Ma alla fine chi se ne frega del virus . Ci sarà il 3 a 0 per la Juve o una semplice Asl che tutela la salute pubblica minaccia i miei sabato sera ? Ma siamo impazziti. E’ ovvio che il calcio viene prima di 10 napoletani infettati. Dite la verità davanti alle prime pagine che straparlavano di questa partita non vi è scattato il “vaffa” ? Purtroppo non a tutti. Anche per questo direi che siamo nel momento più buio della notte, non nel senso che le cose vadano malissimo, ma nel senso che massima è l’incertezza interpretativa sui pochissimi dati che “Lor Signori” (mi permetto di evocare l’indimenticabile Fortebraccio) hanno la benevolenza di comunicare a noi umili sudditi. Noi vorremmo sapere come stanno andando le cose in questo momento, mentre i dati dei nuovi contagi ci dicono soltanto che, per la piccola porzione di realtà che le autorità sanitarie sono in grado di monitorare, le cose stanno nettamente peggiorando. L’andamento del numero di persone sottoposte a tampone mi rende poco incline all’ottimismo. Nonostante le autorità nazionali abbiano finalmente compreso che è stato un grave errore fare pochi tamponi, e che occorrerebbe farne molti di più, la maggior parte delle Regioni tra cui l’Abruzzo sta riducendo il numero di tamponi. Se ne facessero di più, anziché di meno, i dati del numero di contagiati sarebbero ancora più inquietanti. E io non mi ritroverei ad essere fra i pochi che, da tre settimane, segnalano il pericolo.Le Asl della nostra Regione avrebbero tutto l’interesse a fare tamponi a tappeto, per portare i contagi vicino a zero prima dell’autunno, dell’influenza, ma non fanno nulla, ne fanno pochi, pur di evitare di scoprire troppi nuovi casi. Ma forse la realtà è semplice: in questa fase nessun governante, nazionale o locale, può permettersi di dire la verità sulcontagio, perché ogni segnale di allarme danneggia l’economia.Si parla e straparla continuamente di nuovo tipo di sviluppo, di green deal, di cambiamenti nello stile di vita, e non siamo in grado di accettare una limitazione temporanea di uno dei fattori fondamentali di diffusione e amplificazione dell’epidemia?Possibile che non capiamo che questa è una pandemia ?Le cifre ufficiali indicano che negli ultimi giorni i nuovi contagi sono circa 2500/3000 , ma è noto che il numero di contagiati effettivo è un multiplo di quello ufficiale. Non arrivo a pensare, come Ilaria Capua, che il multiplo sia 100, mi limito a dire che potrebbe essere circa 20. Eppure oggi facendo un giro nel centro di Pescara ho visto che tutte, ma proprio tutte le persone incontrate avevano la mascherina e i negozianti intervenivano per chiedere alle persone di distanziarsi, là dove si affollassero troppo. Evidentemente non c’è bisogno di proclami ed ordini perché le persone siano rispettose del principio di cautela e di quello di precauzione. Perché il comportamento personale è determinato più dalla coscienza che dalle regole imposte. E la coscienza a sua volta non opera nel vuoto, ma sulla base dei messaggi che riceve. E non c’è dubbio che il messaggio fondamentale dopo la riapertura sia stato che il contagio e la malattia si stessero esaurendo. Oggi si torna indietro ma i giovani e soprattutto i più giovani fanno fatica e si ribellano. E’ nella natura. È comprensibile che chi non ha visto parenti, amici, vicini di casa colpiti e uccisi dal morbo, chi non ha temuto per i propri cari e anche per sé, non senta la stessa necessità di rispettare le regole anti Covid. Chi le rispetta non è affatto sicuro che funzionino, ma per esperienza applica il fondamentale principio precauzionale della prevenzione: nel dubbio mi comporto come se il rischio fosse grave e ciò che faccio servisse ad evitarlo. Le nuove regole che saranno applicate oggi dal Governo serviranno a poco se il principio di prudenza non passerà attraverso una consapevolezza che venga da giuste informazioni e scelte coerenti del sistema. Entrambe sono mancate e tutto il sistema politico e mediatico, ma anche quello scientifico, ne sono responsabili. Il ripetuto messaggio allarmistico che è passato ad ogni ora del giorno e della notte da parte di personaggetti in cerca di notorietà e gettoni di presenza, che sfornano libri manco fossimo ad un festival, non attechiscono presso la popolazione più giovane. Anzi. Stimolano la trasgressione. Come lo fanno i Sindaci sceriffi, i giornalisti sensazionalisti. Se ora il contagio riparte per mancanza di una generalizzazione e organizzazione delle precauzioni, non si può darne la colpa ai ragazzi e tanto meno alla“scuola”. Non sono tanto i negazionisti terrapiattisti e gli avanguardisti della mascherina ad aver causato la caduta di cautele degli assembramenti serali nelle piazze piuttosto che davanti alle scuole, che ora rischiamo di pagare. Quegli sciocchi non sarebbero in grado di influenzare nemmeno sé stessi se non ci fosse un contesto nel quale le loro stupidaggini vengono legittimate. E il contesto è stato quello di una ripresa nella quale tutti, governo, opposizione, politici e media hanno diffuso il messaggio che da tempo gli era chiesto dalla Confindustria e da tutto il mondo degli affari: basta con la malattia ora si lavora, si guadagna, si riprende. Questo messaggio non era seriamente contrastato dalle autorità scientifiche, ma era ipocritamente coperto da raccomandazioni a comportarsi bene. Raccomandazioni che avevano lo stesso valore di quelle rivolte ai giovani mentre di riaprivano le discoteche. Se queste vanno vuol dire che la malattia non c’è più e quindi l’indicazione di ballare a distanza è come quella delle mamme di una volta ai bambini che giocavano per strada: stai attento a non farti male.È il palazzo politico e scientifico che ha fallito nel comunicare come era cambiata la vita dopo la pandemia, è il sistema che non ha ancora imparato a organizzarsi in modo da non oscillare tra allarmismo e trascuratezza. E allora le persone agiscono sulla base di ciò che hanno vissuto, con la mascherina generalizzata, ma non ovunque. E in quel “non” ora si sta diffondendo il contagio.
Leo Nodari