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Popolarebari

Ma chi se ne frega. Basta che mi danno l’agendina a Natale.  Mentre rubavano a piene mani i soldi dei risparmi di tanta povera gente hai saputo dire solo “chi se ne frega basta che mi danno il calendario”.  Mentre distruggevano  un piccolo gioiello che avrebbe dovuto essere di tutti, e promuovere e proteggere il territorio,hai saputo dire solo “chi se ne frega basta che mi danno la penna, come sono buoni”.  Mentre buttavano i soldi dei cittadini  con prestiti senza ritorno, elargendo credito in dispregio delle più elementari regole in materia,mentre oscuravano il futuro di imprese e aziende locali, mentre chiamavano i cittadini teramani per conti in rosso di 10 euro, mentre assumevano i più cretini tra gli idioti, ignoranti  schifati  dalla capra, bande di servi  con la tessera in tasca e portaborse a coccia bassa, e più erano merde e più facevano carriera,  hai continuato a tenere occhi, orecchie e bocca chiusa. Anzi no, peggio, hai saputo dire solo “chi se ne frega basta che mi danno il calendario a Natale”.  

U pulp s coscjind all’acqua so.  “Una banca modellata sui propri interessi”. Questa è diventata la Popolare di Bari secondo il giudice per le indagini preliminari Luigi Labriola. “Unagigantesca casa del debito”. Lasciando sul campo qualcosa come 430 milioni di euro di debiti consolidati. Un collasso, descritto nelle informative della Guardia di Finanza, per il quale dobbiamo ringraziare una dirigenza che avrebbe  realizzato “nefandezze“ e operato “secondo una opaca strategia” spostando “rilevanti segmenti di patrimonio” Nshkàff a Crist.

Ma la colpa non è dei due ex potentissimi Jacobini  i cui reati contestati, a vario titolo, sono falso in bilancio, bancarotta aggravata e riciclaggio. Un po’ di carcere. Un po’ di sputazzi. Un po’ di domiciliari. Un po’ di maledizioni. E poi si godranno quello che la Finanza non è riuscita a sequestrare. Sitproprduiun” avranno pensato padre e figlio venerati da uno stuolo di servi in ginocchio, compresi dei teramani. E avevano ragione. Perché la colpa è di chi ha continuato a finanziare questa banca modellata su interessi familiari, che realizzava nefandezze secondo strategie opache. 

Ora leggiamo  che la Banca del Sud - che secondo il piano industriale dovrebbe nascere dalla nuova Banca Popolare di Bari - l’Abruzzo sembra volerlo cancellare dai suoi radar. Leggiamo – e lo abbiamo letto tutti - che il progetto di “rilancio” dell’istituto di credito prevede tagli su tagli, che travolgono non solo dipendenti e filiali della Bpb ma che finiscono per coinvolgere l’Abruzzo e  il tessuto economico e produttivo del Sud. Basta dare un’occhiata ai numeri e riflettere un secondo  sulla volontà di chiudere 94 delle 291 filiali: in Abruzzo verrebbero “soppresse”  39 sedi su 97, 16 nel teramano.  E la chiamano Banca del SudE meno male. Senza contare l’impatto anche dal punto di vista occupazionale: sono circa 900 gli esuberi previsti. Più che un piano di rilancio appare ai più come un programma di “svuotamento”. Un colpo sotto la cintura per le piccole e medie imprese 

Non i ladri (condannati o sotto processo) ma l’indifferenza, lo spirito servile e la collusione dei più ha ridotto un gioiello in una cloaca. I ladri senza la complicità delle 3 scimmie non avrebbero potuto compiere l’assalto alla diligenzaSono state le scimmieindifferenti "Mizaru", che hanno chiuso gli occhi davanti allo scempio; sono state le scimmie, "Kikazaru", “che strafregandosene della nostra città hanno preferito non sentire le denunce che pure ci sono state;  e sono state le  "Iwazaru", vili, ignobili, silenziosi che non hanno mai parlato davanti ai continui scandali. .lo scandalo continua. In modo diverso. Ma uguale. Il figlio di questo contro il figlio dell’altro. Dinastie che si perpetuano diverse e sempre uguali. Calpestando capacità, merito e impegno. Grazie ad una masnada di cittadini indifferenti che in silenzio criticano, sputano, ridono, ma sempre a coccia bassa. E sono loro i colpevoli della vergogna che continua. In altro luogo. Ma si continua. Non è bastata a Teramo questa lezione. Non è bastata la legnata impartita. Non è servita a Teramo questa umiliazione. Non è servita alla città questa frustrata. Si continua ancora, oggi, imperterriti, costanti, coerenti, a trattare un altro di quelli che pur è stato un gioiello come una cloaca dove versare escrementi, piazzare rifiuti. Oggi che non è più possibile assumere, dove è stato assunto l’inverosimile, si piazzano i rifiuti della politica con la scusa di un curriculum che farebbe ridere se non fosse una cosa seria.  Di quello che avrebbe dovuto e potuto essere un luogo dove creare  promuovere cultura, sviluppare occasioni di rilancio per il territorio e offrire speranza per i giovani migliori, o per famiglie in difficoltà, si è fatto un cesso dove si litiga, ci si infama , dove uno sputtana l’altro, dove si pensa solo al misero tornaconto personale, in nome e per conto della propria ingordigia, per dare forza solo alla  propria voglia di rivalsa di una vita fallita. Da gioiello prezioso a luogo infame utile soloper accontentare l’amico, che altrimenti sarebbe un reietto buono solo a leccare. Ovviamente soggiacendo in ginocchio all’ordine dei caporali camorristi .  Evidentemente titolo di merito per il curriculum.

Leo Nodari