“I can’tbreathe.Non respiro", ha detto George Floyd, l'afroamericano soffocato da un agente che durante l'arresto gli ha messo un ginocchio sul collo come mostra un video diventato virale.““I can’tbreatheNon respiro. Non uccidetemi. Lasciatemi non respiro”. Ha implorato un uomo mentre veniva ucciso. “Aiuto non respiro”. Ha pregato così un negro mentre un noto poliziotto bianco, razzista, già coinvolto in sparatorie e violenze lo uccideva a favore di telecamera. Senza mai perdere quel leggero sorriso da assassino di chi nei fatti ha nella divisa la licenza di uccidere un uomo nero e di violare i diritti civili. "“I can’tbreathenon respiro", ha detto un uomo nero capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Aiuto non respiro. E’ morto soffocato George Floyd, incensurato che sembrava aver cercato di spacciare una banconota da 20 dollari falsa. In realtà era solo rovinata. Sporca. Come lui, povero negro la cui vita non valeva niente.“I can’tbreathe” dice nel video. Sempre più piano. Fino a morire. E non respiro bene neanch’io ora. Rideva l’agente bianco del terzo distretto di Minneapolis dopo averlo ucciso tenendogli il ginocchio sul collo. Non so perché, in fondo era solo un povero negro, ma a me non viene da ridere.Non è bastata la presidenza Obama. Non sono bastati i film. Non sono bastate le canzoni. Parafrasando Clint Eastwood, potrei dire “Quando l’uomo nero incontra l’uomo blu con la pistola, l’uomo nero è morto”. Con o senza proiettile. A volte bastano le mani, la vena che si chiude e l’aria che non entra più. The end. Repeat. È quest’ultima la parola chiave: ogni evento è una replica. I lacrimogeni, i proiettili di gomma, persino gli slogan, sono identici a quelli che sentivamo a Ferguson, New York, Baltimora, quando nel mezzo del mandato del primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti era scoppiata la rabbia del movimento Black LivesMatter. Essere nero negli Stati Uniti non dovrebbe essere una sentenza di morte. Ma è un fatto che il razzismo contro i neri in molte città americane non è stato superato e gli omicidi della polizia sono ancora frequenti. Ogni giorno si ripetono decine di violenze su base etnica in America. Contro neri, asiatici, ispanici, gay. Da parte di gruppi nazionalisti, suprematisti bianchi, razzisti che hanno una visione radicale ed estrema della religione e sognano di tornare ai bei tempi in cui gli Stati Uniti erano divisi in Nord e Sud e nei campi del Sud lavoravano gli schiavi.Quel che è peggio è che ogni anno cresce del 9% il numero di reati d’odio, una fattispecie ben definita negli Stati Uniti come un “reato contro una persona o proprietà motivata in tutto o in parte da pregiudizi razziali, religione, per la disabilità, l’orientamento sessuale, l’etnia, il genere o l’identità di genere”La storia degli Stati Uniti è piena di simili episodi di ingiustizia razziale, occorsi di norma in tempi di crisi, con l’aumentare dell’ignoranza e della povertà, perchèle battaglie civili degli anni Sessanta hanno alimentato un conflitto razziale mai sanato per contrastare l’eredità dello schiavismo e del razzismo, che ha prodotto una società molto diversa e integrata di quanto molti credevano possibile. La legge sulla schiavitù ha abolito un’ingiustizia morale; quella sul razzismo ha reso illegale la discriminazione. Ma non hanno cancellato il razzismo. Così, anche nei casi più noti, il governo americano non è stato solo incapace di proteggere i diritti delle minoranze, ma si è adoperato attivamente per la loro violazione. Molto più comuni, ancorché forse meno documentate, sono però le forme di discriminazione insite nei contatti quotidiani tra “bianchi” e “non bianchi”: pratiche talmente comuni e costanti da essere divenute, nel tempo, parte integrante della vita nazionale che alimenta un pessimismo disarmante.Se gli essere umani non riescono a fare a meno dei propri istinti tribali, allora sarà difficile costruire un mondomulticulturale. Se le emozioni primordiali non vengono bloccate dalle istituzioni danno vita a un conflitto latente che può risultare in una guerra civile fredda. E non c’è legge che possa risolvere questo problema. Ma solo ampi, reali programmi educativi possono farlo. Sarà per questo che Trump ha tagliato del 23% i fondi alla scuola ?
Leo Nodari