Piccoli comuni. Aree interne. Eterno problema. Infinita risorsa. Sono i comuni abruzzesi più periferici in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità), eppure distano pochiminuti daun “polo”, una città centro di servizi.Una parte rilevante della Regione Abruzzo è caratterizzata dai “piccoli” comuni, spesso dotati di considerevoli risorse ambientali e culturali. Eppure subiscono un processo di marginalizzazione che si autoalimenta, caratterizzato da riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta locale, calo della popolazione sotto la soglia critica, invecchiamento demografico, diminuzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio, degrado del patrimonio artistico e paesaggistico.
Che il rilancio delle aree interne del Paese possa e debba passare per la rivitalizzazione della nostra montagna, dei nostri bellissimi borghi e dei centri storici minori è un sillogismo che sconta un problema di fondo:la difficile elaborazione di politiche pubbliche capaci di coniugare le legittime aspettative di sviluppo socio-economico del territorio, con la salvaguardia della propria identità storicoculturale. L’estrema eterogeneità delle situazioni in cui versano i nostri piccoli comuni e le nostre montagne non agevola certo tale compito. Anche perché gli stessi sono affidati alla cura di amministrazioni diverse che operano con strumenti diversi - tanto generali, di pianificazione o programmazione, che individuali, che definiscono, non senza conflitti e possibili sovrapposizioni, le politiche di governo di un territorio che in molti casi è in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Il rilancio di questi centri minori, spesso di ridotte o ridottissime dimensioni, se si vogliono scongiurare fenomeni di abbandono e desertificazione, si declina quindi in termini di accessibilità e mobilità urbana, di adeguatezza e sufficienza delle dotazioni infrastrutturali (parcheggi, parchi e aree verdi, ecc.) e di servizi, tanto pubblici che privati (compresi quelli culturali e di intrattenimento), in sintonia con la valorizzazione dell’“immateriale valore identitario” che li contraddistingue, che è fatto di tipicità tradizionali locali (enogastronomiche, agro-alimentari e artigianali) come di tradizioni culturali (festival, rassegne, sagre, manifestazioni culturali laiche e religiose). In molti hanno scoperto che distanziamenti, qualità della vita, voglia di natura, si coniugano bene con il vivere nei piccolissimi mondi, spesso poco abitati, quasi sempre trascurati. Questa “scoperta” è proseguita ed è stata confermata con l’estate 2022 in particolare in Abruzzo. Tutto questo grazie anche a produzioni agricole di eccellenza, a una buona tradizione enogastronomica e ad una rete di agriturismi e piccoli alberghi di qualità.Nonostante ciò, tanti, troppi piccoli borghi sono sempre più a rischio estinzione. Ne sono consapevoli un po’ tutti e ad ogni livello istituzionale. Così per cercare di arrestare il progressivo spopolamento ed anzi incentivare in tutti i modi l’accoglienza vengono sviluppate idee e strategie tese ad arginare il fenomeno. Perché salvare la storia è quasi un dovere. In questa prospettiva è determinante la scelta operata dall’assessore regionale agli enti locali Pietro Quaresimale che ha dato il via libera al contributo finanziario teso ad incentivare la residenzialità nei piccoli comuni della regione. attraverso l’approvazione dell’avviso pubblico che permette agli interessati di presentare la propria candidatura per ottenere un contributo anche nel 2023 riservando risorse finanziare per 750 mila euro per l’attuazione della legge regionale contro lo spopolamento dei piccoli comuni.
Questo è un esempio di intervento, tra i più concreti per arginare il fenomeno dello spopolamento. L’avviso prevede, in particolare, l’erogazione di un contributo in favore del nucleo famigliare quale incentivo per aver spostato la residenza in uno dei comuni con una popolazione inferiore a 3000 abitanti. E’ il caso di sottolineare che nella legge è prevista anche un’altra misura, riportata nell’art. 2, che fa riferimento all’assegno di natalità che è stato già finanziato anche per il 2023. Solo qualche mese fa la Giunta regionale, su proposta dell’assessore Quaresimale, ha approvato l’elenco dei 176 comuni abruzzesi che sono destinatari delle misure incentivanti prevista dalla legge contro lo spopolamento demografico dei piccoli centri. Il trasferimento di residenza in uno di questi comuni dà diritto ad un incentivo pari a 2.500 euro annui per tre anni che è corrisposto ai nuclei famigliari entro 90 giorni dalla presentazione della domanda.
Questi investimenti diretti ad incentivare la residenzialità nei piccoli comuni della regione, come quelli destinati alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei piccoli centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttivedei piccoli comuni sono la scelta giusta e vincente per salvare queste preziose realtà del territorio abruzzese ed è giusto muoversi nella giusta direzione. Grazie all’intervento dell’assessore Pietro Quaresimale in tale contesto la Regione Abruzzo rilancia i piccoli comuni mediante interventi di sviluppo locale sostenibile, diretti ad invertire la tendenza allo spopolamento e all’abbandono. Quando una legge è buona va detto.
Leo Nodari