tira e molla sulla possibilità di sforare il debito pubblico e così via) il doppiopesismo della Commissione Ue. Un film già visto che però ora fa i conti con diverse migliaia di morti, una sanità in ginocchio e un’economia che rischia un crac ben peggiore di quello del 2008.Così, mentre l’UE viene trascinata in una crisi economica devastante, il concetto di “Europa unita” perde consenso. Mentre Conte raschia il fondo, e non sa dove andare a trovare le risorse per far fronte alla mega crisi in cui ci ha gettato il coronavirus, è vero che non tutti i paesi europei si dimostrano solidali e chiedono l’applicazione del Fondo salva Stati che ha sempre imposto pene dell’inferno a chi è stato costretto a servirsene. (non solo Grecia e Portogallo). Mentre il nostro Paese è sotto attacco, è vero che dalle cancellerie del Nord Europa non sono mancati sgambetti. In Europa si sta consumando un violento braccio di ferro tra l’Italia, ei tedeschi che cercano di schiacciare i propri partner. L’ultima strada che gli sherpa stanno battendo in vista dell’eurogruppo di martedì prossimo è una versione light del Mes. Così non possiamo ignorare che l’Italia ha bisogno del mercato unico europeo per crescere economicamente; l’Italia ha bisogno di un’unione monetaria funzionante e legittima. l’Italia ha bisogno che il Parlamento europeo eserciti un ruolo anche in politiche pubbliche monopolizzate dai governi nazionali, come la politica migratoria.In questi giorni si gioca il futuro della rinascita. La crisi è senza precedenti, non se ne esce con vincitori e vinti ma tutti insieme perché le difficoltà riguardano tutti. Perché il sogno europeo continui a vivere non è il tempo dei sovranismi o dell’egoismo miope dei singoli paesi.Occorre una svolta vera. Non possiamo più esitare, la crisi è simmetrica, coinvolge tutti i popoli e non è responsabilità di chi ne porta la pena. Non possiamo affrontarla con il vecchio schema logoro e perdente dello scontro, del compromesso o dell’immobilismo dettati dal gioco degli apparenti interessi nazionali. L’alternativa fra comune interesse europeo e l’implosione del progetto europeo nel nome dei falsi interessi nazionali , non può che avere una e una sola soluzione: è il tempo dell’Unione solidale.
Leo Nodari