Con un’ottima iniziativa la proloco di Cermignano ci ricorda che in questi giorni si celebra in tutto il mondo e si rinnova il culto di uno dei santi più amati d’Abruzzo, Sant’Antonio Abate. Una attenta ricerca riporta in luce i canti, i riti li cillittè, i balli, e i vini tipici locali, legati al culto del santo eremita protettore degli animali e dei contadini e la sua eterna lotta tra il bene e il male. In altro articolo parliamo del programma e domani racconterò la figura del santo e le ragioni per cui in tutto il mondo in questi giorni si richiamano i tratti fondamentali della devozione sviluppatasi nei secoli nei confronti del santo: gli animali e il canto, rigorosamente preparati e decorati a mano dalle donne del paese, secondo un’antica ricetta che si tramanda di generazione in generazione.
Ma quello che mi colpisce e intristisce della città che muore, è che anche in questa occasione si è persa l’occasione per dare vita e rinnovare le belle tradizioni teramane, che sono parte vitale delle nostre terre, forniscono un senso di identità e appartenenza che aiuta a modellare la nostra cultura e le nostre vite, che sono parte importante dello sviluppo di un forte senso di appartenenza. Ma veramente questa nostra Teramo è diventata preda degli ignoranti che celebrano le starlette, dei tossici che avvelenano le nostre piazze vuote e di qualche ubriacone idolatra dei d.j. pagati con i soldi dei cittadini inermi.
Possibile che la Teramo gianguidica abbia dimenticato che al centro delle tradizioni c'è un insieme condiviso di credenze, valori, costumi e rituali tramandati in generazione promemoria di chi siamo e della nostra connessione al passato. Possibile mai che gli affamati portaborse gianguidici non comprendano che valutando le tradizioni, onoriamo le persone vissute prima di noi e le lotte che hanno affrontato per migliorare la nostra vita.
Questa città che da spazio agli ubriaconi e cancella le radici culturali, la nostra eredità, le pratiche tradizionali così cancella la nostra identità e le preziose tradizioni che forniscono anche un senso di scopo e possono aiutarci a prendere decisioni sul nostro futuro riflettendo i nostri valori, credenze e costumi. Valutare le nostre tradizioni ci aiuta a rimanere fedele a chi siamo e ci ricorda l'importanza di preservare la nostra cultura per le generazioni future dando loro un senso di appartenenza e identità, ci forniscono una connessione con il nostro passato e ci aiutano a comprendere meglio il nostro posto nel mondo. In breve, sono essenziali per le nostre vite e per il modo in cui li viviamo fornendoci importanti lezioni e valori morali, insegnandoci il rispetto per gli altri, la lealtà, la responsabilità assicurandoci che la nostra cultura non svanisca nel tempo, mantenendo la nostra cultura viva e fiorente.
Mi chiedo come sia possibile che una amministrazione con comprenda quali siano i vantaggi anche economici di mantenere vive le tradizioni fornendo un senso di identità, continuità e comunità, preservando i valori e le pratiche condivise che sono unici per ciascun gruppo culturale, essenziali per ottenere una migliore comprensione della propria identità e delle identità di altre culture sviluppando un senso di orgoglio nella propria cultura. Nelle grandi città iperglobalizzate di oggi, può essere facile dimenticare l'importanza di valutare le tradizioni. Ma in regioni come l’Abruzzo è essenziale ricordare che tutte le culture hanno il loro modo unico di fare le cose e dovrebbero essere rispettate di conseguenza onorando le tradizioni, dimostrando il nostro apprezzamento per la loro cultura anche sostenendo le imprese e gli artigiani locali che le praticano. Ciò può aiutare a garantire che queste pratiche tradizionali siano conservate e tramandate di generazione in generazione. Passo importante della costruzione di un mondo più tollerante e inclusivo.
Leo Nodari