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Suburraroma

Tra le sue strade strette, sporche e rumorose della Suburra si svolgeva la vita quotidiana della Roma popolare e malfamata,abitata da teatranti, gladiatori e cortigiane. . Di tutti i quartieri popolari di Roma, Suburra era il più malfamato e il più pericoloso: qui si trovavano le bettole più malfamate, rifugio di prostitute, ladri e ogni genere di fuorilegge.Suburra (oggi era soprattutto il mondo di mezzo il cuore dell’altra Roma, dove tutto era possibileLa solita buffonata della cosiddetta giustizia ? No. E’ che la Suburra è sempre la. E’ sempre stata la. E il mondo di mezzo è ancora la.L’anima popolare del quartiere Monti, dove ancora esiste Piazza Suburra, ha resistito nei secoli, per tutto il Medioevo e il Rinascimento, fino al restyling di Roma di fine ottocento, successivo alla Breccia di Porta Pia.. Ma dove Papi, invasori e architetti si sono arresi, è arrivata la gentrificazione, che ha fatto della vecchia Subura romana un luogo alla moda“Il nero” della banda della maglianaè già nella sua villa. Del resto se a Roma non c’è la mafia perché doveva stare in carcere ?  “Il cecato”, l’uomo che conserva i documenti di decenni di misfatti, l’uomo che fa tremare tutti i palazzi dei corrotti, notabili puttanieri, vescovi gay, magistrati cocainomani, giornalisti venduti, politici mascalzoni, è un uomo libero. Nessun obbligo di dimora, nessun obbligo di firma. Mica è Fabrizio Corona. Il “Mago Merlino” del mondo di mezzo, in grado di accumulare beni per 30 milioni di euro – senza aver mai lavorato – torna libero per un “vizio tecnico”, cioè perché purtroppo la carcerazione preventiva è arrivata al limite. Purtroppo, casualmente,  non essendo  arrivati a una condanna definitiva – purtroppo, casualmente,  il processo d'Appello bis Mondo di mezzo deve ancora essere celebrato – purtroppo, casualmente,  torna libero, nella sua super villa a Sacrofano.Massimo Carminati , il “diavolo” è uscito ieri dal carcere, è  tornato libero, è già nella sua villa,  dopo cinque anni e sette mesi di detenzione. La Mafia a Roma non è mafia. A dirlo è la Corte di Cassazione che oggi ha depositato le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso ottobre, ha riconosciuto per l'inchiesta ‘Mondo di Mezzo', due semplici associazioni a delinquere, la prima facente riferimento al sodalizio tra Massimo Carminati e Salvatore Buzzi per accaparrarsi appalti e commesse pubbliche grazie alla corruzione e l'influenza sulla politica, la seconda facente capo al solo Massimo Carminati con al centro altre attività quale il prestito a usura. Ma la Mafia a Roma non è mafia. La Corte – si legge in una nota diramata dalla Cassazione – conferma che sul territorio del comune di Roma possano esistere fenomeni criminali mafiosi, come questa Corte ha avuto modo di affermare”; conferma i risultati probatori che hanno portato a evidenziare l'esistenza di una associazione per delinquere. Ma la Mafia a Roma non è mafia. La corte conferma l’ assoggettamento omertoso, non esclude che l'associazione possedesse una propria e autonoma ‘fama' criminale. Ma la Mafia a Roma non è mafia. Gli ermellini in poche parole hanno stabilito come la non pubblicità del sodalizio, sulla base del quale agisce un'organizzazione mafiosa con una forza d'intimidazione tale da rendere spesso superfluo l'utilizzo della forza, renda impossibile applicare la fattispecie definita dall'articolo 416 bis del codice penale al gruppo criminale capeggiato da Buzzi e Carminati. La discriminante è questa, non se la mafia porta la scoppola e la lupara, se parla calabrese, napoletano, siciliano o romano. Perché a Roma le mafie esistono, e sono mafie "romane" come ormai scritto in diverse sentenze come quella contro il clan Spada. Dite quello che volete, secondo me le carte segrete dim ancora una volta hanno avuto il loro peso.

Dopo anni di insabbiamenti e collusioni del potere marcio romano l’inchiesta di Pignatone e Prestipino  dette alla luce  uno spaccato desolante della capitale. Dalle carte della Procura romana quello che venne emerse da due anni di indagini fu Carminati , e il ras delle cooperative Buzzi,  erano riusciti a piegare ai loro desiderata politici, pubblici funzionari, imprenditori nella Roma marcia. Una rete di rapporti in cui mazzette e ricatti erano la consuetudine . Ma ora per un “cavillo Massimo Carminati torna libero dopo 5 anni e 7 mesi. L’inchiesta ha fatto luce su un quadro desolante della città di Roma e della gestione degli appalti dei servizi del welfare capitolino. Tutto, dalla gestione dei campi nomadi, ai migranti, alla manutenzione del verde, era improntato a un “mercimonio” di pubblici funzionari, imprenditori e politici di Roma ‘capoccia’.Una folla di collusi che diceva ‘sì’ - al “sistema” messo in piedi dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi, e dall’ex Nar Massimo Carminati - non per “paura” ma perchè incapace di resistere al “vantaggio privato” che potevano trarre dalla svendita delle loro funzioni.Ma la Mafia a Roma non è mafia. La Cassazione ha cancellato l’ombra mafiosa nell’indagine partita nel 2010 dai pmdell’era di Giuseppe Pignatone e arrivata a una svolta nel 2014, con una serie di arresti. Insomma l’ex neofascista - condannato in appello a 14 anni e sei mesi, ma la pena dovrà essere rimodulata alla luce della decisione della Cassazione- non avrebbe avuto “contatti significativi” con il clan Casamonica, con quello dei fratelli Senese, con l’ex della banda della Magliana Ernesto Diotallevi. Era Buzzi, ai domiciliari da dicembre dopo cinque anni in carcere e una condanna a 18 anni e 4 mesi (anche questa andrà rivista dai giudici della Corte d’Appello) a tessere la sua rete nei municipi e nelle giunte a furia di mazzette, cene e promesse di assunzioni. Ma la Mafia a Roma non è mafia.

Ricordo l’arresto: poi la calca, la moltitudine, l’abbordaggio dei cronisti stranieri, sfrenati, eccitati all’idea di corrispondenze dalla Corleone globale per New York o Londra o Berlino. Avevano in testa Mario Puzo, quelle fascinose suggestioni, e dunque un Marlon Brando con le grinfie allungate sul Campidoglio, dunque sull’ombelico del mondo, sull’epicentro favoloso della civiltà occidentale. Ridotto a una cosca. C’era di meglio su cui pasteggiare all’ora dell’entertainment, della nostra vita civile e politica appaltata a un business plan stile Netflix?Se ne andarono un po’ delusi, non ci furono confronti all’americana, doppiopetti gessati, sigari cubani, coppole, allusioni luciferine, valigie di soldi, rinvenimenti d’esplosivi, donnine in giarrettiera, mitra col caricatore rotondo, niente di niente. Il plot delle loro speranze se ne andò a puttane. Dicono gli ermellini che in fondo si trattava  di quattro rubagalline con quartier generale in una pompa di benzina di corso Francia. Solo dei ragazzaccialtro che campidoglio avvolto nei tentacoli della piovra. Solo un cecato, uno storpio, un balbuziente e qualche miserabile colluso, altro che autostrade di cocaina e fanciulle in fiore col ministro e il tagliagole di Ostia. La Mafia a Roma non c’è .

Ville, Terreni, conti correnti, quote sociali, opere d’arte, locali, appartamenti , veicoli, obbligazioni. E’ vero, a Massimo Carminati e a Salvatore Buzzi, entrambi condannati nel processo scaturito dall'inchiesta di Mafia Capitale e personaggi chiave del cosiddetto "Mondo di Mezzo", sono stati confiscati beni per  trenta  milioni di euro. È vero, è quanto deciso dal Tribunale speciale per le misure di prevenzione di Roma che ha emesso il provvedimento nei confronti dell'ex Nar Massimo Carminati, del suo braccio destro Riccardo Brugia, del "ras" delle cooperative Salvatore Buzzi e di altri soggetti coinvolti nella vicenda. E’ vero, alla base del provvedimento, notificato al Gico della Guardia di Finanza per la sua esecuzione, c’è la pericolosità sociale dei soggetti, ritenuta ancora attuale. E la domanda di fondo: dove hanno preso 30 milioni di euro ? Ma la Mafia a Roma non c’è.

pochi mascalzoni rimasti a risponderne, hanno risposto di faccende di corruzione che no, non è una bella cosa, ma non è mafia. O meglio la mafia c’è come a Palermo e Milano, ma a Roma non è mafia. E’ solo miseria umana. Dicono loro. Roma del resto le ha sempre fatte le sue porcate, ma le ha sempre fatte in cambio della grandezza. Questa è stata fatta per piccineria, per la micragnosa disputa dell’anima candida e della vanagloria di uno strapuntino, e al prezzo della calunnia di una città che porta il titolo di eterna. Nessun delitto sarà mai all’altezza di questo rasoterra.

Leo  Nodari