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C’è un fatto ineludibile. Che vale a Teramo come ovunque. Che Gatti conosce bene. Una locuzione evangelica che lo tormenta da anni: “Nemo propheta in patria”. E’ una delle poche frasi riportata nei Vangeli dai 4 evangelisti e attribuita a Gesù (in vari tempi e contesti). Una persona di successo, da fastidio ai mediocri. Che sono la stragrande maggioranza. Non c’è niente da fare. E’ così . E sempre sarà così. Qualcuno ti censura, qualcuno ti infama, qualcuno ti odia. Le persone forti, carismatiche è vero che attirano simpatie e accendono passioni. Ma, è vero anche, che coalizzano l’invidia degli inginocchiati, di coloro che vivono servendo. E sono tanti. Paolo Gatti questo lo sa e lo vive da tempo. Ma questo volta dal cappello ha tirato fuori una bella tarantella e mi ha veramente sorpreso. Si, perché sapevo, e ho scritto più volte, che a comodo suo è parac…o assai. Ma stavolta mi ha sorpreso. “Ammiscando  picca, strocchiuli e cinnirazzu, fregandosene di chi dietro le spalle (come fanno i vili, su cui fa cassazione il nostro Dante….non ti curàr di lór)  diceva che si era tirato indietro da queste elezioni, questa volta mi ha sorpreso. E tiro giù il cappello.
Già nel giugno 2018 la lista di Paolo Gatti con 3.300 voti, il 10,09%, fu la prima del centro destra teramano. Ma la lista presentata quest’anno, d’appoggio a Carlo Antonetti, è molto più forte di quella di 5 anni fa. Non me l’aspettavo. Giù il cappello. 5 anni fa era lui l’uomo forte che metteva i voti nel sacco. Oggi lui è meno forte elettoralmente, ma dimostra di essere più maturo - deve aver capito che Robinson Crusoe le partite in politica non le vince - e ha messo su una squadra con almeno 6 over the top da 500 voti. Dunque avendo visto molte tra le altre liste, a poche ore dalla presentazione, sapendo bene delle difficoltà che molte stanno riscontrando per essere chiuse, posso già dire con certezza che anche quest’anno sarà di Paolo Gatti la lista più forte delle prossime elezioni amministrative. Una bella lista anche quella dei Fratelli d’Italia che ha un logo che tira ma meno “cavalli di razza”. Chi vuole scommettere una pizza io ci sto.
Per archiviare queste elezioni e passare direttamente a giugno la domanda a questo punto è Cristina Marroni prenderà il 7% ? Le liste di Forza Italia, Lega, AmoTe arriveranno al 15% ? Se così sarà Carlo Antonetti sarà il prossimo sindaco. E i posti promessi da Gianguido il censore censuratore rimarranno nel cassetto.
Certo un bel colpo per l’avvocato Carlo Antonetti che si vive la sua campagna elettorale con una coinvolgente allegria, mentre il suo avversario D’Alberto chiede la censura, stenta e arranca – forse anche per la rabbiosa acredine del suo portavoce Cipolletti - che conosco da trent’anni e che del resto certo non ha mai brillato per simpatia e rispetto delle altrui opinioni. 
Certo il sindaco può contare sulle promesse dei “faremo” e sui fondi pubblici – cioè i nostri - per le feste in piazza, sulle quali nessuno continuerà a rispondere così come su altre iniziative che da pubbliche sono diventate private, nonostante la stampa censurata abbia chiesto e continui a chiederne la divulgazione per una semplice ed elementare questione di trasparenza nella gestione amministrativa. Ma tant’è. 
Fino a quando la Procura non chiederà, probabilmente non avremo le risposte alle domande che poniamo e non vorrei… non voglio credere a quello che mi dicono, sarebbe allucinante, se tra pochi giorni dovessimo scoprire – ma non ci voglio credere ripeto – che nelle liste dalbertiane si candida qualcuno di quelli che quegli eventi li ha gestiti e organizzati. Ma questo lo vedremo insieme.
Intanto gira voce in città che una parte del PD – che nelle ultime elezioni collezionò un buon 8,00% – avrebbe tirato i remi in barca visto il grave sgarbo che è stato fatto alla Di Padova e per le promesse che il sindaco D’Alberto avrebbe fatto extra busta a Maurizio “missing” Verna e a Mauro “il suggeritore” candidati extra Pd nelle prossime elezioni regionali. Ma certo, è vero, lo sappiamo bene quanto valgono le promesse dalbertiane, almeno quanto gli annunci. Ma nelle città dipinta di blu dove parcheggiare costa più che a Milano, il doppio di Roma, il quadruplo di Ascoli; nella città dove il centro storico è una cloaca fatta di buche con strada; nella città dove le promesse sono rimaste promesse tipo le telecamere e i punti ricarica delle auto elettriche; nella città dove sui conti nessuno risponde; nella città delle stratosferiche presenze al Castello dove gireranno il film “Le balle spaziali 2 e 3”, con gli aperitivi bevuti dai soliti noti ma pagati  da tutti noi, con le pozzanghere africane in viale Crucioli, gli ammortizzatori rotti su via San Marino, mentre non si placano i servizi fotografici da Donna moderna…. la notizia più clamorosa del giorno è che nella lista di Paolo Tancredi – che dalla mattina presto si aggira come un leone in gabbia per corso san Giorgio – potrebbe comparire lui, “revived”, un grande, un mito, l’indimenticato compagno pesciarolo, Giorgione “Guevara” D’Ignazio, che sfanculando i piddini giuliesi in cui ricompare Mastroshow come se niente fosse successo a Gigli, con il suo irresistibile “me lo hanno chiesto gli amici”, pronto con il suo aperitivo champagnino sparato al bar “Saten”, due risate come sa attrezzare lui, due mossette, è pronto a tornare a casa se solo Paolo gli aprisse le braccia. E gli altri candidati? Le truppe dei cammelloni cammellati? Bastava andare alla processione del Cristo morto per trovarli li. Ma non chiedetegli cosa festeggiavano, non saprebbero rispondere.

Leo Nodari