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LOCKDOWNLEO
Virus preistorici sono ancora tra noi. Solo il vaiolo è scomparso. Malattie di vecchia data come la malaria, tubercolosi, il morbillo e la lebbra sono presenti ancora oggi. Non in Italia, e per questo non ce ne accorgiamo. Il SARS-CoV-2 è un virus nuovo del quale stiamo conoscendo ora le caratteristiche di diffusione. Si attenua ma non muore con il caldo. Non scomparirà fino a quando non sarà messa a punto una campagna vaccinale globale. Il virus potrebbe sparire da alcune parti e continuare a prosperare in altre, trasformandosi in un patogeno epidemico che di tanto in tanto potrebbe tornare a fare capolino. Ovviamente ai cristianucci italiani basterà che scompaia nella propria città. Poi dei 9 milioni di malati in Brasile o India chissenefrega. Abbiamo imparato a nostre spese che il Covid-19 è un virus che non fa sconti a nessuno, soprattutto in quelle realtà territoriali che non hanno un sistema sanitario ben organizzato e pronto ad affrontare e contrastarne gli effetti. Alcuni esperti pensano che la COVID-19 possa diventare come un'influenza, ovvero presentarsi ciclicamente. La speranza dei virologi è che l'aggressività del virus si riduca col passare del tempo e la convivenza con l'ospite umano. Quindi dobbiamo imparare a conviverci. Ma soprattutto dobbiamo continuare a vivere. L'unica cosa che possiamo fare adesso è rispettare le disposizioni che aiutano a limitare la diffusione dei contagi, ovvero indossare la mascherina laddove richiesto, mantenere il distanziamento sociale, curare spesso e bene l'igiene delle mani con acqua e sapone o un gel idroalcolico e anche scaricare l'App Immuni, che può essere d'aiuto nel tracciamento dei contatti. Davanti al progressivo aumento dei contagi da Covid-19 registrati in Abruzzo, dopo il DPCM di ieri, in Regione ora si parla apertamente di un lockdown territoriale combinato con azioni intermedie . E’ lo scenario più probabile ? Secondo molti con questi numeri arriveremo a un inasprimento delle misure di contenimento molto prima di Natale. Il Presidente Marsilio si appresta a chiudere la Regione a partire dalla prima settimana di novembre se i dati che si registreranno non saranno pari alle attese. In Regione sanno che i numeri che stanno venendo fuori in Abruzzo sono un disastro. Nell’assessorato alla sanità si dice apertamente che bisogna abbassare la curva dei contagi, ma una volta ottenuto il risultato, bisogna essere in grado di mantenere la curva bassa. Questa è la vera sfida. Il potenziamento dello smart working e l’alleggerimento della didattica in presenza non convincono tutti. Del resto girando in città molti dicono che avrebbero preferito un nuovo lockdown.  Un inasprimento delle misure sarà necessario se quelle che sono state messe in campo non funzioneranno”. C’è un vero fossato tra chi ha una attività e vuole rimanere aperto a tutti i costi, e chi ha uno stipendio garantito e vuole tutelare solo la salute. Siamo messi male. Però nel complesso oggi siamo comunque messi meglio della primavera scorsa. In città abbiamo una gran quota di soggetti asintomatici, che sono meno contagiosi, ma comunque sono contagiosi. È ovvio che lavorando e spostandoci dei rischi ci sono, però dobbiamo garantire le attività economiche, la scuola e le altre attività essenziali. Va trovato un assetto intermedio. Tutti i commentatori politici dopo la relazione di Conte dicono che è solo rimandata a Natale. I giornali sostengono che governo e comitato tecnico vedono ormai come ineludibile una nuova serrata entro la fine dell’anno. Perché allora non anticiparla ? Ma è necessario un nuovo lockdown ? Secondo i commercianti teramani no, e comunque in caso di obbligata chiusura sarebbe meglio chiudere 4 settimane a novembre piuttosto che nei 10 giorni Natale/Epifania . Nel mio giro tra gli amici di Corso San Giorno e Cerulli i più sostengono che un nuovo lockdown sarebbe disastroso. Ma se proprio necessario sarebbe meglio stroncare sul nascere la nuova ondata di infezioni senza attendere che s’infranga sulle nostre vite? E così provare contemporaneamente a salvaguardare, dal punto di vista economico, i consumi e le attività di negozianti e ristoratori che proprio durante le feste natalizie registrano i loro maggiori guadagni? Meglio rinunciare ad  Halloween che al Natale. Tutti sono concordi nel sostenere che c’erano molte attenuanti, nella prima fase della pandemia, per governo e autorità sanitarie: chi aveva mai gestito qualcosa di simile prima? Dopo otto mesi gli alibi non ci sono più.. Nessun allarmismo. Ma non ci sono ragioni per essere ottimisti.  La pandemia non è più alle porte ma ormai inesorabilmente dentro la città, non si può più perdere tempo, è necessario dare una svolta, subito, non a parole e a proclami ma con fatti concreti. È il grido d’allarme che sale da Teramo. Il mondo del piccolo commercio e delle attività chiede al governo maggiore decisione. Bisogna intervenire subito, prima che sia troppo tardi. Questa incertezza uccide le piccole attività e quindi spegne le città. Quest’ultimo dpcm non è piaciuto: i cittadini nella prima fase della pandemia hanno giudicato il governo sulla base dell’impegno messo nell’arginare la catastrofe imprevista. Oggi lo giudicano soltanto sul risultato.
Leo Nodari