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Come è viva la città. Come è allegra la città. Ce lo cantava Giorgio Gaber. Nel lontanissimo 1969. Archeologia del miracolo economico? No, io credo di no.  La città post covid sarà diversa  ma resterà bella. Incarnerà sempre la nostra voglia  di stare insieme agli altri. Continuerà ad essere energia,vita, perché ciascuno di noi che ci viviamo, ci lavoriamo, l’amiamo, ci entriamo, ci passiamo, le regala la sua. Ma occorre che ognuno di noi  senta propria, fortemente propria, la sua città. Occorre che ognuno di noi nel suo piccolo, per quel che gli compete  pensalla sua città in funzione e a servizio di un miglioramento  della qualità della vita per ognuno e per tutti. Occorre che  ognuno si senta a casa all’interno della città che ci contiene e ci unisce. La nostra città  deve  essere vissuta come  luogo di memoria, segni, desideri; luogo della convivenza, degli scambi, crocevia nel quale si incontrano esperienze diverse. Luogo dove maturano idee, dove si possono individuare e tracciare percorsi per futuri nuovi stili di vita improntati  al rispetto dell’altro; al rispetto  del sua storia e della comunità tutta . Questo oggi non avviene .  

“Non se ne può più di questo traffico” grida la signora con il suv che va a portare e riprendere il figlio fin dentro l’aula della Noè lucidi.

“Questa città è sporca” esclama il signore che butta la busta dei rifiuti per strada a San Berardo.

“Basta con questa movida scatenata” scrive il giovane senza mascherina  mentre si scola la terza birra con gli amici in piazza Sant’Anna.

“Basta maltrattare gli animali” dice la signora impellicciata con il pastore tedesco a guinzaglio, uscendo dalla macelleria di San Nicolò con 7 chili di rostelle di  una tenera pecorella morbida morbida.

“Questi negozi non sono  forniti” si lamenta in corso San Giorgio il signore che compra anche le mutande su Amazon per risparmiare 2 euro. Chissenefrega se Amazon il gigante di Seattle nella vendita online  di Jeff Bezos , l’uomo più ricco del mondo - sfrutta i dipendenti e non paga in Italiale tasse sui guadagni. Intanto ho risparmiato 2 euro. Chissenefrega se Amazon è la morte delle nostre librerie e del commercio delle piccole città . Non è un problema mio se  ogni anno 2 miliardi di alberi vengono abbattuti per realizzare le scatole di Amazon. Non mi riguarda affatto se Amazon toglie posti di lavoro alle piccole imprese del commercio nel mio centro storico.  E’ tutto inutile, tutto perfettamente, sommamente inutile.Tutto il mondo oramai sta andando in quella direzione, cioè verso il gigantismo, la sparizione del piccolo, compresso tra l’automazione, internet che tutto fagocita senza regole e senza freni” afferma deciso l’impiegato statale, al calduccio nel suo ufficio, caffè a destra e quotidiano a sinistra che mi sta leggendo mentre dovrebbe lavorare. Perché poi, nel pomeriggio, pantofole e pigiama tutto il tempo è dedicato esclusivamente a Maria e Barbarella 

Ancora non tutti avvertono che l’emergenza sanitaria ha comportato l’adozione di misure restrittive che stanno causando uno shock economico generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge molte famiglie del nostro territorio creando una flessione delle disponibilità economiche. Anche nella nostra Provincia si sta paurosamente allargando la platea dei nuclei in difficoltà. Non soltanto i ristoranti, svuotati dall’effetto psicologico negativo determinato dall’impennata di nuovi casi, ma anche i bar, i locali di intrattenimento ma tuttle imprese collegate impossibilitate a lavorare a causa delle restrizioni sugli orari di apertura che hanno investito risorse proprio per rendere accoglienti e sicuri i nostri luoghi di lavoro, consapevoli dei sacrifici da fare. La nuova emergente povertà, e marginalità, genera una flessione della domanda a scapito di tutto il tessuto sociale. Noi, i cittadini, e non solo lo Stato siamo chiamati a dare una mano, ad intervenire. Ognuno come può. C’è il rischio concreto che numerose imprese chiudano mandando a casa tanti lavoratori, e gettando nel panico tante famiglie. Non possiamo restare a guardare senza fare nulla. Non possiamo lasciare gli imprenditori e i lavoratori da soli di fronte a questo momento drammatico per la categoria.
Così facendo si chiuderanno anche le città con meno luci, meno insegne, meno socialità e meno qualità della vita. Dobbiamo fare presto, servono risposte concrete e servono subito. Per questo io compro a Teramo: Per rafforzare l’economia locale; permantenere unita la comunità attraverso l’acquisto con la pratica del vicinato; perché una città viva e dinamica attrae investimenti; perfavorire il reinvestimento delle risorse sul territorio; per mantenerevive le realtà produttive già presenti.

Mi aspetto un sostegno vero dal Governo nazionale e dalle istituzioni locali. Ma anche ognuno di noi deve fare la propria parte. Non può venire tutto dal cielo. La città è nostra e la dobbiamo tutelare noi. 

IO  SONO NATO A TERAMO . VIVO A TERAMO. COMPRO A TERAMO

Leo Nodari