Maria Maddalena era innamorata di Gesù. E fu amata da Gesù. In quell'epoca, era molto raro per un ebreo maschio essere celibe, poiché il fatto poteva essere considerato come una trasgressione del primocomandamento divino“mitzyah”, "moltiplicati". E ciò era pressoché impensabile, nella tradizione ebraica per un “rabbi” o maestro, come Gesù è chiamato nei Vangeli. Tommaso d’Aquinoprima, Papa Francesco pochi anni fa,definirono Maria di Magdala, la Maddalena, “apostola degli apostoli?”. Purtroppo nel 596 un Papa blasfemo, bigotto, ignorante e arrogante, come un Vescovo di mia conoscenza, volle che Maria fosse immaginata come una prostituta. Per paura che il popolo la immaginasse invece come sua sposa. Ma nel Vangelo questo non è scritto. Ed io credo al Vangelo. Non ai Vescovi o Cardinali, ma non solo loro, che si vendono per 10 denari. Attorno all’anno 1000, da alcune tradizioni popolari,invece su confusa con Maria di Betania, sorella di Lazzaro, che in casa di un notabile fariseo, aveva bagnato i piedi di Gesù con le sue lacrime, e oli profumati, e li aveva asciugati coi suoi capelli sciolti. Ma la Maddalena non portava capelli sciolti. Sia come sia, Maria, del paese di Magdala,è una delle figure principali dei Vangeli, e la sua è una delle vicende di donna più intriganti della storia.Malata, guarita, seguace, apostola, amante, moglie. Sia come sia. E’presente in tutti i vangeli, sempre vicina a Gesù, èla testimone della morte. Significativamente, nel quarto vangelo, nella scandalosa assenza dei discepoli fuggiaschi, appare sotto la croce insieme alla madre di Gesù. È poi presente quando Giuseppe d’Arimatea depone il corpo di Gesù nel sepolcro, che viene chiuso con una pietra. Il terzo giorno dopo la morte, è a Lei che l’angelo dice “Non è qui”. A Lei viene annunciata la Pasqua. Nel cuore della notte. Lei non aspetta i chiarori dell'alba. Passato il sabato, va alla tomba.In lei c’è ildesiderio di stare vicino al corpo morto di Gesù. È Lei la donna torturata dall’“ardente assenza” cantata in modo appassionante da RainerRilke. C’è qualcosa di straordinario in questo amore persistente, al di là della morte, che induce Maria a cercarlo.Perché per lei Gesù significava tutto.Viveva per Gesù e grazie a Gesù. Il suo percorso fino al sepolcro ha un valore simbolico: Maria è la sua donna, rilegge tutta la sua vita con Gesù, con la nostalgia per ciò che è stato e non potrà più ritornare. Ma lo trova vuoto. “Non è qui”. E dov’è allora il corpo ? E così, disperandosi, piangendo, non si accorge delle parole che proferisce una figura seduta all’ingresso “Che cosa cerchi?” Per il dolore neppure sente la domanda “Che cosa cerchi?”Non si accorge che Gesù è li, davanti a Lei. “Mariám!”, la chiama per nome, e subito lei, “voltandosi” verso di lui, il Gesù risorto, è pronta a riconoscerlo e a dirgli: “Rabbunì, mio maestro!”. E cessa ogni sofferenza. Maria che lo ha visto morire crede al Cristo.Maria che lo ha visto nel sepolcro crede in Lui. Crede fermamente che lei sta vedendo il risorto, il vero Cristo. Le sente. E’ il cuore che lo riconosce. Tra le lacrime lo riconosce. Si, ècolui che amava; veramente era risuscitato dai morti colui che aveva visto morire . Maria sa riconoscere Gesù,vivo e presente. Sa riconoscere la Pasqua, la resurrezione, la vittoria sul male, la speranza che vince ogni disperazione.
Questa è l’ esperienza che, a ognuno di noi, può cambiare la vita, che qualche volta diviene deludente e buia. Cristo si manifesta in ognisofferenza, in ogni delusione: quando nel lavoro, nel matrimonio, nella salute ci troviamo a vivere un evento che ci fa del male.Per quanto ci impegniamo, solo con la nostra buona volontà, solo conil nostro amore, non riusciamo a superare un vero dolore. Lui è li , ma spesso non riusciamo a riconoscerlo. Piangiamo, ci disperiamo, urliamo, imprechiamo, ma non passa. Lui è li ma non riusciamo a riconoscerlo. Dopo una delusione, dopo un tradimento, dopo una ferita aperta, ci lamentiamo, ma non passa. Lui è li ma non riusciamo a riconoscerlo. Quando una malattia ci colpisce o ferisce un nostro caro, noi ci disperiamo, imprechiamo, ma non passa. Lui è li, ma presi dal nostro io, non riusciamo a riconoscerlo. Ci sentiamo persi, perché ci accorgiamo che non possiamo vincere il male, non riusciamo a sconfiggere le paure, non possiamo camminare sulla morte. Questo limite ci fa presente la nostra debolezza umana. Non siamo immortali neinvincibili. Il telefonino non ci protegge. La ricchezza non ci salva. La bellezza non ci mette al riparo. Gli amici potenti non ci difendono. Le menzogne non ci preservano. I falsi miti che idolatriamo non ci riparano. Solo Lui, la Verità, la Via, può dare senso alla nostra vita. ELui c’è, è li, ma non siamo pentiti, e non riusciamo a riconoscerlo. Riconoscere oggi Cristo, fidarsi di Lui, come fa la Maddalena davanti ad una sepolcro vuoto, significa ricevere la vita vera dentro di noi, vincere le morti “quotidiane”.
Per fare questa esperienza occorre seguire Cristo, fidarsi della Sua Parola.Cristo,oggi, ci chiede di non disperare, ma di confidare in Lui, perché ci aiuterà. Il Signore non ci lascerà nella paura del presente e del futuro, non lascerà senza risposta le nostre attese.Ma noi sappiamo abbassare la testa davanti a Lui ? Siamo pentiti per il male commesso ? Ancora oggi , da una parte Cristo cerca il suo popolo, ogni giorno,bussa alla nostra porta, con amore e pazienza, e dall’altra, noi non lo riconosciamo quando viene. Da qui nasce spontanea la domanda che ogni cristiano deve rivolgere a se stesso: sono capace di riconoscere Cristo il salvatore come seppe fare, subito, Maria, la donna del terzo giorno ? Sant’Agostino diceva una frase molto forte: “Ho paura di Gesù che passa!Ho paura di non riconoscerlo!”.Solo chi lo cerca, come Maria, saprà riconoscerlo.
Leo Nodari