SiegHeil,SiegHeil. Il Sindaco Costantini finalmente da concretezza ed attuazione al programma del camerata “Pene tuonante”, il suo consigliere comunale dall’affare stratosferico, che nel suo programma elettorale, in tre punti, chiedeva il voto per Costantini proprio su questo: 1) battere un tamburo con il sosia di Hulk che porta tra le gambe, rigorosamente sul belvedere,nella fase più attiva di un terremoto 2) soddisfare le puttane teramane – cinque al giorno – sempre con il suo coso mostruoso3) chiudere i malati di mente nelle gabbie. Meglio se al mare, sotto il sole, pregando lo tsunami.In attesa del terremoto e delle teramane il terzo punto è stato realizzato. Fatto.
Meno male che non c’è più padre Serafino. Che li avrebbe criticati. Come prese a male parole l’allora Presidente della Asl Scrivani quando pensò una cosa simile: un recinto per diversi con la scusa dell’integrazione. Il compagno Osvaldo, duro e puro, pochi libri ma cervello fino, politico onesto (non come il compagno sindaco amico di quel Franchi che viveva nella villa del popolo) per fare il moderno voleva fare la stessa cosa fine anni ‘80: chiudere degli handicappati in un recinto sulla spiaggia dell’Annunziata. Padre Serafino mi costrinse a portargliene uno, Marco P., che si picchiava e mutilava senza sosta, e gli disse “Che fai, te lo vieni a prendere tu ? Perché in carcere io non ce lo porto” . Scrivani capì e la storia fini li. Altri uomini, altre storie, altro stile. E non aveva torto. In fondo cos’è un manicomio se non un recinto dove mettere i diversi. Quelli che danno fastidio. Quelli che in famiglia non ce li vogliono o non ci possono stare. Quelli che non si ha il coraggio di eliminare come facevano i nazisti di ogni colore. Tra gli amici del Sindaco Costantini molti rimpiangono quei tempi, “quando c’era lui”, quando i frocionivenivano chiusi e malmenati, e i diversi di ogni tipo venivano rinchiusi.E però, e nonostante il giovane Sindaco venga mal consigliato, ma molto molto male, e nonostante gli bruci addosso la pericolosa voglia di apparire dopo il lockdown , voglio credere che l’intenzione di una spiaggia speciale, per autistici, per diversi, non fosse quella di una zona non come un’area “speciale”, dedicato per una particolare tipologia di persona, ma nei fattirivolta alla famiglia nella sua interezza, una spiaggia per tutti, favorendo la piena integrazione e la possibilità di vivere l’esperienza turistica su un piano di parità, dove la disabilità che viene presa in considerazione dal progetto non è quella fisica ma quella mentale/psichica, quella “invisibile” e, quindi, più difficile da affrontare.Il vero problema sta nell’iniziativa stessa che, per l’ennesima volta, affronta l’inclusione delle diversità seguendo un’ottica completamente sbagliata che insiste nell’istituzionalizzare le differenze segregando le minoranze(tutte, inclusa quella degli autistici). Ovviamente non metto in discussione le buone intenzioni e spero che l’idea di offrire alle persone con disabilità intellettiva e con il disturbo dello spettro autistico - che hanno pagato caro, e spesso inconsciamente, lo scotto della quarantena - la possibilità di assaporare la dolcezza delle giornate primaverili all’aria aperta, sul manto dorato della nostra costa, nasce da un autentico sentimento di fratellanza, di reciproco affetto, da un saldo legame con l’immensa famiglia umana.Ovviamente non metto in discussione le buone intenzioni di un amministratore che vuol dare, dire, esprimere sensibilità e condivisione, istituzionalizzando scelte solidali e socialmente avanzate, anche se a volte non sono giuste. Quando si lavora con e per gli altri, nulla è facile. Dico dunque “Avanti tutta”. Avanti a piccoli grandi passi versoil superamento di ogni diseguaglianza.Ovviamente non metto in discussione le buone intenzioni ma, come si dice, la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, per cui a volte anche volendo aiutare chi riteniamo in difficoltà, rischiamo di fare peggio. Il compito delle istituzioni è di permettere al soggetto disabile di maturare le sue potenzialità, operando in modo tale da predisporre le condizioni affinché questa persona possa adattarsi al contesto sociale in cui vive. Lo so bene. Non è facile operare con queste persone. I risultati spesso sono lievi, molto lenti, irrisori se confrontati con un impegno formativo capace di far scaturire la luce della comprensione immediata, del fuoco della conoscenza. Essenziale è la consapevolezza che la promozione dello sviluppo avviene soprattutto attraverso un contatto umano di valore, colmo di accettazione e di incontro con l’altrui persona e che tutto ciò alimenta una crescita .
Do per scontato che la finalità ultima, come sempre, per tutti, sia quella di facilitare la totale inclusione affinché possa condurre una vita feliceil più autonomamente possibile, sentendosi parte integrante della società. Per questo motivo, è necessaria una sensibilizzazione maggiore su questo tema. Do per scontato che tutti sappiano che i bambini autistici hanno sentimenti come tutti, pertanto dobbiamo facilitare la loro inclusione, il loro riconoscimento e la loro felicità. Do per scontato che tutti vogliano fare in modo, all’interno del nostro contesto più vicino, che tutti si sentano integrati, valorizzati e rispettati . Cosa essenziale. Per essere onesti va detto che affrontare questi temi non è semplice. E’ molto diverso trattare dei ragazzi su sedia a rotelle garantendo gli accessi, dal trattare un ragazzo con disturbi mentali. E’ facile dire che bisogno puntare sull’accogliere persone con autismo e promuovere la cultura sull'autismo; è facile dire, facciamogli fare l’aiuto-bagnino affiancati da tutor. E’ facile dire facciamo corsi di formazione e aggiornamento per l’accoglienza. Facile dire. Molto difficile fare. Il fatto è che – come hanno scritto alcuni genitori - iniziative come questa contribuiscono a far passare sempre lo stesso messaggio per cui una minoranza caratterizzata da alcune differenze, a volte difficili da gestire, e comunque impossibili da riportare verso la normalità che tanto piace alla maggioranza, debba essere esclusa dalla vita sociale. Quello che mi scoraggia è l’istituzione di questo ghetto, è l’aver trovato una soluzione che è solo un minuscolo cerotto per fermare un’emorragia, e che venga addirittura vista come una conquista. Perché non lo è, anzi, è una sconfitta. Includere è guardare alle differenze per quello che sono: differenze. Includere è proteggere, riconoscere e valorizzare le caratteristiche di ciascuno, è eliminare quelle barriere fisiche e sociali che creano la disabilità e l’esclusione, non crearne di nuove.
Leo Nodari