“Al sol della calda primavera, lampeggia l'armatura del sire vincitor,
Re Giàngui per la guerra con Paolucci , si affida alla sua terra,che lo cinse d'allor,.
il sangue del Morra abbandonato, arrossa il suo cimiero d'identico color,
ma ora è pensieroso il Re cristiano son troppi pochii voti, e son pochi anche i fior, riflette triste scendendo dalla sella il di Morra vincitor”.
Il povero Re GiànguiI° da Teramo ha ragione. I voti sono pochi. Legnini ha altro cui pensare. Come si può fare per vincere la guerra delle primarie contro Lucky Luciano. Servono i voti della destra. Persi quelli - mai stati suoi - dei cavalieri di coerenza viva, bisogna guardare a destra. Niente di meglio che un paio di ordinanze in stile De Luca. Ora aspettiamo i video.
Ma se Decathlon a San Nicolò vieta il parcheggio ai portatori di handicap, violando da 10 giorni – nonostante gli avvisi e le liti - ogni possibile legge in materia, va bene. Tutt’apposto.
Le vicenda TeAm è emblematica di un atteggiamento aggressivo, sbagliato – e controproducente – assunto da Re Giàngui I° . E quindi a scalare dai cavalieri della sua TeAm rotonda, la damigella Maranella, lo scudiero Di ventura Valdo, e l’assessore risponditore, un nuovo modello di amministratore, quello che non fa, risponde solo. Un conto è fare lo sceriffo con la Asl che ha rischiato di infettare tutta la città dopo aver a lungo sottovalutato il Covid. E così facendo , a petto in fuori, difendere i propri cittadini contro i boriosi. Un conto è elencare una lunga serie di (inutili) divieti . Invece di lodare i cittadini teramani, che hanno raggiunto livelli di differenziata da primato nazionale, non si perde occasione per mettere nuovi inutili divieti alla Marsilio e vantarsene. Voglio proprio vedere quante multe saranno elevate per lancio di mascherine e guanti ? Chi le butta in strada non lo fa per non differenziare. Lo fa per disamore per la città. A parte che le mascherine , e i guanti offerti dai supermercati , sono tutti fuori legge e sarebbe vietato usarli e distribuirli (anche aggratis) chi dovrebbe controllare ? Sempre l’onniscente, onnipresente, onnipotente polizia municipale ? Ma siete sicuri ? Correranno sul posto con la Fiat Punto da 300mila chilometri ? Chiedo per un amico.
E se invece di ordinanze, cazziatoni, faccia brutta, muso lungo e multe, Re Guido I° - ma senza la corte incapace di pensare fino ad oggi un progetto utile per il rilancio e il futuro della città , che non sia quello di rispondere agli incivili e stronzi, che parcheggiano male, con dei paletti di acciaio – provasse a capire perché i cittadini non rispettano le minime regole di convivenza civile.
Se gli Amministratori provassero a capire , invece che multare (in teoria) mettendosi a servizio, agendo e chiedendo il bene comune?Non invento nulla se scrivo che ogni città ha un suo volto caratteristico e, per così dire, un’anima e un destino. Aiutare i giovani, e ogni cittadino, a fargli immaginare un Teramoveramente sua, con la sua storia, bellezza, dignità, potenzialità. Provare a condurre i cittadini per mano verso una Città che sentano loro. Significa aiutarne il radicamento e alimentare la gioia di una convivenza ordinata e pacifica. Significa educare al bene comune. All’appartenenza. Significa far crescere l’orgoglio di essere teramani. E volere una città bella e quindi pulita. Senza sacchi neri e senza mascherine in terra. E non può farlo altri che non sia il Sindaco. Bisogna partire dal Sindaco e dal Municipio, perché è il luogo piùvicino, “prossimo” alla gente. E’ il luogo dove lo Stato incontra la gente, “si china” verso il cittadino, lo ascolta, cerca di risolvere i suoi problemi. È proprio lì, nel Comune, che il cittadino può cominciare a cogliere più facilmente il senso, l’anima, il mistero della sua Città. E l’orgoglio di una appartenenza. Chi governa, a qualsiasi livello istituzionale, dovrebbe essere proprio colui che più di altri si assume la cura della dignità di ogni persona umana, e dell’intera comunità. Solo così, stimolando la relazione, sottile e insieme forte, che ci lega gli uni agli altri potrà nascere una città dove nessuno – o pochi – violerà le regole della comune convivenza. Tutti abbiamo bisogno degli altri; tutti abbiamo, in misura maggiore o minore, una responsabilità civile: gli Amministratori poi, con una scelta propria, si assumono l’impegno specifico e più grande di una simile responsabilità. A cominciare dal farla crescere, stimolandola ed educando i cittadini ad amare Teramo. E non è difficile perché già i cittadini la amano. C’è l’ignorante che scrive sui muri ? C’è l’incivile che rompe le bottiglie a piazza sant’anna? C’è lo stronzo che butta la mascherina ? Ci sono sempre stati. Ci saranno sempre. Ci sono anche nelle città a “tolleranza zero”. Non è su di loro che si misura la convivenza civile. Non è ne con la multa (che ci sta), ne bruciando l’auto (che ci starebbe bene) a chi parcheggia sul marciapiede nuovo che si risolve il problema. Ma facendo crescere nella comunità lo spirito che condanna questi gesti. Li isola. Li impedisce.
Bisogna ripartire dal “piccolo” e dal “quotidiano” con tanta pazienza, soprattutto in tempi come questi in cui si registra una grande sfiducia nei confronti di tutto e di tutti, in particolare nei confronti delle Istituzioni. Quante di queste cose e quante altre ancora alimentano la sfiducia della gente, il suo senso di precarietà, la sua aggressività e la scontentezza generale. Per promuovere la partecipazione è necessario ripartire dalla fiducia. La condizione imprescindibile per questo ripartire è cooperare in prima persona perché non si verifichino le situazioni che generano sfiducia o perché la lettura negativa non sia prevalente. Senza superficialità, senza dabbenaggine, ma con vigile spirito critico e, nello stesso tempo, con il desiderio di “costruire” instancabilmente e pazientemente. E l’Amministratore locale può essere un artefice importante della fiducia, perché è fuor di dubbio che il Comune è, tra le Istituzioni, quella a cui il cittadino guarda con minor sfiducia.Bisogna dunque ridare speranza civile e con essa il gusto della responsabilità civile; bisogna creare occasioni di ascolto dei cittadini, di dialogo, di dibattito, di partecipazione.
Leo Nodari