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Podeca

A Teramo c’è un giovane che non ce la fa. Si sente così solo e abbandonato che sceglie di finirla nel vuoto. A Roseto tanti ragazzi fragili cadono nelle grinfie di bastardi maledetti che spacciano morte in ogni angolo.  A Giulianova c’è una giovane che si sfascia di vino per annegare il dolore. Dati sconvolgenti. Non solo le disumane immagini dall’ Ucraina. Non solo il terrore nazista a Gaza. Non solo la fame e povertà in Africa. Ora anche una devastante ecatombe in Myanmar, affascinante Paese nel sud est asiatico. Mentre ci prepariamo ai riti della Pasqua e si avvicina il giorno della croce che libera i peccati del mondo non possiamo non chiederci  perché Dio permette tutta questa sofferenza, questo sconfinato dolore, soprattutto degli innocenti, vero grande mistero della nostra vita. Ogni tentativo di spiegazione va fatto con timore e con rispetto. Qual è la causa della sofferenza? Da una parte c’è il limite della nostra natura umana, la fragilitàdell’uomo; dall’altra il peccato, che porta nel mondo ingiustizia. In ultima analisi tutto proviene da Dio, perché grazie a lui il mondo creato continua a esistere. Tuttavia, egli non vuole il male, la malattia, la morte, ma permette che ci siano per rispetto della nostra libertà.

Dio, però, non ci ha lasciati soli in balìa del male, ma ha mandato il suo Figlio per salvarci e dare un senso anche al dolore. Al di là di ogni spiegazione logica che possiamo escogitare, infatti, il cristianesimo, la croce èl’unica vera risposta al dramma della sofferenza. Noi crediamo, infatti, che Dio stesso, per mezzo del suo Figlio, condividendo la nostra natura umana, ha sperimentato il dolore, l’ingiustizia, la morte. Come leggiamo nel Vangelo di Giovanni, Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (3,16). In questo modo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si è unito alla passione di ogni essere umano, a tutti coloro che soffrono, sono malati, segnati da malattie. Ogni volta che vediamo un fratello o una sorella che soffre possiamo riconoscervi la presenza di Cristo e impegnarci per alleviare il suo dolore e curare le sue piaghe, come il buon samaritano della parabola.

Come scrive san Paolo ai Galati, Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me (2,20). Questa è infatti la volontà di Dio che Cristo ha accolto e messo in pratica: amare fino alla fine, accettando anche il calice della passione. In questo modo, però, la passione e morte di Cristo sono diventate segno dell’amore di Dio e la croce da patibolo si è tramutata in strumento di salvezza. Così anche le nostre sofferenze, il nostro dolore, acquistano un senso. Come afferma Giovanni Paolo II nella Salvifici dolorisCristo ha aperto la propria sofferenza redentiva ad ogni sofferenza dell’uomo.

Anche quando costa e ci inchioda alla croce.

Non è facile. Ovvio. Il mondo nel quale viviamo è un mondo dove la sofferenza è imperante a tutti i livelli. La sofferenza non guarda in faccia a nessuno, colpisce e affligge sia i giusti che gli ingiusti, sia i poveri che i ricchi, i grandi e i piccoli, i credenti e gli atei, nessuno è escluso e sono sempre troppe le vittime innocenti. La domanda che molti si pongono è: ma se esiste un Dio, perché permette tutto questo? Per molti mal si concilia la sofferenza con l’idea di un Dio giusto, buono, santo e per questa ragione tanti sono atei! Però è bene osservare che la Bibbia spiega bene che la sofferenza non era nei piani di Dio.Sono molte le domande alle quali dare una risposta, laddove c’è una risposta, anche perché non è sempre facile spiegare o giustificare la sofferenza che vediamo ogni giorno intorno a noi. Ma perché muoiono tanti innocenti sotto le bombe, per un terremoto, per un abuso, per violenza, per malnutrizione o per altro? Perché persone innocenti soffrono per azioni ed eventi che non possono controllare o prevedere?Alcuni si sentono così toccati dalla sofferenza altrui che dedicano gran parte del loro tempo, energie e finanze per opere di carità, con il desiderio di alleviare il male che imperversa nella vita di molti. Per quanto nobili possano essere questi interventi (ed è giusto che ci siano), non possono mai risolvere il problema della sofferenza, semmai possono solo alleviarlo. Paradossalmente la politica, gli economisti, i pensatori e filosofi hanno analizzato la questione, ma non sono mai riusciti a trovare una risposta adeguata. Senza la Parola di Dio non possiamo comprendere le ragioni della sofferenza e del perché tocca e affligge tutti. La Bibbia ci rivela che arriverà un tempo in cui la sofferenza, il dolore e la morte scompariranno completamente dall’universo e la vita abbondante (eterna) e felice, promessa da Gesù, farà la sua ricomparsa. Nella Bibbia abbiamo una splendida promessa: la fine di ogni sofferenza è prossima. Ne parleremo venerdi 11 aprile ore 18 a Giulianova. Tenetevi liberi.

Leo Nodari