Gli sciacalli non si fermano davanti a nulla. Ieri in provincia di Teramo sono stati segnalati casi di telefonate a casa di persone che tentavano di intrufolarsi nelle abitazioni private con la scusa di eseguire un tampone. Allo stato attuale i tamponi vengono eseguiti solo su segnalazione spontanea del diretto interessato o comunque coordinati dalle strutture sanitarie locali, dunque conviene non fidarsi di qualcuno che suona al citofono o che telefona avvisando di un imminente arrivo del sedicente personale sanitario. Intanto le cose, e gli stati d’animo, cambiano velocemente Solo 15 giorni. Sono passati solo 15 giorni ma siamo in un'altra epoca. 15 giorni fa una nota pediatra teramana dopo il triage telefonico aveva detto ai genitori che la loro bimba, come previsto da protocollo ministeriale, doveva essere sottoposta a tampone. Apriti cielo e sprofondati terra. Fu aggredita verbalmente con l’accusa di fare del terrorismo, fino a divenire caso nazionale. Oggi non è più così. C’è la corsa insensata al tampone, solo che le strutture non ce la fanno. Ieri 68 nuovi casi, 22 in Provincia di Teramo, ma solo 200 tamponi effettuati. Troppo troppotroppo pochi. Maledettamente pochi. Sembra che ci sia un elenco con 400 persone in attesa. Eppure a Teramo abbiamo una eccellenza. Comeabbiamo già scritto alcuni mesi fa per far fronte all’elevata richiesta di analisi di laboratorio, anche tenuto conto della necessaria rapidità nelle risposte, fondamentale per mettere in atto tutte le misure di contenimento della diffusione del virus, il Ministero della Salute all’ingresso dell’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” (IZSAM) nella rete COVID19 della Regione Abruzzo. Diventando uno dei punti di riferimento per l’intero territorio regionale nell’analisi dei tamponi faringei per la ricerca del coronavirus arrivando a coprire il 65% dei tamponi effettuati. Ottimo. Ma ora non basta. A fare da collo di bottiglia, in particolare, non è tanto la disponibilità dei bastoncini (device molto semplici e non particolarmente hi-tech, dal valore di 1 euro l’uno) ma laportata massima di tamponi faringei che ciascun laboratorio può analizzare, oltre al numero stesso di laboratori attrezzati.Caccia al tampone. Caccia al vaccino anti influenzale. L’arroganza di alcuni medici che vogliono scegliere quando e dove fare il vaccino terrorizzando le persone più anziane. Il concreto rischio di carenza di posti letto dedicati alla cura dei ricoverati per Coronavirus negli ospedali. Tre flash dalle giornate della seconda ondata che non lasciano presagire niente di buono per le settimane che verranno e che, per questo, pongono molti interrogativi su come la regione Abruzzo si sia preparata, alla battaglia dell’autunno e dell’inverno sul fronte avanzato del ritorno della pandemia. Lasciamo perdere le distonie (per usare un eufemismo) che da qualche settimana registriamo tra virologi, che spesso si contraddicono tra loro nelle stesse ore, quando sarebbe provvidenziale avere una voce sola, univoca e netta. Lasciamo anche da parte lo scollamento, sempre più evidente, tra Regione che non ha ordinato sufficienti vaccini e realtà , e che appare procedere in ordine sparso più che nella prima fase.E però sui fondamentali sarebbe stato utile attrezzarsi per tempo e non farsi cogliere impreparati. E invece, per cominciare dai tamponi, siamo di fronte a situazioni emergenziali per una pratica che doveva e poteva essere organizzata con puntuale efficacia. Dalla asl mi si risponde che in alcune regioni, come il Lazio, si è costretti a stare in fila per ore per ottenere di essere testati. E vero.Il che non è propriamente una passeggiata di salute per persone con sintomi o per persone che temono di essere contagiate.Come è vero che in Africa si muore di fame. Che c’entra ? I dirigenti della Regione Abruzzo e della Asl di Teramo non farebbero bene a darsi una mossa per rimediare a ciò che non va ? Per mesi abbiamo ascoltato appelli e sollecitazioni a vaccinarci come arma ulteriore anti-Coronavirus. Peccato, però, che laRegione nonabbia provveduto ad acquistare i vaccini nelle quantità necessarie a soddisfare una richiesta che si poteva ipotizzare di massa fin da giugno scorso. E oggi manca poco per ritrovarci al mercato nero delle dosi.Insomma, il prevedere per provvedere non è stata la loro cifra dell’azione degli ultimi mesi. Di sicuro è stato molto meno complesso gestire la crisi a colpi di lockdown. Ma ora si daranno una mossa ?
Leo Nodari