Nel Vangelo secondo Matteo leggiamo che, subito dopo la nascita di Gesù, alcuni magi arrivarono a Gerusalemme chiedendo del re dei Giudei appena nato. Il re Erode, allarmato, ordinò l’uccisione di tutti i bambini maschi di Betlemme. Nella tradizione cristiana occidentale, le vittime trucidate sono diventate nel tempo il simbolo di tutte le vittime innocenti. Sono i “Santi Innocenti” che ricordiamo a fine anno. Sono i bambini di Betlemme. Del Sudan, Ucraina, Yemen, Pakistan, Congo, Nigeria, Ma questa festività richiama l’attenzione su tutti coloro che, come i bambini, non hanno voce per difendersi, e invita a riflettere sull’obbligo morale di proteggere gli innocenti, gli indifesi, i più deboli specialmente in un mondo dove la violenza e l’ingiustizia sono così diffuse. I “santi innocenti” sono tutte le vittime di violenza e abusi, sono tutte le donne costrette a fuggire dalle loro case, sfruttate da uomini senza scrupoli, uccise senza sapere il perché, come troppo spesso accade nelle città senza più anima, o durante i viaggi disperati nelle mani di canaglie senza scrupoli alla ricerca di una mondo migliore. La festa dei Santi innocenti martiri in tutto il mondo diventa così occasione per campagne di sensibilizzazione a favore dei diritti dei bambini e delle donne, e della lotta contro le violenze che ancora colpiscono i più vulnerabili in molte parti del mondo. Il ricordo dei Santi Innocenti invita tutti a impegnarsi per un mondo più giusto e protettivo verso i più deboli. Come scrive Papa Leone : “Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: in un silenzio assordante con la complicità degli indifferenti” . Quanta violenza nel mondo. Non possiamo tacere. Spetta a ognuno di noi impegnarci per elaborare una cultura che rimetta al centro i valori cristiani. Spetta a noi, e non ad altri, ritrovare il gusto del dialogo, del confronto, dell'agire insieme, per cogliere il senso e i valori non negoziabili del Dio bambino nato nella grotta che ci dice in modo netto “tertium non datur”. Da una parte ci sono i seguaci di Erode e gli amici del suo discepolo Sfera & Basta con le sue frasi sessiste che incitano all'odio e alla violenza verso le donne che tutto fa brodo per fare i soldi. Con loro i vescovi corrotti dal piccolo potere di periferia zitti & muti basta che ci sono i sodli: i cattolici pantofole e minestrino e i cristianucci timidi dagli occhi bassi morti che camminano con il sorriso spento da sempre; i parenti serpenti, i guardoni della storia, gli accomodati nei posti più caldi, i servi portaborse nel profondo, quelli della messa a Natale e stapposto per quest’anno; poi i più odiosi quelli sempre comodi che state bene voi, quelli che dicono “unità” bestemmiando e chiamano “solidarietà” una foto in una festa di cafoni arricchiti falsi e penosi da trattare come i mercanti del tempio; e con loro i “buoni” “mai con i deboli, mai colpevoli con buoni stomaci, con gli spari sempre sopra” e il culo sempre parato, insomma quelli amici a gettone degli amici di Erode il primo Sfera e Basta della storia con i suoi pensieri da inculcare ai giovani “Le donne mi piacciono museruola e collare. / Sono troie e le tratto male come un cane, / vogliono che le faccio male”.
Dall’altra parte i Magi, i primi pellegrini di speranza della storia cristiana, uomini tra mito, storia e leggenda che credono e seguono la "stella" della loro speranza, cioè incontrare il Bambino che nasce in una grotta. I Magi di ieri sono i “seekers” (cercatori di senso) di oggi, uomini giusti che nel silenzio della notte avanzano seguendo solo una luce, in silenzio negli interstizi della storia, cioè nella sua parte più profonda, lì dove non si finge, ma soprattutto avanza solo chi è disposto a sognare e non ha paura di entrare nel mistero. Da una parte c’è chi confonde il Natale con una discoteca ed è così triste da doversi “sfasciar” anche a Natale e chi sa che quando Dio nasce la vita può ricominciare anche dalle macerie, anche quando tutto sembra perduto. Da una parte c’è chi instilla odio nei giovani e dall’altra ci sono uomini disponibili ad interessarsi, a prestare attenzione alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, in cammino per la pace. In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente il Papa ci indica un cammino per avanzare verso un nuovo orizzonte di fraternità e di solidarietà. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci e non accontentiamoci degli sfera & basta, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per formare una comunità composta da donne e uomini che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri. Dio non verrà da lontano, ma è già qui: ogni volta che accogliamo la vita, l’altro, il mistero, Dio torna ad essere l’Emmanuele, il Dio con nel dolore, nel dubbio, nella notte, nella paura, nella carne, nella fatica, nella solitudine. Lui c’è e si avvicina senza far rumore.
Buon anno.
Leo Nodari

