Il dolore degli altri è sempre un dolore a metà. Ma basta con questo terremotati. Smettetela con questa farsa. Arridateceer nano puttaniere con le sue casette di cartone e i balconi staccabili. Basta perdere tempo a far finta che interessi a qualcuno. Ora c’è il covid, chiodo scaccia chiodo, chi rimane con il cerino in mano non si ingrugni. Pazienza. Tra i cinque milioni di italiani che non arrivano a fine mese, tra i tanti poveri, diseredati, miserabili a cui non pensa nessuno ora ci saranno anche i terremotati. I culi parati in giacca e cravatta della Commissione Bilancio della Camera non hanno dato il via libera al pacchetto con le misure per le zone del terremoto 2016. Perché il pacchetto di misure è stato estromesso dal decreto Rilancio ? Facile. Perché non gliene frega niente. Qualche Sindaco si sveglia e batte il pugno sul tavolo. Per un minuto qualcuno si arrabbia, poi passa. Tutti lo sanno. Un po’ di sceneggiata per far vedere, ma la fascia – dunque lo stipendio – non se la toglierà nessuno. Tutti o sanno. I terremotati sono gli unici che lo hanno preso in culo. E stapposto così. Certo è una beffa incredibile per una popolazione che ha dovuto sopportare oltre 110mila scosse e avrebbe bisogno di risposte non più rinviabili da parte dello Stato. Il problema, a questo punto, è che, per consolidata prassi parlamentare, se un emendamento non viene prima ‘concordato’ in commissione, da parte delle forze di maggioranza, è altamente improbabile che il governo cambi idea e dia parere favorevole quando, a partire da oggi, il dl Rilancio inizierà il suo esame nell’aula.Su 55 miliardi di manovra non si è trovato il modo di destinare alle aree terremotate del 2016 nemmeno 50 centesimi. Senza nessuna possibilità di recuperare in tempi brevi: il Dl rilancio infatti sarà votato mettendo la fiducia e quindi senza modifiche, almeno fino alla riconversione in legge. In tempo per ripresentare, magari, gli stessi emendamenti per farsi belli in campagna elettorale. È solo la punta dell’iceberg di quattro anni di impegni mancati. I soldi, come ci ripetono dal 2016, ci saranno pure. È la volontà politica che manca completamente.Sul testo arrivato in commissione, ci si è lavorato fino all’ultimo e la versione definitiva non è nota. Quanto chiesto dal commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini comunque lo era da tempo. E lo aveva ripetuto anche negli ultimi giorni. Poche, importanti, cose. La prima era la proroga dello stato di emergenza che scade a fine anno. Questo avrebbe permesso anche la proroga del commissariamento, e a catena le proroghe di tutti i contratti di chi lavora nelle varie strutture per la ricostruzione. Oggi come oggi anche i sussidi ai terremotati sono legati allo stato d’emergenza. Si procede verso l’ennesimo anno con le decisioni prese in fretta e furia sulla pelle di uffici e terremotati.Esempio su tutti? Adesso negli Usr si stanno assumendo 200 persone che faranno un concorso ad agosto, entreranno a settembre e a dicembre saranno già in forse. Collegato a questo la stabilizzazione del personale al lavoro per la ricostruzione nei Comuni, perché non è possibile continuare a lasciare nel precariato più totale chi se ne occupa. Contratti a tempo determinato per una ricostruzione a tempo indeterminato. Non si è trovata la copertura economica. Si era chiesto di utilizzare il Sisma bonus in aggiunta al contributo di ricostruzione o in alternativa per gli interventi più piccoli. Niente. Infine il commissario aveva chiesto di destinare il 5% della ricostruzione pubblica per sostenere le attività produttive, dato che è in scadenza la Zona franca urbana. Così si avrebbe avuto uno strumento stabile, su modello de L’Aquila. E poi c’era lo 0,5% in più (sul totale del contributo) per i professionisti in modo da incentivare l’autocertificazione, che velocizza di molto le pratiche. I sindaci erano d’accordo con le misure, per non dire entusiasti. Motivo per cui ora annunciano battaglia.Cosa resta da fare a quattro anni dal terremoto (il prossimo triste anniversario è tra poco più di un mese)? Di Governi ce ne sono stati altrettanti, di ogni colore. Il disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti noi (spopolamento, macerie, suicidi, depressione e speculazione per non parlare delle conclamate infiltrazioni mafiose) . Le richieste dei territori sono le stesse da sempre e ogni volta pletore di politici si sono sbracciati per dire “ascoltate i sindaci” oppure “votateci e faremo questo o quello”. E se non lo farete faremo la rivoluzione. Di rivoluzioni, nemmeno l’ombra. A malapena hanno manifestato i terremotati.
Conte aveva detto, testuale, che “la ricostruzione è una priorità del Governo, un politico non viene a fare passerelle. Viene qui, prende appunti, studia e poi torna a Roma e si decide”.
Caro premier, cambi il suo staff. Va bene se lei non riconosce i cocainomani tra quelli che le stringono la mano a Teramo. Ma evidentemente gli appunti sono stati presi poco e male. Dopo tutti questi anni non servirebbe nemmeno più scomodarsi ad arrivare fin su in montagna per sapere cosa non va, basterebbe cercare su Google come fanno gli studenti diligenti della nostra epoca e leggersi la storia di un disastro annunciato. Non il terremoto, ma quel post sisma che in Italia – ogni volta – dall’Irpinia all’Aquila fino a noi, sembra sempre destinato a non finire mai.E’ troppo chiedere un po’ di rispetto per la gente che ha sofferto. E’ troppo sperare in un gesto di solidarietà vera per questi italiani che sembrano non avere più speranza e futuro. Vi prego. Un po’ di pietà date loro.
Leo Nodari