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DelpiccolopieC’è quella rabbia di vederti cambiare. E la fatica di doverlo accettare. Ci sono pagine di vita che non so dimenticare. E ancora un altro giorno insieme a te”.
Le parole di Simone Cristicchi le ho sentite ripetere alcuni giorni fa da un mio amico.Piergiuseppe Del Piccolo. Un amico da sempre. Un amico sempre gentile, sempre affettuoso, dai tempi delle elementari. Piu di 50anni scappati via veloci.Sono solo ricordi tanti momenti di vita passati insieme e volati via, Il nuoto, il karate, le ragazze, le moto, la stessa passione per i cani. Poi due vite diverse.Ma sempre amici. Tac, ti giri e sembra ieri .Invece è oggi e i capelli sono bianchi. Una persona perbene che da qualche tempo sta vivendo sulla sua pelle il problema del fine vita.Amare è anche questo. Parole delicate e profondecome lui, che mi hanno fatto rifletteresul tema della vecchiaia e della malattia. In poche parole, in un angolo di città, certo senza volere mi ha inchiodato addossola croce che si crea quando in una famiglia uno si ammala in forma graveIn questo caso una donna splendida e riservata che è tornata fragile e bisognosa di cure, evidenziando la bellezza e tutta la difficoltà dell’amore di chi si trova ad assistere una persona malata. Un tema difficile da affrontareCome lo è parlarne dopo avergli chiesto il permesso. lui ne parla con il massimo della sensibilitàPer farmi capire bene. E io ci provo anche se il buon De Andrè mi rammenta che il dolore degli altri è sempre un dolore a metà. Un tema profondo da affrontare. E semprecon delicatezza ascoltando il battito del cuore, riflettendo sul valore della vita, sulla responsabilità che ci si assume nei confronti delle persone amate. Attraverso parole semplici ma cariche di significato, senza retorica ne aloni di santità questo caro amicomi ha raccontato le difficoltà della vita con parole e immagini dolci e malinconiche dipingendo la sua attuale dinamica familiare che, pur dolorosa, appare di grande tenerezzaEnfatizzando così, con semplicità, il valore dell’amore che trascende la sua vita. E diventa così un inno all’amore incondizionato e alla bellezza della fragilità umana. Con lui che prende su di se la responsabilità di proteggere e accompagnarela sua compagna in questo nuovo stadio della vita , rinunciando alla sua vita per adattarsi alle difficoltà fisiche e cognitive. Provando a contrastare l’oblio della malattia. Trasmettendonell’accettazione tutta la sofferenza di chi vede soffrire la persona amata. Evidenziando la frustrazione “di doverlo accettare” e il dolore di chi non può fare nulla,ma anche la pazienza e l’amore incondizionato tutto in quel “ancora un altro giorno insieme a te”. In poche parole questo amico mi ha raccontato la vita in modo struggente e poetico, la delicatezza, la fragilità della vecchiaia e la bellezza di un legame. Penso a Papa Francesco in questa sua “nuova vita” e a quanto dolore lui stia provando nel non poter essere dentro la sua chiesa nei giorni più importanti per un cristiano che si avvicinano veloci. Ma lui comunque a Pasqua sarà in piazza San Pietro, ne sono sicuro. 

Avrei voluto che ad ascoltarlo ci fossero stati l’amico Paolo Gatti, il consigliere regionale che sta presiedendo la commissione del Consiglio Regionale che da qualche giorno analizza il progetto di legge di iniziativa popolare “Procedura per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio assistito”, e Marilena Rossi la consigliera regionale passionaria che della stessa commissione è componente, che ha vissuto una storia simile nella cura di un comune amico e da questa storia ha tratto quella forza speciale che trasmette nel fare la sua attività.Come qualcuno saprà quella sul fine vita è una legge bandiera” , dettata da furore ideologico laicista, gia  approvata tra mille contestazioni dalla Regione Toscana. Ed ora potrebbe essere approvata anche dall’Abruzzo entro giugno con accordo bipartisan. Anche se la commissione affari sociali del Senato nel contempo, seguendo le indicazioni della corte costituzionale, sta lavorando per tracciare le linee guida e per evitare che ogni regione si faccia una sua legge. Cautela è la parola d’ordine. Occorre cautela quando si è chiamati a decidere su temi così delicati che interrogano le coscienze. Sono due i temi cardine : il primo, che la vita è un diritto inviolabile e indisponibile, il secondo è l'eccezionalità del ricorso al suicidio assistito.Conditio sine qua non” occorre che venga ribadita la  assoluta contrarietà dello Stato, e dunque della Regione, al suicidio assistito ed eutanasia. Come ci insegna l’amico Pierluigi Del Piccolo la vita va difesa in tutto l’arco dell’esistenza, non solo alcuni momenti particolari.  Occorre una strenua difesa del diritto alla vita, soprattutto per i più deboli  per contrastare quella “cultura dello scarto” che si nasconde dietro la pretesa di autosufficienza delle donne e degli uomini di oggi.. La morte è purtroppo una dimensione della vita. È inevitabile. Certo, non dobbiamo mai accorciare la durata della vita, ma neppure ostinarci a voler ostacolare in ogni modo il suo corso. Siamo fragili. Ed ecco, allora, il perché dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Dobbiamo impegnarci molto di più di quel che normalmente si fa per accompagnare le persone nelle fasi finali della loro esistenza, sapendo che per noi credenti la morte non è l’ultima parola! Su questo avrebbe molto da dire il mio amico Piegiuseppe Del Piccolo. Sarebbe opportuno che la commissione fine vita della Regione lo ascoltasse.

Leo Nodari