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Papaleo

Visto che ci sono dei preti … oddio preti per modo di dire…piuttosto direi affaristi che usano la croce tipo Becciu… che parlano di impresa e soldi per avvicinarsi a chi poi gli da i contributi in nome di Dio,allora facciamo che ogni domenica della Chiesa  di Cristo in croce, Gesù dei poveri e degli oppressi, della Chiesa di Francesco indegnamente e umilmente, con il cuore se non con l’ingegno, ne parleremo nel “Ruggito”. Cominciando - su gentile richiesta del nostro lettore Roberto Centorame do Santos -  da “Fratelli tutti”.

A otto anni dalla sua elezione, papa Francesco scrive  “Fratelli tutti”, una nuova Enciclica, che rappresenta il punto di confluenza di ampia parte del suo magistero. La fratellanza è stata il primo tema al quale Francesco ha fatto riferimento dando inizio al suo Pontificato, quando ha chinato la testa davanti alla gente radunata in piazza San Pietro.  Non tutti hanno notato che il titolo è una citazione diretta dalle “Ammonizioni” di San Francesco: “Fratelli tutti”. E indica una fratellanza che si estende non solo agli esseri umani ma, subito, anche alla terra, in piena sintonia con l’altra Enciclica del Pontefice, la “Laudato si’ ““Fratelli tutti” declina insieme la fratellanza e l’amicizia sociale. Questo è il nucleo centrale del testo e del suo significato. Il realismo che attraversa le pagine stempera ogni vuoto romanticismo, sempre in agguato quando si parla di fratellanza. La fratellanza non è solamente un’emozione o un sentimento o un’idea – per quanto nobile – per Francesco, ma un dato di fatto . La fratellanza così intesa capovolge la logica dell’apocalisse oggi imperante; una logica che combatte contro il mondo perché crede che questo sia l’opposto di Dio, cioè idolo, e dunque da distruggere al più presto per accelerare la fine del tempo. Davanti al baratro dell’apocalisse, non ci sono più fratelli: solo apostati o “martiri” in corsa. Non siamo militanti, ma “Fratelli tutti”. La fratellanza non brucia il tempo né acceca gli animi. Invece occupa il tempo, richiede tempo. Quello del sano e franco litigio alla ricerca della verità e quello della riconciliazione. La fratellanza perde tempo. L’odio lo brucia. La fratellanza è ciò che consente agli eguali di essere persone diverse. L’odio elimina il diverso. La fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura. Il fondamentalismo lo annulla come in un videogame. Francesco ci dice che occorre riscoprire questa potente parola evangelica, ripresa nel motto della Rivoluzione Francese, ma che l’ordine postrivoluzionario ha poi abbandonato fino alla sua cancellazione dal lessico. E noi cattolicucci, tiepiducci, timiducci, vergognosucci, paganucci, l’abbiamo sostituita con quella più debole di “solidarietà”, In ”Fratelli tutti” Francesco scrive che : “Mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che consente agli eguali di essere persone diverse”. Il riconoscimento della fratellanza cambia la prospettiva, la capovolge e diventa un forte messaggio dal valore politico: tutti siamo fratelli, e quindi tutti siamo cittadini con uguali diritti e doveri, sotto la cui ombra tutti godono della giustizia.

“Fratelli tutti” si apre con l’evocazione di una fraternità aperta, che permette a ogni persona di essere riconosciuta, valorizzata e amata al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo dell’universo in cui è nata o dove vive.  Sin dalle prime battute si pone in rilievo come Francesco d’Assisi estendesse la fraternità non solamente agli esseri umani – e in particolare agli abbandonati, ai malati, agli scarti, agli ultimi, andando oltre le distanze di origine, nazionalità, colore o religione – ma anche al sole, al mare e al vento (cfr nn. 1-3). Lo sguardo è quindi globale, universale. E così lo è il respiro delle pagine di papa Francesco. Non poteva restare estranea, questa Enciclica, alla pandemia di Covid-19 scoppiata inaspettatamente. Al di là delle varie risposte date dai diversi Paesi – scrive il Papa –  è emersa l’incapacità di agire congiuntamente, nonostante possiamo vantarci di essere iperconnessi. Il Pontefice osserva il mondo e ha l’impressione generale che si stia sviluppando un vero e proprio scisma tra il singolo e la comunità umana (cfr n. 30). Un mondo che non ha imparato nulla dalle tragedie del Novecento, senza senso della storia (cfr n. 13). Sembra che ci sia un regresso: i conflitti, nazionalismi, il senso sociale smarrito (cfr. n. 11), e il bene comune sembra essere il meno comune dei beni. In questo mondo globalizzato siamo soli e prevale l’individuo sulla dimensione comunitaria dell’esistenza (cfr n. 12). Le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori, e sono favoriti i più forti. E così Francesco monta i tasselli del puzzle che illustra i drammi del nostro tempo. Il primo tassello riguarda la politica. In questo contesto drammatico, le grandi parole quali democrazia, libertà, giustizia, unità perdono la pienezza del loro significato, e risultano liquefatte la coscienza storica, il pensiero critico, la lotta per la giustizia e le vie dell’integrazione (cfr n. 14 e 110). Ed è durissimo il giudizio sulla politica come a volte oggi è ridotta: “La politica così non è più una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune, bensì solo ricette effimere di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace” (n. 15). Il secondo tassello è la cultura dello scarto. La politica ridotta a marketing favorisce lo scarto globale e della cultura del quale è frutto (cfr n. 19-20). Il quadro prosegue con l’inserimento di una riflessione sui diritti umani, il rispetto dei quali è un prerequisito per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese (cfr n. 22). Poi c’è il quinto tassello: i rischi che la stessa comunicazione oggi pone. Con la connessione digitale, si accorciano le distanze, ma si sviluppano atteggiamenti di chiusura e di intolleranza, che alimentano lo «spettacolo» messo in scena dai movimenti di odio. Nonostante le ombre dense descritte nelle pagine di questa Enciclica, Francesco intende fare eco a tanti percorsi di speranza, che ci parlano di una sete di pienezza, di un desiderio di toccare ciò che riempie il cuore e solleva lo spirito verso le grandi cose (cfr n. 54-55). Nel tentativo di cercare una luce, e prima di indicare alcune linee d’azione, Francesco propone di dedicare un capitolo alla parabola del Buon Samaritano (cfr nn. 63-68). L’ascolto della Parola di Dio è un passaggio fondamentale per giudicare evangelicamente il dramma del nostro tempo e trovare vie di uscita. Così il Buon Samaritano diventa un modello sociale e civile. L’inclusione o l’esclusione dei feriti sul ciglio della strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi. Il Santo Padre, infatti, non si ferma al livello delle scelte individuali, ma proietta queste due opzioni al livello delle politiche degli Stati. E tuttavia torna sempre al livello personale per timore che ci si senta deresponsabilizzati. Il pensiero va al testo di Evangelii gaudium  dove in alcuni passaggi si parla di una mistica del vivere insieme, del mescolarsi, di incontrarsi, di prendersi in braccio, di appoggiarsi e di portare un rapporto di fraternità a tutte le persone. Vedo un legame profondo, almeno considerando il titolo, con quel testo fondamentale e programmatico del suo pontificato. L’idea dell'essere uniti gli uni agli altri per il riconoscimento misterioso della presenza di Dio in ciascuno di noi. Lo vedo anche Laudato si'” : c’è l’idea dell’accompagnamento dell’umanità tutta, dell’amore matrimoniale, delle coppie ferite, l’accompagnamento degli esclusi, la preoccupazione per le ferite della terra. Insomma, l’idea della Chiesa che si occupa dell’umanità tutta. Credo che il Papa stia perseguendo un cammino. C’è un processo in atto di dialogo e costruzione di ponti, come lui ama dire perchè non c’è un’alternativa nel mondo in cui viviamo. Credo che “Fratelli tutti” continuerà in questo processo che è fatto, sì, di un magistero di scritti, ma è fatto anche da un magistero dei gesti di fraternità.

Leo Nodari