I ragazzi disabili che chiedono il loro spazio non sono “strumenti”
Per un giorno torno giornalista . Solo un giorno. Rubando tempo a cose (per me) più importanti. Lo faccio perché il minuscolo episodio detto del “campetto occupato” - che interessa l’opinione pubblica molto meno delle scarpe della Ferragni - mi ha colpito . Un bel po',
Certo non per prendere le parti sui social tra chi scrive che i novelli Ilaria Salis - che fanno la rivoluzione contendendo lo spazio ai topi dell’ex depuratore di Giulianova - andavano presi a calci in culo prima , e chi invece – e tra questi io- ritiene che con i giovani bisogna colloquiare. Essere pronti a capire. Spogliarsi delle convinzioni e impastarle con il presente che cambia. MA e SE rispettano le regole, e partendo da questo assunto che non può che essere alla base di ogni possibile e sempre auspicabile autentico colloquio. Non parlo e non parlerò mai con chi offende e minaccia un Sindaco con la forza del gruppo il che – vorrei dire a questi diciamo signori – ha davvero poco a che fare con “i giochi” “i sogni” blaterati e non vissuti, ed è davvero poco rivoluzionario libertario e anarchico. Ma davvero poco.
Mi occupo di questa piccola vicenda certo non per chiedermi se dentro questi spazi venivano sistematicamente compiuti atti illegali. Si dice. Io non lo so. Si dice. Spero di no. Ad accertarlo ci penseranno le forze dell’ordine. Non sono interessato a filosofeggiare su chi ha ragione tra chi occupa una proprietà altrui che di sociale non ha proprio niente e chi, come l’avvocato Giulia Palestini con coraggio e con passione (che magari metà ce l’avessero tutti i nostri amministratori) si è piazzata davanti alla proprietà che amministra (non sua) per chiedere una cosa semplicissima : tornare in possesso di uno spazio che io, noi, tutti i cittadini, lo Stato, abbiamo affidato all'Istituto educativo Castorani dell'Asp 2 TE per farne uno spazio per i ragazzi disabili di Rurabilandia (modello italiano di inclusione a giugno invitati all’ONU per la Conferenza Mondiale sui diritti delle persone con disabilità). E quanto lavoro ci sia dietro lo sa solo chi lo fa . No di certo chi la parola “sociale” la traduce in “i fatti miei”.
E su questo chiedo una riflessione e, per un giorno e solo per oggi, torno a fare il giornalista. Perché ritengo che nella confusione sia stato messo da parte un concetto, sia sfuggito un particolare sostanziale. Gravissimo. Il più grave. Più grave della occupazione facilmente risolta. Non solo è inaccettabile, e sarà sempre inaccettabile, che una persona faccia violenza sul più debole. Non solo è inaccettabile, e sarà sempre inaccettabile, che una persona o un gruppo di persone (poche o tante è indifferente) occupi con violenza e chiuda con una catena, dunque con violenza, uno spazio altrui. Non è importante se – come in questo caso lo spazio è riqualificato da poco e destinato alla comunità che avrebbe potuto utilizzarlo legittimamente attraverso accordi con l’istituto. Ancora più intollerabile è quello striscione vergognoso, ignobile, dal vomitevole sapore razzista, che è stato esposto davanti a quel cancello che parla di “strumentalizzazione” per la presenza dei ragazzi disabili ad una manifestazione per la riacquisizione dei LORO GIUSTI DIRITTI.
Mi vergogno, e grido vergogna contro costoro. Benissimo ha fatto l’avvocato Giulia Palestini a portare con se i ragazzi di Rurabilandia, a rivendicare ciò che è loro, perché questo spazio E’ PER LORO E DUNQUE PER LA COMUNITA’. Ed è giusto e sacrosanto che loro partecipino, vivano, si interessino alle “loro” cose, alla vita, al mondo, a ciò che accade. Non mi sarei mai aspettato che nella città di Padre Serafino (con il quale ho lavorato più di qualche anno quando questa battaglia culturale era la più importante da vincere e la più importante per lui) fosse esposto uno striscione di tal fatta, così offensivo. Così violento. “Bambini strumentali”. Non credevo che in questi tempi a Giulianova, città capofila per anni delle battaglie culturali per l’inclusione, potesse ripresentarsi in maniera “subdola e nascosta”, l’idea della disabilità come “vita di minor valore” o “minore peso sociale” . Evidentemente è una visione che nel tempo che viviamo non è ancora del tutto sconfitta. Vorrei dire a questi , diciamo signori che le persone con disabilità, sono vittima di episodi di violenza, discriminazioni, pregiudizi e negazioni di diritti proprio perché c’è ancora chi pensa a loro come “strumenti”, utili solo per fare “strumentalizzazione”. Che vergogna.
Questo episodio decisamente minore rappresenta allora per me un’occasione imperdibile per ribadire con forza che non si può dare per scontato che alcune dinamiche razziste siano oggi scomparse. È allora è necessario ribadire il nostro appoggio all’avv Palestini, continuare a consolidare un profondo cambiamento culturale nell’approccio alla disabilità a partire dal rendere conosciuti, vivi, i paradigmi introdotti dalla Convenzione Onu sui diritti delle Persone con Disabilità e sensibilizzare le nuove generazioni, come è necessario continuare a parlare con chi tra i giovani vuole veramente impegnarsi nel sociale e nel mondo della cultura con animo civile e spirito democratico. Solo in presenza di una società civile, solidale e inclusiva, dove tali valori sono fortemente radicati e costantemente coltivati, si può sperare nei necessari anticorpi contro il razzismo in ogni sua forma. Contro antiche e nuove forme di odio e violenza verso altre persone a causa della loro diversità. In qualsiasi forma essa si manifesti. Forza Giulia, avanti con i tuoi ragazzi, prezioso dono per una comunità più civile.
LEO NODARI