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WeroQuesta sera Rai 1 ci regala Natale in casa Cupiello, la commedia "eduardiana" per eccellenza messa in scena da Vincenzo SalemmeEro bambino quando la vidi la prima volta. Fu una iniziazione al teatro. Quell’uomo che vive nel suo mondo di fantasia mentre nella sua casa si sta consumando la tragedia, mi ha sempre colpito. E mi stupisce tutt’ora il rapporto con questo figlio, Tommasino, che in famiglia chiamano Nennillo, impunito e ritardato. “Te piace ‘o presepio?”, la domanda che  Luca rivolge quasi con non chalance a suo figlio, all’interno di un discorso in cui si parla d’altro. E la risposta è sempre la stessa, con la stessa protervia: “Nun me piace!”Gli spettatori ridono da quasi 90 anni a questa battuta che se è possibile è diventata più famosa della commedia stessa.E giù a ridere. Io invece ci sto male perché penso al povero Luca, alla sua ingenuità innocente al suo rifugiarsi nel rito di quel povero presepe di cartapesta. Lo fa per se, ma lo fa anche per suo figlio Tommasino ma a lui non interessa. Elo fa anche per la moglie ma neppure a lei interessa.. A nessuno interessa il presepe di Luca in una pièce in cui la bellezza pare intrappolata, in una strana mescolanza di consolazione e disperazione. E piango ogni volta. 

Ci pensavo la notte delle vigilia mentre sullo schermo di Piazza San Pietro vedevo quel vecchio che sulla sedia a rotelle, debole, fragile provava ad alzarsi ma non ce la faceva, per aprire la porta santa. Un vecchio piegato e debole ma con una potenza esplosiva. Mi ha ricordato l’immagine potente della notte del marzo 2000 nella preghiera contro il covid. E’ lui. E’ ancora una volta lui, l’unico leader in grado di parlare al mondo. Francesco mi è sembrato direal mondo Vi piace Gesù” mentre aprendo la porta santa in mondovisione inchiodava alle responsabilità cristiani e cristianuccicattolici  tuttochiacchiere e distintivo, preti in pantofole e vescovi corrotti, e il popolo sordo e indifferente che lo ascolta in tv senza sentirlo e gli risponde “Nun me piace!”. 

E Francesco che insiste, “Haec porta Domini questo è il giubileo della speranza”,  “c’è speranza per tutti", “E' tempo di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle". Ai cristiani ha detto, “vi viene chiesto di essere pellegrini di luce nelle tenebre del mondo. E come se dicesse  che questo racconta Gesù indifeso che nasce nel presepe… “Ma vi piace ò presepe”. “La Chiesa è testimone di pace non osservatrice  dei conflitti” continua Jorge Maria Bergoglio, “la Chiesa è speranza non è quieto vivere” “La speranza -tema del Giubileo 2025- non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità”, dice il Papa nell’omelia. Lo abbiamo sentito o pensavamo al menù di Natale ?La Chiesa non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri”. Poi ha aggiunto che la speranza cristiana “esige da noi l’audacia” . E come se ci stesse dicendo  chequesto c’è nell’umile presepe… “Ma vi piace ò presepe”. 

Il presepe ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare - ha detto il Papa – per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per le persone sole, lo diventi per i malati, lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù. A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde di chi si sente  sconfitto, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Il Giubileo si apre – ha detto il Pontefice argentino – perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”. Ma è come se ci chiedesse se a noi piace questo Gesù bambino e questo presepe che lui ci presenta. Ma ho immaginato che mi stesse chiedendo se mi piace questo impegno che è tutto nel grande presepe della piazza che rappresenta  lasperanza che nasce, che richiede di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle abitudini e nella pigrizia perché la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre".Ma noi vogliamo essere pellegrini nel mondo e testimoni di pace ? Vogliamo entrare nel tempo della misericordia e del perdono ? Vogliamo entrare nel mistero di questo annuncio di grazia ? Vogliamo ritrovare la speranza perduta, rinnovarla dentro di noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo ? Francesco è stato chiaro, senza mediazioni, senza equivoci. Occorre muoversi “senza indugio”. La speranza non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità”. Il bambino che viene per salvare il mondo non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Lo ha detto il Papa . Il presepe ci chiede, direbbe Sant’Agostino, di” sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle. Siamo proprio sicuri che ce piace ò presepio ?

Leo Nodari