Conclusa la celebrazione della Santa Messa della Epifania del Signore, Papa Francesco si affacceràdal Palazzo Apostolicoper recitare l’Angelus con i pellegrini e parlerà dei Magi, venuti dall’oriente per adorare il Messia. Lo fa tutti gli anni. E’ importante. E conferisce alla festa dell’Epifania un respiro di universalità. Questo è uno dei segni del respiro della “Chiesa fuori”, la “Chiesa di Francesco”, la “Chiesa giubilare” che opera affinché tutti i popoli della terra possano incontrare il Bambino appena nato. Matteo nel suo Vangelo scrive che i Magi avvicinandosi a Gesù dicono: “Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2,2). Questi Magi erano uomini prestigiosi, di regioni lontane e culture diverse, e si erano incamminati verso la terra di Israele per adorare il re che era nato. Arrivano a Betlemme per portare oro incenso e mirra al Bambino, il simbolo stesso della condivisione, della prodigalità, della generosità che affratella, dell’altruismo che vince sull’egoismo. I Re non portano un semplice pensierino senza valore. Ma omaggi preziosissimi e costosissimi, oltre che in possesso di significati molto profondi.
L’oro di Melchiorre, infatti, simboleggia la regalità di Gesù.L’incenso di Gaspare è invece il segno della sua divinità. La mirra del re moro Baldassarre annuncia la morte e la resurrezione in quanto si tratta di una sostanza aromatica usata nell’antichità per mummificare i corpi dei sovrani. I tre doni dei Magi sono, dunque, la manifestazione della natura divina del Bambino,la cosiddetta Epifania che in greco significa appunto manifestazione.Per una serie di corruzioni dialettali l’Epifania nel tempo è diventata bifania, poi befania e infine befana. Cioè la vecchia volante che vien di notte e, nella tradizione italiana, ha sempre avuto il compito di portare regali ai bambini la notte del 6 gennaio.La Chiesa di Francesco ha visto nei Re Magi l’immagine dell’intera umanità che guarda al Bambino che è nato per la salvezza di tutti. Nella notte di Natale Gesù si è manifestato ai pastori, uomini umili, i primi a portare un po’ di calore in quella fredda grotta di Betlemme. Ora giungono i Magi, anch’essi attratti misteriosamente da quel Bambino. I pastori e i Magi sono molto diversi tra loro; una cosa però li accomuna: il cielo. I pastori di Betlemme accorsero subito a vedere Gesù non perché fossero particolarmente buoni, ma perché vegliavano di notte e, alzando gli occhi al cielo, videro un segno, ascoltarono il suo messaggio e lo seguirono. Così pure i Magi: scrutavano i cieli, videro una nuova stella, interpretarono il segno e si misero in cammino, da lontano. I pastori e i Magi ci insegnano che per incontrare Gesù è necessario saper alzare lo sguardo al cielo, non essere ripiegati su sé stessi, sul proprio egoismo, ma avere il cuore e la mente aperti all’orizzonte di Dio, che sempre ci sorprende, saper accogliere i suoi messaggi, e rispondere con prontezza e generosità. L’esperienza dei Magi ci esorta a non accontentarci della mediocrità, a non “vivacchiare”, ma a cercare il senso delle cose, a scrutare con passione il grande mistero della fede e saperci inginocchiare di fronte al Bambino della grotta. La Vergine Maria, che accolse i Magi a Betlemme, ci aiuti ad alzare lo sguardo da noi stessi, a lasciarci guidare dalla stella del Vangelo per incontrare Gesù, e a saperci abbassare per adorarlo. Così potremo portare agli altri un raggio della sua luce, e condividere con loro la gioia del cammino.
Buon cammino. Buon anno
Leo Nodari