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 YobelAnche se in anno giubilare in pochi hanno sentito parlareo addirittura letto su antichi papiri dello yobel, il corno di capro che, al forte e deciso soffio umano, dava un suono essenziale quanto imponente a segnalare il compimento di sette anni, con l’invito al riposo per la terra e per le creature, invito a ricomporre giustizia e pace destinando nuovamente i beni a tutti. Al suono dello yobelisapientimagi partirono per seguire una stella che li portava verso Betlemme. Ma lo yobel erautilizzato nella tradizione ebraica anche per annunciare l’inizio di alcune feste sacre, e dall’anno 1000 (XI secolo) è alla base della parola “Giubileo”. Al suono di questo strumento sono collegati episodi salienti della storia della salvezza: dal sacrificio di Abramo alla promulgazione dei Dieci comandamenti. L’etimologia del termine “Giubileo” nasce molto prima del CristianesimoNella tradizione un corno di ariete – Shofar -veniva suonato per ricordare la fede di Abramo sul monte Moriah quando il Patriarca non si sottrasse al sacrificio del figlio Isacco. Un ariete impigliato con le corna in un cespuglio fu infatti il segno che Dio aveva gradito la sua obbedienza.Lo strumento è menzionato spesso nella Torah, nel Talmud e nella successiva letteratura rabbinica. Possiamo trovare lo Shofarche risuona nell’Antico Testamento: la legge di Mosè prevedeva infatti che ogni cinquant’anni fosse dichiarato un Anno Santo per restituire l’uguaglianza a tutti i figli di Israele - deriva da yobel, termine ebraico con cui veniva indicato il corno di capro il cui suono dichiarava l’inizio dell’Anno Santo. Durante questo anno veniva lasciata riposare la terra, gli schiavi erano liberati e i debiti venivano rimessi in quanto i creditori rinunciavano a riscuotere.Nell’Esodo  si legge che, solo quando suona il corno, allora i fedeli possono salire sul monte.  Possiamo dire che Yobel è strettamente collegato al suono che, fin nell'antichità remota, era il segnale ufficiale che diceva: in questo momento comincia una cosa. Ad esempio l'anno giubilare”.Yobel (traslitterato da Girolamo nel latino iubilaeum)dunque èil corno che dal secolo XI annuncia l’anno “della liberazione” dai debiti, dal peccato, dalla schiavitù iniziando dal pellegrinaggio armato della Crociata, che offriva perdono (eterno) a chi combatteva per Dio. Non è un grande inizio – diciamo così -  e continua con un sistema che ammetteva qualche eccezione dal secolo XIII di remissione gratuita e disarmata da ogni schiavitù. Onorio III concede infatti lindulgenza a Francesco per i pellegrini della Porziuncola (1216), fino a Celestino Vche la concede a chia Collemaggio e ottiene perdonanza” . Da quel momento il giubileo romano” diventa un conglomerato di affari e devozione a pagamento, trionfalismi da pagani e corruzionein ogni settore Ingredienti amalgamati da una partecipazione popolare straordinaria al punto che il ritmo giubilare verrà intensificato con giubilei ogni 25 anni.

Nell’anno 2025, anno giubilare per annunciare “la speranza” torna a risuonare fortemente anche lo yobelper annunciare un tempo straordinario di grazia dedicato alla riconciliazione e alla remissione di peccatiper tutti coloro che cercano, per tutti coloro che non si sentono mai arrivati. E percepiscono la chiamata del corno yobel. L’inquietudine che ci connota, l’ansia che cicirconda, l’infelicità che ci gira sempre attorno riferisce di una realtà che non ci realizza e non ci fa sentire appagati ,una realtà che il tempo e i luoghi, le persone e ogni traguardo pur apprezzabile non sono in grado di riempire di gioia. Occorre qualcuno e non qualcosa per renderci sereni e felici. Noi lo sentiamo. Sentiamo che ci manca una ragione vera di vita. Noi sentiamo che manca il “quid” che ci appaga. Ecco che per i pellegrini che cercano  risuona fortemente ancora una volta lo yobel, col Giubileo che ne ha preso il nome, e per far risplendere felice la stella a rischiarare la inquietudine umana, che muove i nostri passi, insegnandoci a sostare solo per riprendere la via verso il Volto appaganteappena nato a Betlemmeche ci attende. La porta santa che papa Francesco ha aperto da pochi giorni consentirà alla voce e alla luce di riaccendere proprio la speranza e a darle voce. In noi, prima di tutto.Consapevoli che c’era e c’è una Betlemme ingrata che non apre le porte ne al bambino ne all’umanità, e da allora e ancora oggi è il volto delle nostre chiusure personali e sociali. 

Leo Nodari