Il Papa a fine anno lo ripete ancora una volta: “A 80 anni dalla fine della seconda Guerra mondiale, in un tempo sempre più dilaniato da conflitti violenti, leviamoinsieme, con forza, il nostro grido di pace”Per il 1 gennaio ci tornerà ancora per la “giornata mondiale per la pace” Ma ieri ha sentito il bisogno di rivolgersi al mondo intero con un discorso “alto” sui valori. L’epoca moderna ha cercato con grande tenacia un alfabeto della convivenza, un sistema universale di principi, valori e idee capace di garantire pace, diritti e concordia tra individui e popoli. Dall’Illuminismo in poi, il sogno di una ragione condivisa ha generato dichiarazioni, carte, costituzioni, cataloghi di diritti pensati come patrimonio universale dell’umanità. Tuttavia, la Storia testimonia che questo sforzo non ha generato i frutti attesi. Ma ora c’è di più. Ora il Papa agostiniano colto con il carisma educativo dice in moto netto che l’ambizione di definire una visione universalmente unificante del modello di società, ha finito per generare totalitarismi e integralismida un lato e dall’altro, relativismi, anarchismi e nichilismi. E dice proprio a fine anno chequesto progetto, ha provocato contraddizioni profonde. Mentre invoca l’inclusione, finisce spesso per cancellare le differenze. Mentre proclama il valore della pluralità, omogeneizza tutto al mainstream, alimentando il mito dell’indeterminatezza e della neutralizzazione delle identità. Fino a dissolvere gli archetipi insidiando e compromettendo la radice simbolica del genere, della memoria, della tradizione. Il collettivo – Stato, mercato, sistemi mediatici – tende a uniformare gusti, linguaggi, orizzonti simbolici, producendo un “noi” indistinto. È la morte della comunità. È il trionfo dell’aggregato che produce individui dal super io ipercentrato su sé stesso, ma al tempo stesso facilmente omologabili; esistenze formalmente libere, ma sostanzialmente allineate a un codice culturale dominante. L’accelerazione tecnologica, la digitalizzazione dell’esistenza e l’artificializzazione della società, tutto è al servizio di questo disegno dell’universalismo moderno privo di identità.
Ciò che deriva è sotto l’occhio di tutti. A inizio di nuovo anno forse di più.
Il Papa dice in sintesi che senza una identità basata sui valori è l’intero sistema universale a essere progressivamente entrato in tensione con sé stesso. Da un lato, chiede inclusione, riconoscimento delle differenze; dall’altro, sotto il segno del “non discriminare”, si finisce per delegittimare ciò che rende autentici. Sotto il segno dell’universalità “buonista” e radical chic, si combatte ogni identità . Sotto il mantodi una densa e pericolosissima nebbia che i padroni, soloni & accoliti vari chiamano “rispetto” , si censurano la storia, la cultura, la memoria, i simboli, il linguaggio. Lasciando credere che la via alla pace e alla concordiapossa avere origine dalla rimozione delle differenze storiche e simbolichefinendocosì per chiedere all’Uomo di diventare neutro, indeterminato, fluido intercambiabile, senza onore, fedeltà, identità fino a diventare di un “universalismo amorfo e relativo” .Compresa la Storia. Compresa la Verità. La distinzione tra identità, appartenenza, ministerialità, genere, missione Così chi chiede il rispetto della Croce diventa “divisivo”. Chi chiede il rispetto della famiglia è “patriarcale e irrispettoso” chi parla di rispetto delle regole viene tacciato di moralismo dal quotidiano senza forma.E’ la dittatura del relativismo. Se non esiste più una verità la convivenza diventa solo un fragile equilibrio di sensibilità e interessi. Questa dinamica si traduce in società amorfa e liquida. Dove conta solo il “tutto e subito” dove tutto è intermittente. Dove è inutile studiare, è inutile il rispetto, è inutile la cosa d’altri, la comunità, l’affetto, e le istituzioni tradizionali – famiglia, comunità religiose, appartenenze culturali – vengono relativizzate in nome della libertà individuale. In mancanza di alternative solide, il vuoto viene riempito da cocaina, alcool, lo sfascio, da dispositivi impersonalidonati dal commercio: mercato, tecnocrazia, piattaforme digitali. Questi nuovi “alfabeti comuni” si presentano come infrastrutture neutre ma, in realtà, orientano e manipolano attraverso algoritmi, mode, narrazioni globali che preformano (e performano) l’immaginario. L’individuo, proclamato sovrano, diventa, in realtà, schiavo. Continuamente interpellato a conformarsi a codici estetici, emotivi, linguistici che appiattiscono rendendo tutto conflittuale.È il dispotismo della indeterminatezza. Ognuno è illuso di essere. Ma, allo stesso tempo, tutto lo spinge, sostanzialmente, a non essere.
Questa è la vera breccia verso una sorta di panteismo cosmico, religioso, sociale, ecclesiale, civile, familiare. È allora che nel mondo si respira confusione, usurpazione, trasformazione, caos veritativo, morale, sociale, religioso, civile. Violenza. Guerra. Sfruttamento. Povertà. Fame.
Bene ha fatto Papa Leone a ricordare a fine anno che la precisa , intramontabile identità cristiana è autentica e universale nella misura in cui è vera, cioè capace di parlare al cuore di tutti senza rinnegare sé stessa. Senza scadere nelle intransigenze e nei massimalismi. Perché la verità – ogni vera verità – ama e accoglie. Si dona e genera vita. Sempre.
Leo Nodari

