Nella canzone “Land of hope and dreams” scritta da Bruce Springsteen nel 1999, ed eseguita in tutti i concerti live con la E street band, (giugno 2022 a Roma e Milano) “Bruce the boss” racconta di un gruppo di amici su un treno che porta verso la speranza. Credono nella giustizia possibile e questo loro credo si rafforza stando uno accanto all’altro. Cantando uno un po’ più forte dell’altro. Sostituendo l’”io” con il noi”. E’ sempre fantastico a questo punto l’assolo di Steven “Little” Van Zandt che crea clima e commozione. Eccoli gli amici che si stringono l’uno all’altro nella fede che andranno lontano verso un futuro fatto di sogni e speranze. Non sanno di preciso dove, ma si promettono il meglio possibile, dandosi appuntamenti quando sarà possibile, per dare il meglio di loro, offrendo così il meglio di un gruppo. Che è essenzialmente umano. Fatto prima di amici, e poi tutto il resto. Su questo treno di Bruce “the boss” ci sono tutti, di tutte le specie, e tutti sono sicuri che quel treno non tradirà mai le loro speranze. Qualcuno oltre ad essere salito su lo ha messo in moto quel treno nel 1992, qualcuno è salito ma è sceso al volo perché cambiare l’”io” con il “noi” non è da tutti e non è per tutti. Molti salgono fanno un pezzo insieme e poi scendono per risalire l’anno dopo. Qualcuno non sale ma se serve è sempre li disponibile, pronto a spingere. Qualcun altro viaggia su altri temi, si occupano di natura, sociale, arte, politica, e va bene lo stesso. Qualcun altro non sale su quel treno e non gli interessa nessun treno, sta bene come sta, non vede, non sente, non parla. Tira a campare, guarda Maria e Barbara D’urso e questo sopravvivere grigio e triste lo confonde con la vita. Poi c’è un mondo attorno al treno fantastico. Tanta gente bella che ogni anno ci spalanca il sorriso. Che permette che un piccolo miracolo si compia ogni anno da 28 anni. E c’è il gruppo di amici sul treno che viaggiano insieme e sul quale puoi sempre contare. Nella sua hit Bruce Springsteen canta “delle speranza e dei sogni” e dice una cosa che mi piace molto “faremo quello che possiamo fare, porteremo quello che possiamo portare, e domani ci sarà il sole” e aggiunge “Dreams will not be thwarted, This Train Faith will be rewarded …. I sogni non saranno mai ostacolati , su questo treno la fede sarà premiata”.
Molti di noi hanno pensato, scritto e riscritto, sono andati e poi ancora, hanno parlato, invitato, aspettato e lavorato per organizzare al meglio questa manifestazione che da 28 anni inizia il giorno stesso in cui finisce la precedente. Ognuno di noi ci ha messo la faccia, incuranti delle difficolta, con la certezza di farcela. Ci siamo uniti per vedere ancora una volta su un palco, negli ultimi giorni di ottobre, i migliori testimoni possibili di quel mondo migliore al quale vogliamo dare il nostro piccolo contributo. Abbiamo lavorato insieme per un sogno accompagnato da una visione precisa, con un modo comune di fare che è fatto di trasparenza e condivisione, allegria ed emozioni, ricca di discussioni , ricercando le critiche, soprattutto quelle degli amici. Ora a distanza di un anno ci siamo guardati negli occhi ed eravamo ad un passo. Avremmo voluto fare un riassunto di questo tratto di viaggio dall’ottobre 2019 all’ottobre 2020.
L’imprevedibile non ci ha impedito di sperare, e siamo andati avanti insieme. Insieme ci siamo detti “Proviamoci” . Un vecchio proverbio africano recita “da soli si corre veloci, insieme si va più lontano” . E siamo andati lontano. Abbiamo scoperto e fatto nostre le tecnologie social e creato piattaforme per una “officina di legalità”. Abbiamo invitato gli studenti in streaming.
Ma ci siamo accorti che l’ansia e la paura per la situazione attuale - più che comprensibile – iniziavano a creare ostacoli anche se nessuno è venuto meno all’impegno preso. E abbiamo scelto di anteporre le ragioni della salute a quelle della manifestazione. La decisione finale non è stata presa unilateralmente. Ci siamo sentiti con il Prefetto di Pescara, con il Sindaco, con il Procuratore De Raho e con il Presidente del Premio Luigi Savina. E il responso è stato, per forza di cose, espressione di un confronto tra tutte queste parti. Mi dispiace. Devo dire che mi dispiace. Serve che lo dica ? Credo che ognuno di voi sappia che mi dispiace. Ma condivido che a questo punto rinviare (non annullare) sia la soluzione migliore. Lo so bene che molti ci hanno messo anima e cuore, lavorando giorno dopo giorno, immaginando quel palco tanto atteso dai premiati .
Seppur con grande dispiacere e a denti stretti il 25° Premio Borsellino è obbligato ad arrendersi dinanzi alle problematiche sanitarie causate dalla pandemia.
Un rinvio, deciso dopo l’ultimo DPCM del Governo, ma che arriva soprattutto a seguito degli aumenti dei contagi, per un’emergenza sanitaria delicata anche in Abruzzo. Una scelta sofferta . Ma necessaria. Non potevamo rischiare. Una decisione che ci è imposta dai tempi difficili. E dalle incertezze. Una scelta fatta con responsabilità da chi, come noi, prima di tutto è amante e rispettoso della vita e della salute di tutti. Certo c’è amarezza, ma anche consapevolezza che tutto quello che si poteva fare è stato fatto. Si, c’è tanto rammarico ma anche la coscienza che in questo momento così delicato, nel quale la pandemia morde ed è più cattiva, sta mostrando nuovamente il suo volto peggiore, si è costretti a fare un passo indietro. E la consapevolezza che questo rinvio, questo passo indietro, ci consentirà e aiuterà a farne tanti in avanti. Un abbraccio a tutti.
Leo Nodari