Il campo di Tor Vergata è un grande segno di speranza per il mondo. E per ognuno di noi. E’ vero ci sono i bambini di Gaza affamati dalla follia nazista che non ha più limiti. E’ vero ci sono le donne ucraine che non hanno più lacrime. E’ vero c’è il continente africano inondato dalla povertà e abbandonato a se stesso. E’ vero ci sono sempre più anziani soli annientati dalla società che li ignora. E’ vero ci sono tanti ”diversi” allontanati dal mondo in cui tutto è apparenza. E poi c’è ogni giorno la tragedia quotidiana e anche una madre che uccide e fa a pezzi un figlio con l’accetta perché innamorata di sua moglie scappa via veloce e dimenticata dalla tragedia di domani.
Poi però il giubileo dei giovani mi sbatte in faccia violentemente un campo alla periferia di Roma allagato da un milione di giovani in festa, allegri, che cantano, ballano, pregano. E la visione dl mondo si riapre e assume contorni e colori nuovi, diversi. Contorni di speranza che mi dicono che non posso mai abituarmi a una sofferenza infinita. Non posso rassegnarmi ad unmondo che accetta come normale pensarsi l’uno contro l’altro o l’uno senza l’altro. Questa spianata di gioia, di allegria e di speranza mi dice che non posso accettare come normale una società l’uno sopra l’altro, gli uni contro gli altri. E così tutti - anche la Chiesa ancora orfana di Francesco - scopriamo che molti giovani ricercano una traccia profonda, vogliono e aspettano che qualcosa di profondo accada nella loro vita: cercano Dio. D’improvviso tutti noi, e la Chiesa in primis, ci accorgiamo che i giovani non sono tutti tiktok e smalto sulle unghia ma milioni di giovani sono attenti all’umanità e sono in cerca di qualcosa per cui valga la pena di vivere. Per molti di loro – che molti diocesi corrotte ridotte ad agenzie di marketing – la croce non è solo un simbolo di potere, ma una presenza reale che aiuta a capire che vita si realizza in dialogo con una presenza, quella di Gesù. Come aveva intuito nella sua santità Papa Francesco momenti come quelli del Giubileo sono momenti preziosi per i giovani che desiderano guardare la propria vita con occhi diversi cominciando la ricerca di ciò che Dio ha in mente per loro. Questo può avvenire in primis imparando a riconoscere sia le proprie debolezze e mancanze, ma anche e soprattutto i doni che si sono ricevuti, ringraziando per essi e mettendoli a frutto.
Una giornata come quella di oggi insegna che in questa ricerca è necessario saper ascoltare la voce di Gesù, nonostante il rumore della vita quotidiana possa coprire il suono delle parole con cui ci parla e ci chiama a conoscerlo per mettersi in ascolto. La speranza è che da questo ascolto possa nascere un intenso dialogo con Gesù che potrà aiutare a scoprire sé stessi.
E’ vero, come negarlo l’allontanarsi dei giovani dalla Chiesa nelle sue forme tradizionali, è un fenomeno in crescita sempre più rapida. Ma tutto questo non significa necessariamente distacco dalla fede o da un cammino di ricerca spirituale. Quello che gran parte della Chiesa ha capito – non quella dei Vescovi mangia e dormi che campano facendosi gli affaracci propri con la complicità mafiosa e diabolica dei compari collusi - la sfida principale per il cristianesimo ecclesiale di oggi è il cambiamento di rotta dalla religione. I giovani che, pure, hanno conosciuto e frequentato la Chiesa almeno nei percorsi dell’iniziazione cristiana e poi hanno preso altre strade, non hanno chiuso le porte per sempre. E dicono di sognare una Chiesa aperta, vicina, giovane, non autoreferenziale, mafiosa, collusa, capace di ascoltare, accogliere e affiancare la loro sete di spiritualità. È un ritratto problematico, affascinante, incandescente della realtà dei giovani che il Giubileo di oggi rilancia – ma anche un appello alla “conversione” della Chiesa, che proprio nei dialogo con i giovani, anche quelli che si sono allontanati, trova l’apertura a vie promettenti da percorrere . Una Chiesa che sappia riconoscere la voce di Dio nei giovani, capace di riflettere, convertirsi, riformarsi, e di offrire una proposta di fede, perché a tutti sia data la possibilità di una vita secondo il Vangelo. La giornata giubilare di oggi ci chiede di aprire il cuore e – ricordando Francesco – ci dice che “anche se non tutto è chiaro, anche se la strada a volte fa paura, Dio cammina con noi”.
Leo Nodari