Tranquilli. Voleva solo farci spaventare. Tutto un equivoco. Solo un titolo. “Daniele Zunica non riapre” per dare importanza ad una solfa trita e ritrita sui borghi d’Italia e il parco, e la fortezza e i Borboni, e Vittorio e Manuele e lurrè . E che palle. Vabbene ma non è che tutto il resto dell’Abruzzo sia un cesso. Mi interessa solo sapere perché non dovrebbe riaprire. E leggo.
Lo sciopero fiscale: che Daniele non farà, non solo perché non è un coglione, ma anzi è un furbacchione;non solo perché non è un bastardo disertore che tradisce la sua città e il Paese; ma soprattutto perché non credo che voglia fare la fine di un suo amico, noto ristoratore,che ha dovuto chiudere non per cambio attività, ma per “lo sciopero” fiscale, autodeterminato. Fin quando non lo hanno beccato.
Il pianto greco: Daniele lo fa, je piace, è un attore nato, già ce lo vedo a piagne, cambia espressione, muove le mani, si sposta di qua, poi di la, somiglia a Giancarlo Zappacosta (che ha fatto l’attore non solo venduto produzioni). Si muovono uguale quando raccontano. Ma non ci crede neanche lui. Tra verità e bugie sa benissimo che non chiuderà. E’ solo ce vò fa spaventà. Ma figuriamoci. Civitella senza Zunica morirebbe. E lui senza la sua attività, la sua gente, la sua città, la sua terra, la sua creatività, la sua polemica, non potrebbe vivere. Come avremmo sopravvissuto nei giorni del nevone, senza la love story con Lucky finita con “Luciano testa di cazzo”. Ma soprattutto noi,senza di lui, come potremmo stare ?
Eddai,essù, Daniè fai il bravo. Il tuo ruolo è un altro. Te lo hanno dato i tuoi colleghi. Te lo sei preso con le innate capacità. E’ quello di guida. Non è quello de piagnone. Tu sei nato per fare, pensare, creare, indirizzare verso percorsi di crescita. Non per ammosciare il pisello. Tu sei fatto per fare l’attaccante di spinta, non il difensore perdente di una partita truccata già persa in partenza.E vero, delle ragioni ce l’hai. I 600 euro non sono arrivati. Giusto. Il contributo promesso è nà sola, nà bufalaingarbugliatatra procedure farraginose. E l’unico “atto d’amore”delle banche sarà quello di sempre, l’unico che conoscono, quello stesso che noi adoravamo da ragazzi, che purtroppo non ci è più concesso. L’inculata. E hai ragione, è giusto, Conte aveva promesso il vaso di Pandora e invece arriverà poco, quasi niente. Ci saranno delle spese da affrontare. Giusto. E’ vero la ristorazione è stata fra le prime a dover chiudere, anche prima che diventasse obbligatorio farlo, e queste attività non possono assolutamente essere le ultime a riaprire. Ma il 18 maggio non è molto in la per il tempo che occorre per essere pronti a modificare radicalmente le proprie procedure quotidiane. E tu meglio di me sai che bisogna riaprire. Ripartire. Occorre essere flessibili, elastici, capaci di adattarsi alle nuove norme. E’ vero, il “Ruggito” tra gli altri lo ha già scritto più volte; c’è un caos neiDpcm, ordinanze regionali, ordinanze comunali, c’è confusione e sconforto, che si aggiungono alla consapevolezza che i ritardi nella erogazione delle casse integrazioni in Abruzzo renderà ancora più gelida la ripresa dei consumi. E’ vero altre regioni limitrofe hanno messo in campo strumenti diversi per la liquidità delle imprese, e anche in Abruzzo occorrono misure più forti, contributi a fondo perduto, blocco delle tasse locali. Forse ci saranno, probabilmente no. Ma ora diventa indispensabile che ognuno faccia il proprio dovere fino in fondo, perché si riapra subito. Occorre limitare gli ingressi, organizzare nuovi menù, allungare orari lavorativi con il doppio turno, poi chiamare unaddetto dell'Asl per fare un sopralluogo e verificare il possesso di tutti i presidi necessari, posti a sedere obbligati (da te 40 dentro 40 fuori a turno), l’utilizzo di dispositivi di protezione e prodotti igienizzanti. Basta lockdown. Bisogna riaprire. Senza che le regole del distanziamento sociale diventino un’ossessione . Forza, girare la chiave e riaprire. Basta polemiche. Basta con i lamenti. Basta con i piagnusi che non vedono quanta gente che sta male veramente attorno a loro. Basta chiedere ciò che non arriverà. Basta con le sceneggiate della riconsegna delle chiavi. Basta con i discorsi da disertori, di chi non paga il dovuto. Ma pretende la sanità migliore del mondo. Basta non è il momento dei buffoni che si credono “furbi” e utilizzano anche il Covid per fare polemica e politica. Basta con i cialtroni che pensano solo al loro culo. In caso lo Stato dovrà tutelare prima i piccoli commercianti, gli anziani, i più deboli, i portatori di handicap, le persone in difficoltàChi un lavoro non ce l’ha ma ha una famiglia e non sa come vivere. Lo Stato deve pensare a loro. Prima a loro. Poi a chi ha due mani, due braccia, intelligenza e forza abbastanza per ricominciare da dove ci eravamo lasciati. Chi ha le palle lo deve dimostrare ora. Mettendosi in ginocchio solo per pregare il Cristo della solidarietà. Per chiedere aiuto solo per chi non ce la fa. E vero anche che su unaltra cosa hai perfettamente ragione: l’Italia rischia l’apocalisse. Se noi, gli italiani, non reagiranno con spirito positivo al difficile momento che viviamo, ora, subito, allora, si, hai ragione, rischiamo l’apocalisse. Se quelli come te, che sono un riferimento per i colleghi, si infogneranno nella polemica e non riusciranno più a “vendere emozioni ed esperienze gastronomiche”, si, rischiamo l’apocalisse. Sono inutili i titoli ad effetto. Inutile continuare a dire che lo Stato ci spinge ancora ad indebitarci, lo Stato nonostante tutte le tasse pagate ogni anno, lo Stato non ci da più speranza per il futuro, e per colpa dello Stato siamo all’ultima spiaggia. Vabbè, già detto, come i borboni. Però mò basta. La pandemia ci ha colti impreparati. È comprensibile lo sgomento. Ma non sarebbe comprensibile (e neanche giustificabile) se la transizione, per uscire dall’emergenza, ci cogliesse impreparati. Sarà una transizione lunga, necessariamente graduale.Dovremo convivere con il virus, finché non ci sarà un vaccino approvato. Non si riavvia un sistema economico e sociale pigiando un bottone. Non si gode di una zuppetta di tartufo se non si è allegri, come non si torna a ballare sotto un palco se si ha paura . Se noi tutti, gli italiani, finissimo per scaricare le nostreresponsabilità sullo Stato, affastellando scuse, invece di atti concreti , da imprenditore quale tu sei, allora si, hai ragione, rischiamo l’apocalisse.E siccome, in questo caso, i quattro cavalieri certamente mi impedirebbero di venire con Marco “il profeta” De Siati a mangiare i tortellini, mi sbilancio e dico che TU il 18 maggio riaprirai. E io ci sarò. E ci scommetto. Anche perché uno che ti piace tanto diceva “Per vivere e regalare una emozione ,bisogna essere capaci di sognare.” Era Nelson Mandela. Mica vorrai essere meno di Mandela ?
Leo Nodari.